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Messaggio di fine anno di Grillo: delirio senilcomico?

Il messaggio di fine anno di Grillo d’emblée riporta alla mente l’arraffazonata cialtroneria del boccaccesco fra Cipolla quando, ai contadini certaldesi...

di Azzurra - mercoledì 2 gennaio 2019 - 4076 letture

Il messaggio di fine anno di Grillo d’emblée riporta alla mente l’arraffazonata cialtroneria del boccaccesco fra Cipolla quando, ai contadini certaldesi, spergiurava di aver visto in Ierusalem l’intero dito dello Spirito santo, conservato in un’urna insieme al ciuffetto del serafino che apparve a San Francesco e ad una delle unghie dei Cherubini, per poi mostrare loro la piuma scomparsa dell’Agnolo Gabriello.

Di primo acchito, infatti nel discorso di Grillo è proprio il nulla della vuota parola del “vate” del M5S a colpire. Ma poi, ci chiediamo perché il comico decida di comparire con il solo volto senile in un tablet posto sul busto nudo di un culturista. E mentre lo sguardo si perde nella considerazione estetica della contraddizione, è l’improvvisazione del discorso ad emergere. “Non so cosa sto dicendo”, afferma il comico ad un certo punto. Il discorso di Grillo sembra una bella scatola vuota dell’esatta misura da contenere la sciatteria che ha dominato gli ultimi mesi della scena politica istituzionale italiana, tra ministri che non sanno cosa stanno facendo, che pensano di far pagare tasse sui profitti alle organizzazioni no profit, che fanno promesse e rilasciano dichiarazioni regolarmente disattese o smentite, che calpestano in libertà le istituzioni democratiche, con un arco tragicomico che va da una scarpa battuta sui fogli del commissario europeo, alla prona accettazione una manovra economica, scritta con l’aiuto dei tecnocrati europei ed imposta al parlamento senza discussione.

Ma è solo la trasandatezza politica di M5S e Lega che Grillo riflette nel suo discorso? Ai più avvertiti, le vicende politiche che stiamo vivendo in questi mesi assomigliano pericolosamente alla traiettoria involutiva vissuta dall’Italia prefascista. Meno noti, tuttavia, appaiono le similitudini culturali tra l’attuale regresso politico e l’instaurazione del ventennio fascista.

Certo, un elemento poco sottolineato dalla stampa è l’inquietante e provocatorio dualismo con cui un soggetto, che di fatto non ricopre alcuna carica politica istituzionale, manda un messaggio di fine anno agli italiani, in contemporanea con il messaggio di un Presidente della Repubblica. Il messaggio sotteso è il noto "non so se ben mi spiego, io me ne frego” del fatto che Mattarella stia parlando agli italiani.

Lo stesso arrangiamento del breve video ricalca elementi di quell’ideologia prefascista o fascista conclamata che dominò alcuni ambienti culturali del primo trentennio del Novecento italico. Il torso nudo del culturista rimanda a “il suggeritore nudo” di Marinetti e richiama l’esaltazione della bellezza, della giovinezza, di una presunta tonicità del corpo del M5S; un po’ come la tonicità del busto nudo del ben foraggiato Mussolini durante la battaglia per il grano richiamava la presunta tonicità del corpo del PNF.

Alcuni passaggi del messaggio agli italiani imitano, per la verità in maniera abbastanza becera, la poetica delle parole in libertà degli intellettuali futuristi. L’incipit del video “Sono ormai a livelli oltre la perfezione. Non sono neanche più l’elevato e non so neanche più che augurarvi. Non so neanche che anno sia. Io ragiono per secoli” è il remake di uno dei più noti passaggi del Manifesto del Futurismo di Tommaso Marinetti: “Noi siamo sul promontorio estremo dei secoli!… Perché dovremmo guardarci alle spalle, se vogliamo sfondare le misteriose porte dell’Impossibile? Il Tempo e lo Spazio morirono ieri. Noi viviamo già nell’assoluto”.

E, di quei particolari intellettuali fascisti, Grillo sfoggia anche l’esaltazione della tecnologia in una continua potente evoluzione che gli permette “di vivere in questo bozzolo universale”, internet, così come il ricorso alla retorica della frammentazione, del rifiuto di ogni ideologia: “Sto cercando di connettere – afferma Grillo- sto riflettendo che tipo di individuo devo essere e sarò nel prossimo secolo”.

Eppure, dietro la parvenza di deideologizzazione, di frammentazione del pensiero, Grillo, che afferma di non sapere cosa stia dicendo, in realtà sa bene cosa sta dicendo, vede bene l’assalto violento dei suoi alle istituzioni, alle dinamiche, al dibattito democratico nella Repubblica, ravvisa bene il militarismo di questo governo, il suo patriottismo fascista, il suo antifemminismo, il suo disprezzo della donna, la sua omofobia, il suo disprezzo del debole. Grillo tace su questa involuzione antidemocratica, come se si trattasse di normali procedure, la appoggia fermamente, però invita gli italiani a proiettarsi in un futuro di “sogni” e battaglie “che dovremo fare nel prossimo secolo”. Parla di battaglie di umanità. Non ne declina tuttavia i nomi, perché non può pronunciare una sola battaglia di umanità attuale, dall’apertura dei porti, all’accoglienza dei migranti, al rispetto dei diritti dei lavoratori, delle donne, dei pensionati, dei più deboli, senza far barcollare i pilastri di questo governo.

“In alto i cuori”, conclude Grillo, con un esplicita parola d’ordine tratta dall’inno delle Camicie brune naziste “In alto i cuori, in alto i gagliardetti/ serriamo i ranghi è l’ora di marciar”. E a cosa portarono le propagande futuriste, fasciste e naziste ben lo sappiamo.

Buon 2019.



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