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Energia e geopolitica, qualche riflessione

L’energia sembra destinata a diventare un evento di disequilibrio nelle relazioni internazionali. Anzi, sull’energia (da intendersi non soltanto gas metano…) possono costruirsi “casus belli” da autentica emergenza planetaria. Una possibile Guerra Mondiale.

di Emanuele G. - martedì 13 marzo 2007 - 5032 letture

Ad Est, in Europa, un campanello di allarme è suonato. Un campanello che deve inquietare sul serio in quanto può minare il progetto per un’Europa realmente unita e, allo stesso tempo, depotenziare il nostro continente come attore principale del proscenio mondiale.

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energia

Mi riferisco agli eventi collegati all’approvvigionamento di gas metano verso l’Europa. Ad inizio 2006 le drammatiche trattative fra l’Ucraina e la Russia. Di recente, fra la Bielorussia e sempre la Russia. Le reazioni sono quelle attinenti alla classica “preoccupazione” di stampo diplomatico, ma nulla di più… Eppure alcuni dati inequivocabili emergono e che dovrebbero indurre all’attivazione di opportune politiche in materia energetica capaci di andare oltre alle solite “raccomandazioni”.

L’energia sembra destinata a diventare un evento di disequilibrio nelle relazioni internazionali. Anzi, sull’energia (da intendersi non soltanto gas metano…) possono costruirsi “casus belli” da autentica emergenza planetaria. Una possibile Guerra Mondiale non nasce da un ipotetico scontro di civiltà. Semmai lo scontro di civiltà altri non è che la ragione apparente. La vera causa è lo scontro sulla “governance” dell’energia. Lo scontro di civiltà e quanto ne segue appaiono, piuttosto, come meri effetti. Come mai il c.d. “scontro di civiltà” avviene proprio dove si estraggono le materie prime che servono per creare energia? Dunque, l’energia come sfondo per le relazioni internazionali da qui ai prossimi decenni. Un’ipotesi non del tutto priva di logica.

Da qui discende una conseguenza davvero preoccupante, ossia dell’uso dell’energia come strumento geopolitica. L’energia serve e può servire come “weapon” per strutturare le relazioni internazionali in funzione degli interessi strategici di un paese. Non c’è bisogno di scatenare una guerra (antiquato strumento), ma basta che si faccia pesare il fatto su chi possieda le materie prime. Così si sviluppano tutta una serie di ricatti, non tanto velati, che diventano variabili indipendenti nella strutturazione delle relazioni diplomatiche in vista di assetti di preminenza a livello regionale e/o planetario.

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europa

Su questa strada sembra incamminarsi la Russia di Putin che utilizza le sterminate risorse energetiche di quel paese per rivendicare un “ius prime noctis” per la “governance” delle strategie geopolitiche mondiali. La risorsa è il gas metano, lo strumento principe è quello stato dentro lo stato che si chiama Gazprom. Se durante l’Unione Sovietica il Kgb era un’entità a sé, nella Russia questo ruolo viene ricoperto dalla Gazprom. La Gazprom si muove come un’entità statale e ultra-statale senza apparenti limiti. Sembra che ci sia un “fil rouge” di collegamento fra Putin e il presidente di Gazprom Miller. Putin da le direttive e la Gazprom esegue. La politica estera russa sembra essere una variabile dipendente della Gazprom dove il Ministero degli Esteri russo gioca un ruolo di pura comparsata.

Questo scenario comporta rischi molto forti per l’Unione Europea perché la sua produzione di materie prime non le permette l’autosufficienza. Ciò comporta il fatto che l’Unione Europea non ha un’effettiva libertà di movimento. Chi ha materie prime è senza dubbio indipendente ed è in grado di sviluppare le sue politiche, la politica estera in particolar modo. Non è il caso dell’Europa. Se l’Europa vuole essere quello spazio di libertà, pace e progresso deve porre massima attenzione al rapporto fra materie prime, energia e libertà. Come ci può essere vera libertà se non si è autosufficienti per quanto concerne la dotazione di materie prime? Senza un’attenta valutazione di questa tematica strategica l’Europa potrebbe veder naufragare i propri obiettivi strategici. Non per nulla prima della firma del Trattato di Roma del 1957 si erano create la Ceca e l’Euratom. Si era capito allora che l’Europa avrebbe potuto avere un ampio respiro operativo ponendo al centro le tematiche delle materie prime e dell’energia.

Di recente l’Europa messa in allarme dal protagonismo della Gazprom ha deciso di sviluppare tutta una serie di azioni che hanno come punto di partenza il “Libro Verde” del marzo 2006. Infatti, sono state proposte alcune misure in modo da rendere la politica energetica europea più stringente e meno aleatoria. Queste misure sono:

1. La creazione di un mercato interno dell’energia;
2. Solidarietà e sicurezza dell’approvvigionamento di petrolio, gas ed elettricità;
3. Riduzione dell’emissione di gas serra;
4. Incrementare l’efficienza energetica;
5. Portare al 20% le quote delle fonti di energia rinnovabili;
6. Piano strategico per le tecnologie energetiche;
7. Riduzione delle emissioni di Co2;
8. Disposizioni relative all’energie nucleare;
9. L’adozione di una posizione unitaria a livello internazionale;
10. Istituzione di un “Ufficio dell’Osservatorio dell’Energia” in seno alla DG Energia e Trasporti.
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gas metano

Queste misure sono certamente apprezzabili in quanto vanno nella giusta direzione, tuttavia non sono sufficienti. Mi permetto di suggerire, quindi, alcuni ulteriori passi:

* Istituire una “Agenzia per l’Approvvigionamento Energetico Europeo” che operi a migliorare la dotazione di materie prime energetiche;
* Una maggiore collaborazione con le società europee operanti nelle attività estrattive e nella distribuzione;
* Prevedere la corresponsione alle società del settore se rendono l’Europa maggiormente indipendente contribuendo, oltremodo, a sviluppare tecniche estrattive e di distribuzioni eco-compatibili;
* Dotare l’Europa di una sua capacità giuridica di contrattazione a livello internazionale in riferimento alle questioni energetiche;
* Il Commissario con le deleghe alle politiche energetiche Andris Piebalgs deve avere le stesse attribuzioni straordinarie del Rappresentante per la politica estera europea Javier Solana.

Comprendo che alcune misure potranno sembrare non rispettose delle attribuzioni e competenze nazionali, ma la questione energetica è così decisiva per l’avvenire del vecchio continente da giustificare l’adozione di provvedimenti piuttosto chiari e determinanti. Migliorare la politica energetica europea è un nostro dovere per assicurare un’Europa capace di realizzare i propri obiettivi. Quando questo sarà realmente effettivo, allora sarà dato un contributo essenziale per un mondo più giusto ed equilibrato. L’Europa è un sogno possibile che necessita del costante impegno di tutti noi. Ma cosa succederebbe se non avessimo l’energia per costruire questo sogno?

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gazprom

Termino fornendo alcuni link riguardanti la politica energetica dell’Unione Europea:

* DG energia e trasporti: http://ec.europa.eu/dgs/energy_transport/index_it.html

* Sulla politica energetica dell’U.E.: http://ec.europa.eu/energy/index_it.html

* Programma di energia intelligente: http://ec.europa.eu/energy/intelligent/events/sew_en.htm

* Sito agenzia esecutiva per l’energia intelligente: http://europa.eu/agencies/executive_agencies/ieea/index_en.htm

* Ulteriori informazioni : http://europa.eu/pol/ener/index_it.htm


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