Lei ha visitato recentemente il mio paese, la Tunisia. E
ha potuto
vedere quello che Le hanno consentito di vedere.
Ha reso omaggio alle "realizzazioni economiche, alle
conquiste sociali
realizzate in questi ultimi dieci anni..." e salutato
"la visione" dei
nostri dirigenti "fondata sui valori della democrazia,
della libertà e
dei diritti dell'uomo, di pluralismo sociale, di libertà
di scelta
individuali, di condizioni della donna e di rispetto delle
diversità". Questa Tunisia da cartolina che
Lei ha salutato, noi tunisini non la conosciamo affatto.
La nostra Tunisia ci sembra piuttosto una grande prigione
dalle invisibili
sbarre.
Questa settimana, con nostro grande sollievo, il pittore
Bouabana è
stato liberato. Era stato incarcerato per aver criticato,
durante una serata
privata, il Presidente della Repubblica. Ieri, uno studente
ha avuto il
cranio fracassato e altri due gambe e braccia fratturate
dalla milizia
del partito di governo, l'RCD, e dalla polizia universitaria
per aver osato
proteggere un'urna che doveva indicare gli eletti al consiglio
universitario di Monastir. (...) Io stessa a giugno sono
stata incarcerata per un mese e mezzo per aver denunciato
su un canale satellitare di Londra le torture praticate
sistematicamente sui detenuti politici. Sono ancora in attesa
di giudizio.
É così che l'Italia intende "...la libertà
e di diritti dell'uomo"? In
Tunisia non esiste alcun giornale libero e l'esercizio della
libertà di
associazione e di riunione è un crimine per il quale
si rischiano fino a
dieci anni di prigione. Il presidente del Movimento dei
Democratici
Socialisti, Mohamed Moada, sta scontando una pena a otto
anni di
prigione per aver criticato apertamente le scelte della
politica di Ben Alì. Le
nostre prigioni sono sovraffollate e quasi un migliaio di
prigionieri
politici marciscono in condizioni inumane da più
di dieci anni.
Lei ha giustamente sottolineato che "non avremo mai
stabilità e
sicurezza nel mondo fino a quando non avremo rifiutato al
terrorismo il diritto di cittadinanza nella comunità
delle nazioni". Ha riflettuto sul fatto che
nell 'aria geografica che produce il terrorismo islamico
non c'è una sola
democrazia? Che tutte le dittature del mondo arabo- islamico
sono o
erano gli alleati indiscussi dell'Occidente e si sono mantenute
al potere
asservendo i loro popoli grazie all'appoggio delle democrazie
occidentali? (...)
Signor Presidente Ciampi, io non sono sicura che il Mediterraneo
possa
unirci, come voi avete auspicato nella vostra dichiarazione,
fino a
quando i popoli della riva Nord continueranno a pensare
che la democrazia è un lusso per i popoli della riva
Sud.
Sihem Bensedrine è una giornalista
tunisina. Il suo giornale è stato
chiuso dal governo di Ben Alì. Oggi dirige una rivista
on line: www.kalimatunisie.com