Coronavirus, USB: lo sciopero generale del 25 marzo resta, fino a convocazione del governo

La decisione del Governo sulla chiusura fino al 3 aprile delle attività produttive non essenziali scaturisce anche dalla determinazione di USB a proclamare, unici nel panorama sindacale italiano, lo sciopero generale per mercoledì 25 marzo, ma recepisce solo in parte la nostra dura richiesta di fermare la produzione.
A parere della maggiore confederazione di base del Paese, si è però ancora una volta operato col bilancino del farmacista, mentre la contabilità dei morti e dei contagiati non lascia scampo. Una decisione cerchiobottista utile soprattutto a togliere le castagne dal fuoco a sindacati inani e sottomessi e a una presidenza di Confindustria che fino a ieri si vantava di essere stata fattore di equilibrio nella stesura del Protocollo del 14 marzo e quindi del dpcm successivo.
Le imprese che dovrebbero rimanere aperte sono in massima parte concentrate proprio lì dove maggiore è l’incidenza del contagio.
Non è chiaro chi e con quali criteri si effettuerà il controllo su chi deve chiudere e chi rimanere a produrre, favorendo così confusione e scappatoie.
Non è chiaro quali ulteriori misure di salvaguardia del personale che resterà in servizio si intenda adottare per far sì che chi è obbligato a lavorare lo faccia con la massima sicurezza possibile.
Non ha profferto verbo, Conte, sulle tutele economiche di chi rimarrà a casa e sulle tutele di sicurezza di chi resterà al lavoro o ci è sempre rimasto, in particolare il personale della sanità e dei servizi essenziali.
Non si mette mano alle condizioni economiche di milioni di cittadini che non possono stare un altro minuto senza un sostanziale e vero sostegno economico, non si decide di procedere ad assunzioni stabili di personale sanitario ma ci si affida ad appelli a medici e infermieri ad andare in trincea per pochi mesi e per pochi soldi...
Per tutte queste ragioni USB ha inviato a Palazzo Chigi una richiesta di incontro urgentissimo, per sapere quali siano le reali intenzioni del Governo. Solo dopo decideremo se revocare o mantenere lo sciopero generale del 25.
L’Unione Sindacale di Base ha proclamato per mercoledì 25 marzo lo sciopero generale nazionale di 24 ore per tutte le categorie pubbliche e private. Di seguito la lettera inviata al governo.
Al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ed ai Ministri competenti
Chiudete le fabbriche e gli uffici, non c’è niente di più importante della salute
Abbiamo aspettato l’annuncio delle nuove misure restrittive con la speranza di ascoltare finalmente il blocco di tutte le attività produttive pubbliche e private, salvo quelle effettivamente irrinunciabili. Constatiamo invece la vostra ostinazione a tenere aperte le fabbriche e gli uffici. Una scelta incomprensibile di fronte al diffondersi del contagio soprattutto in quelle zone del paese dove più ampi sono gli insediamenti produttivi e dove, non a caso, si stanno registrando ancora oggi i tassi più alti di contagio e di vittime. Purtroppo il blocco di tante attività ed i ripetuti inviti a rimanere in casa già dal 9 marzo scorso costituiscono misure che comportano grandi sacrifici alla popolazione senza avere però quell’efficacia reale che solo il blocco delle attività produttive può dare.
Sono le fabbriche aperte e gli uffici funzionanti la causa prima che costringe tante persone, milioni, ogni giorno ad uscire di casa e ad avvicinare altre persone, trasmettendo il virus, aumentando i contagi e il numero delle vittime e dilatando così i tempi di fuoriuscita dall’emergenza. L’appello accorato che da giorni viene dal personale medico ed infermieristico, impegnato allo spasimo per soccorrere la popolazione, a rimanere in casa, viene eluso dalla scelta cieca e cinica di continuare a tenere in funzione le attività produttive.
A chiedere la chiusura sono in primo luogo i lavoratori, i tanti che hanno scioperato in questi giorni, esposti al rischio del contagio senza alcun motivo valido se non quello di far andare avanti gli affari. Lo hanno fatto correndo il rischio di ritorsioni da parte dei loro datori di lavoro ma convinti che non ci sia niente di più importante della salute e che la loro sicurezza corrisponda a quella dell’intera collettività.
Ma a chiedere la chiusura sono anche tanti amministratori locali, di fronte alla presa d’atto della fragilità della nostra struttura sanitaria pubblica, totalmente impreparata a sostenere una tale emergenza, anche perché colpita in questi anni da ripetuti tagli di personale e risorse, colpevolmente regionalizzata, privatizzata e sottoposta a progressive esternalizzazioni. Le carenze di posti letto, di personale e di strumenti sanitari sono tra i fattori che stanno aggravando le sofferenze e che rendono imprescindibile la scelta del blocco delle attività per evitare il definitivo collasso e l’impossibilità del soccorso per i malati.
Ad invitare alla chiusura è stata anche la delegazione di esperti proveniente dalla Cina, che ci sprona ad adottare misure analoghe a quelle prese nel loro paese e che hanno dimostrato una evidente efficacia.
Avete scelto di consentire alle richieste di Confindustria di non fermare la macchina economica, mettendo a repentaglio la vita di migliaia di persone. Vi assumete una responsabilità gravissima che non è sminuita dal fatto di avere tanti complici, tra i quali spiccano Cgil, Cisl e Uil.
E’ per questi motivi, di fronte alla scelta che insistete nel confermare, di esporre milioni di lavoratori e cittadini al rischio di contagio, che proclamiamo uno sciopero generale per mercoledì 25 marzo come atto estremo di protesta. Una protesta che coinvolge anche il personale sanitario, sia pure nella forma simbolica di pochi minuti, per sottolineare come il sacrificio di tanti di loro stia avvenendo in assenza della decisione più importante che solo il Governo può assumere, e cioè il blocco delle attività.
Unione Sindacale di Base
- Sciopero 25 marzo
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