Bavaglio stampa: un’altra schifezza. Ecco perché
Una legge-delega che affosserà ancora di più la libertà di stampa
Il governo, retto dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ha detto sì all’emendamento del deputato di Azione, Enrico Costa che autorizza il governo a vietare la pubblicazione integrale o per stralci delle ordinanze di custodia cautelare. A favore dell’ennesima porcata hanno votato in 160. Oltre ai partiti che compongono la maggioranza anche il partitino di Calenda e quello di Italia Viva. Contro, i 5 Stelle, Pd e Alleanza Verdi-Sinistra.
Dove non arrivano le querele temerarie per fermare le inchieste giornalistiche, il governo dà un aiutino ai potenti siano essi parlamentari o industriali, speculatori o evasori di tasse. L’articolo 21 della nostra Costituzione (una Carta che infastidisce, da sempre, i potenti) recita che «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili…». Una norma chiara, sembrerebbe. E in effetti, è molto chiara. Naturalmente ai potenti che ci sia una stampa “libera” non può andare bene, una stampa che continua a essere “il cane da guardia del potere” impedisce loro di poter fare le speculazioni, le malversazioni che vogliono. I cittadini è meglio non sappiano le magagne del potere. E allora, ecco che si mettono in campo tutta una serie di provvedimenti, di azioni affinché si possa scongiurare che l’opinione pubblica venga a conoscenza che in quella clinica si fanno operazioni senza motivo, oppure che l’assessore X, con i soldi di noi tutti, si è acquistata una casa da sogno. Non dobbiamo sapere che l’onorevole trescava con i mafiosi oppure che quell’appalto è stato vinto da un’impresa che, guarda caso, nell’ultima campagna elettorale ha finanziato un determinato politico e sempre quell’impresa per costruire quel determinato ponte ha utilizzato materiale scadente che spesso cede e si muore mentre ci passi sopra.
Come non far sapere tutto questo ai cittadini? Semplice, mettiamo il bavaglio a quei pochi giornalisti che hanno ancora la voglia e il coraggio di fare inchieste. Sempre che l’editore lo permetta. E qua bisogna dire che il potere (grazie ai partiti condiscendenti), è riuscito a incunearsi nelle proprietà dei giornali. Ormai i padroni di giornali e Tv hanno tutti interessi primari in altre settori dell’economia. E tutti tendono ad accaparrarsi testate giornalistiche televisive e radiofoniche. Così che il cosiddetto “editore puro” non esiste più nel nostro Paese. E questo è importante perché, sempre l’art. 21, a un certo punto così recita: «… La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica». Ovviamente non lo fa nessuno.
Ora, a tutto questo, si aggiunge un ulteriore bavaglio, quello che dicevamo all’inizio e cioè il divieto di pubblicare integralmente o per stralci le ordinanze di custodia cautelare. Bel colpo! Anzi. È il colpo di grazia della legge sulla stampa. Facciamo un caso molto semplice. Domattina apriamo il nostro quotidiano preferito e leggiamo una notizietta dove si dice che il signor Pinco Palla, assessore regionale (o comunale) o qualsiasi cosa altro, è stato arrestato. Per cosa? Perché? Cosa ha combinato? Boh! Non è dato sapere perché se passa la legge, noi lettori sapremo solo che il giudice ha disposto il fermo. In pratica, il giornalista anche se è venuto a conoscenza della motivazione dell’arresto, non può divulgarla. E i diritti dei lettori? Sì perché io ho dei diritti, in particolare ho il diritto a essere informato di quanto avviene. Se non ho più questo diritto mi si ledono, di fatto, alcune libertà e prima di tutto la possibilità di valutare l’operato di quel personaggio che è stato privato della libertà. È un diritto, il mio, codificato dalla Corte costituzionale sin dal 1994.
Inoltre con la legge-delega avremo illazioni di tutti i tipi. È stato arrestato Pinco Palla? Perché? Cosa ha fatto? Ha violentato una ragazzina, ha rubato, ha ammazzato il vicino di casa o l’amante della moglie? Non è dato sapere. Questo non sapere si tradurrà nelle illazioni dove tutti ci metteranno del loro. Altro che garanzie dell’imputato. Sarà già condannato prima del processo. Il nostro ordinamento presume la non colpevolezza sino al processo e immaginiamo che se andrà in vigore questa norma-bavaglio ci saranno tantissime denunce e appelli alla Corte europea dei diritti dell’uomo e non solo.
Che fare, dunque nei confronti dell’ennesimo restringimento, di fatto, delle libertà di questo governo? L’obiezione di coscienza è la via giusta. Ma per attuare questa via è necessaria una grande mobilitazione della categoria, una sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Dopo la concentrazione delle testate nelle mani di pochi, dopo l’avvento dei social, del giornalismo usa e getta fino ad arrivare all’intelligenza artificiale, ora il colpo di grazia al giornalismo serio lo darà questa legge-delega. Se oggi, nella classifica sulla libertà di stampa nel mondo, siamo al 41° posto (dietro a Macedonia, Argentina e Macedonia del Nord), non oso pensare come sarà dopo questo ennesimo bavaglio alla stampa.
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