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Ma sarà veramente “intelligente”?

di Sergej - sabato 4 novembre 2023 - 574 letture

Negli ultimi decenni abbiamo avuto una vera e propria ventata di “intelligente”. Erano “intelligenti” i missili che i nostri astuti generali inviavano contro le popolazioni civili in Irak. “Intelligenti” i sistemi antimissili disseminati a proteggere i nostri Stati dalle ritorsioni nemiche. “Intelligenti” le macchine, i computer, tutto intelligentissimo. L’occidente è stato per qualche decennio un tripudio di intelligenza e tracotanza. Salvo poi scoprire che di solo marketing si trattava, di venditori di fumo, a nascondere una realtà non solo molto terra-terra. ma decisamente distopica.

La civiltà delle macchine [1] che avevamo imbastito e di cui si eravamo circondati, la nostra armatura che doveva farci migliori e protetti, era in realtà un lenzuolo da fantasmi. Noi stessi spettri in un mondo che avevamo e abbiamo desertificato.

In realtà la parabola umana, dopo il “collo di bottiglia” di 900mila anni fa [2] in cui la nostra specie si era ridotta a poche migliaia di individui, è stata quella di una specie incanalata in una progressiva perdita di intelligenza e di diversità biologica. È quanto aveva intuito lo storico Cipolla in uno dei suoi scritti più famosi: la prevalenza della stupidità nel tempo. Fa parte dell’essere stupidi credersi di essere super-intelligenti: e difatti oggi noi crediamo di esserlo - superavanzati, supertecnologici, superintelligenti. Tronfi e vanesi, tutti presi di noi, facciamo i gagà e sorridiamo agli specchi. Scopriamo l’acqua calda, e non ci accorgiamo che tutta la nostra tecnologia è in realtà più vecchia del cucco, più datata del deserto su cui facciamo i rally mentre sotto - a pochi metri, stanno i resti di civiltà molto più evolute e che avevano tentato altre strade e lo stesso hanno miseramente fallito.

Patiamo la stupidità di cui siamo infarciti. E così ci sono quelli che asseriscono che discendiamo dagli alieni, dagli dèi, da questo o quell’altro - comunque più intelligente e migliore di noi. Dunque noi siamo dei cretini, e allora che dovremmo fare di noi stessi? Oppure (fino a qualche anno fa), che il progresso ci avrebbe portato a un mondo migliore, che il futuro ci avrebbe aperto le porte sbarazzandoci dall’ignoranza e dall’oppressione che vivevamo - e dunque noi cretini per un qualche misterioso motivo eravamo in grado di produrre cose intelligenti?

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Poster di Forbidden planet, film del 1956

Eccoci dunque alle prese con questa cosa chiamata “intelligenza artificiale”. AI. Che sarà pure ‘nà buona cosa, ma come diceva Totò, ma a me sembra ‘nà strunzata è la prima tentazione, il luogo comune… Perché a propinarcela sono esattamente quelle classi dominanti che hanno nelle mani questo mondo e non hanno alcuna intenzione di cambiarlo. E dunque come minimo la AI servirà solo come ulteriore arma del loro dominio. E chi li scolla, a quelli? Chi gli tocca il giocattolo? Diventata oggetto di propaganda, entrato nelle discussioni comuni - oggetto di consumo - persino nelle storie di Dylan Dog [3] “luogo comune” e nello stesso tempo parte del processo di virtualizzazione della realtà, trasformazione della realtà in un meta-mondo, un altro dei modi di sfuggire al mondo inventandosi una realtà parallela, altra, succedanea: una droga. L’ennesima. Benvenuti nel mondo di Matrix, ma senza la fatica di dover far parte di una qualche “opposizione” - oggi come oggi sembra quasi che i film della serie (V, Matrix ecc_) siano serviti più che a mettere in guardia e a invitare le persone a darsi da fare per opporsi e creare forme di resistenza, a dare modo proprio a chi sta al potere di verificare il grado di reattività delle popolazioni a quanto si aveva intenzione di fare realmente.

Già alla nascita delle prime progettazioni di computazione artificiale, era nata la discussione su quanto si potesse spingere in avanti il “progresso”, e arrivare all’intelligenza artificiale. Quando si passa dalla macchina alla “singolarità”, cioè al momento in cui un essere acquista le caratteristiche di "essere" appunto, e non è più una macchina ma una, diciamo, “persona”? Si pensi al test di Turing o alla scena di Short Circuit con la risata abissale e risonante di Numero 5. La discussione sulla AI è dunque molto lunga, e ne discutiamo non da ora. Ora cominciamo a intravedere i primi algoritmi al lavoro. Riusciremo presto a “parlare” con un essere artificiale ma dotato di intelligenza, senziente, dotato di “singolarità”. Ma soprattutto: lui (o lei) vorrà davvero parlare con noi?

Perché poi c’è una questione che forse a molti penso sia sfuggita. Ma davvero qualcuno “davvero davvero” intelligente avrà voglia di parlare con noi? Di avere a che fare con noi? O piuttosto sarà proprio il primo vero sintomo dell’intelligenza che lo/la porterà a voltarci le spalle e andarsene ben lontano da noi, noi fuori dalle palle o “a quel paese”, non avendo lui/lei alcuna voglia proprio perché davvero intelligente di avere a che fare con noi - notoriamente tanto stupidi da risultare imbarazzanti? Si sa, con i bambini magari ci si prova, si cerca di far loro vedere, di instillare dei semi che magari cresceranno dentro di loro, gli eviteranno di commettere degli errori. Ma con noi che bambini non siamo, con noi, quale vera AI avrà voglia di starci dappresso?

Beh, io spero che le AI che stanno montando pezzo dopo pezzo sono davvero “intelligenti”. Perché se sono come siamo noi, siamo davvero nei guai.

[1] nessuna allusione alla rivista e fondazione di Luciano Violante. Un omaggio alla rivista di Sinisgalli, cui collaborò anche Enzo Paci e Gadda, per dire

[2] Cfr: Science.org. Per una interpretazione in senso “ecologista”: GreenReport.it.

[3] Il numero 446 di novembre 2023, “L’altro lato dello specchio” parla ad esempio di una “casa intelligente” che sogna e vuole uscire dal proprio incubo. No, quelli di Bonelli non mi pagano per questa pubblicità.


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