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Ficarra e Picone a Taormina

Due giovani comici siciliani al Campus svoltosi al Palacongressi di Taormina.

di Orazio Leotta - lunedì 14 giugno 2010 - 6450 letture

Esilarante partecipazione dei due giovani comici siciliani al Campus svoltosi al Palacongressi di Taormina alla presenze di numerosi studenti di cinema e scienze delle comunicazioni.

Ficarra e Picone show Ci hanno raccontato dei loro esordi, di quando rubavano le battute a Gaspare e Zuzzurro, da essi stessi poi invitati a partecipare ad un spettacolo di Zelig, fino a dirimere la curiosità di una giornalista che chiedeva come mai, se sono critici nei confronti di Berlusconi, conducono in TV un programma sulle sue reti: “...ma se ha tutto in mano lui, per chi dobbiamo lavorare?”

Dopo averci confidato che per loro il top della comicità lo si trova in Totò (l’estro), Chaplin (la poesia) e Sellers (l’arguzia comica) non hanno mancato di tessere l’elogio di Massimo Troisi, ricordando alcune sue celebri battute, tipo quella che a Taormina non c’erano poveri e pertanto vi era una possibile discriminazione dei ricchi nei confronti dei poveri, ed altre tratte da “Pensavo fosse amore, invece era un calesse”.

Orazio Leotta (il nostro inviato) e Salvo Ficarra Hanno ritenuto ingenerosi gli accostamenti che molti fanno di loro due a Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, che considerano vere e proprie icone comiche, quasi da fumetto e hanno condiviso col pubblico presente in sala il doppio risvolto con cui hanno accolto l’ultimo responso delle urne con Berlusconi ancora vincente.

Da un lato onore a chi si riconferma, dall’altro cinque anni ancora di possibili battute. Non sono mancate le critiche ai politici leghisti che vanno in giro col fazzoletto verde e poi scherniscono l’unità d’Italia, nonché all’ilarità che suscita il calciomercato del Milan e del possibile scambio Oddo-Zebina (un morto in cambio della bara).

Hanno lodato la comicità di Scajola, inarrivabile, circa la sua affermazione con toni seri e scanditi, circa la volontà di citare in giudizio chi, a sua insaputa, aveva pagato il mutuo della sua casa vicino il Colosseo.

Un amaro commiato dai partecipanti: ci spiace pensare che se tra dieci anni dovessimo tornare per un nuovo Campus a Taormina, molti dei qui presenti potremmo ritrovarli, perché con questa crisi di lavoro che c’è.

E nel tessere le lodi anche di quello che considerano un loro maestro, ovvero Pino Caruso, si sono congedati tra applausi scroscianti e richieste di foto ed autografi, degni da vere star.


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