Niente di pulito sotto il sole

Augusta e Priolo: sequestrati gli stadi. Erano discariche di rifiuti tossici. Grazie alla "generosità" dell’industria e alla compiacenza delle amministrazioni locali
Chissà perché si è atteso tanto tempo. Lo sapevano e lo sapevamo tutti. Anche la magistratura? Non dimentichiamo di essere in Italia, il “belpaese” (secondo l’interpretazione di quelli che al posto del cuore e del cervello hanno la calcolatrice e i numeri della carta di credito o quelli dei conti correnti all’estero). Il belpaese dove la legge dice: “Chi inquina paga”. Anzi, no! L’Italia, lo sanno tutti, è il paese dove “chi inquina non paga” perché finora paga (ed ha pagato) solo l’inquinato. Oltre il danno la beffa. Ormai ci siamo abituati.
L’elenco delle sostanze tossiche, cancerogene, ecc. è lunghissimo. Oggi, ad Augusta e nel territorio del triangolo della morte, è più facile - e più sbrigativo - dire quello che non c’è: perché c’è quasi tutto. Probabilmente un futuro premio nobel per la chimica, un giorno scoprirà l’ennesimo elemento da aggiungere alla tabella: ma si scoprirà che già anch’esso era presente ad Augusta, dove la chimica ha impiantato il suo più grande laboratorio a livello mondiale.
L’episodio dei rifiuti nei campi sportivi è solo la punta dell’iceberg. Quando nel 1988 esplose il caso dei rifiuti tossici italiani esportati in Libano, Romania, Turchia, Nigeria con il caso delle cosiddette “navi dei veleni” si diceva che Augusta, Priolo e Melilli producevano solo 66.000 tonnellate l’anno di rifiuti tossici nocivi, oggi eufemisticamente chiamati “pericolosi”.
Oggi sappiamo, per l’ammissione delle stesse aziende accettata dalle competenti autorità, che i rifiuti pericolosi prodotti dal petrolchimico di Augusta e dintorni sono “appena” 173.000 tonnellate anno, quasi una tonnellata a testa per tutta la popolazione di Siracusa, Augusta, Priolo, Melilli, neonati compresi.
E tutti sappiamo che gli impianti di trattamento presenti in zona non sono in grado di smaltire per intero questa mole di rifiuti, diventati oltre che pericolosi anche «invisibili». Se per trasportare questi rifiuti, usassero quei grossi fusti metallici - molto noti in zona -, se dessimo ai rifiuti peso specifico uno (quanto l’acqua) occorrerebbero circa mezzo milione di fusti. È come se davanti ad ogni casa di Siracusa, Augusta, Priolo e Melilli, ci fossero parcheggiati, anziché le automobili, tre fusti per abitante.
Tutto questo fa supporre che ad Augusta e dintorni operino dei “maghi” capaci di far sparire nel nulla tali rifiuti. Perché non chiedere, allora, l’intervento di tali maghi anche per i rifiuti solidi urbani, anziché costruire i termovalorizzatori? La decisione del Ministero di sequestrare gli stadi ora farà porre “una serie di serii” problemi: creare o trovare nuove discariche dove andare a collocare i rifiuti “da rimuovere”. “Da rimuovere”, perché non è detto che saranno rimossi pur conoscendone la pericolosità.
D’altronde, nel belpaese, dove il calcio è l’economia portante della nazione, e l’anestetico più efficace per far dimenticare i veri problemi, riusciranno i “bonificatori delle discariche”, magari inviati dal Ministero, ad evitare l’ira dei tifosi che dovranno stare a digiuno delle partite a tempo indeterminato? Catania, Messina, Firenze, Roma, Torino, Genova ci hanno insegnato che senza calcio non si può vivere: si può essere privati del lavoro e della salute, ma non si può essere privati dello spettacolo del calcio.
Di fronte ai tumulti di piazza, lo stato talvolta è capitolato: si sono fatte leggi ad hoc oppure sono state interpretate molto bonariamente quelle già esistenti. A dimostrazione che la legge non prende in considerazione solo i deboli e le loro ragioni. Probabilmente si andrà incontro al problema con qualche deroga legislativa, tanto la salute dei cittadini può sempre aspettare, a dispetto dell’art. 32 della costituzione che la considera prioritaria.
Da quaranta anni, ed anche più, la salute degli augustani aspetta l’intervento dello stato. Dal 30 novembre 1990, ad Augusta si aspetta ancora l’inizio del risanamento e della bonifica: Il calcio invece non può non deve aspettare.
Intanto ad Augusta il cancro, ogni giorno di più, “bonifica” la città dai suoi abitanti. Il segretario regionale della lega ambiente ha dichiarato, commentando la vicenda della chiusura dello stadio, che “gli inquinatori dovrebbero passarsi la mano sulla coscienza”. Ma l’hanno mai avuta? Permettetemi di avanzare una proposta per scoprire se l’abbiano mai avuta: considerato che a causa dell’inquinamento il nostro mare non è più balenabile, perché i signori che ce lo hanno inquinato non ci hanno costruito una serie di piscine lungo la costa? Di solito la “nostra” acqua fa un certo giro: dalla falda, all’industria e da qui al mare. Cosa sarebbe costato modificare il circolo: dalla falda alle piscine e dalle piscine all’industria e da qui al mare? Avremmo chiesto troppo! Troppo poco!
Seguiamo intanto gli sviluppi della vicenda. Chissà quali “sorprese archeologiche dell’era industriale” riserverà la nostra terra ai posteri.
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