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La guerra per l’acqua

"Alla fine dell’ottobre dell’anno scorso, un referendum ha deciso il destino dell’acqua in Uruguay. La maggior parte della popolazione ha votato, con una maggioranza mai vista, confermando che l’acqua è un servizio pubblico e un diritto di tutti..."

di Sergej - giovedì 4 aprile 2019 - 3456 letture

"[...] L’impresa Bechtel, con sede in California, aveva ricevuto in concessione, per quarant’anni, l’acqua di Cochabamba. Tutta l’acqua, compresa l’acqua piovana. Non appena si fu installata, triplicò le tariffe. Scoppiò una rivolta popolare e l’impresa dovette andarsene dalla Bolivia. Il presidente Bush si impietosì per l’espulsione, e la consolò concedendole l’acqua dell’Iraq.

Davvero generoso da parte sua. L’Iraq non è degno di essere distrutto solo per la sua favolosa ricchezza petrolifera: questo paese, irrigato dal Tigri e dall’Eufrate, si merita il peggio anche perché è la pozza d’acqua dolce più ricca di tutto il Medio Oriente. Il mondo è assetato. I veleni chimici imputridiscono i fiumi e la siccità li stermina, la società dei consumi consuma sempre più acqua, l’acqua è sempre meno potabile e sempre più scarsa. Tutti lo sanno: le guerre del petrolio saranno, domani, guerre dell’acqua.

In realtà, le guerre dell’acqua sono già in corso. Sono guerre di conquista, ma gli invasori non gettano bombe, né fanno sbarcare truppe. I tecnocrati internazionali, che mettono i paesi poveri in stato d’assedio ed esigono privatizzazione o morte, viaggiano in abiti civili. Le loro armi, mortali strumenti di estorsione e di castigo, non si vedono e non si sentono.

La Banca mondiale e il Fondo monetario internazionale, due ganasce della stessa morsa, hanno imposto, in questi ultimi anni, la privatizzazione dell’acqua in sedici paesi poveri. Fra essi, alcuni dei più poveri del mondo, come il Benin, la Nigeria, il Mozambico, il Ruanda, lo Yemen, la Tanzania, il Camerun, l’Honduras, il Nicaragua…

L’argomento era irrefutabile: o consegnano l’acqua o non ci sarà clemenza per i debiti o nuovi prestiti. Gli esperti hanno anche avuto la pazienza di spiegare che non lo facevano per smantellare sovranità nazionali, bensì per aiutare la modernizzazione dei paesi che languivano nell’arretratezza per l’inefficienza dello stato. E se le bollette dell’acqua privatizzata non potevano essere pagate dalla maggioranza della popolazione, tanto meglio: magari così si sarebbe finalmente svegliata la loro assopita volontà di lavoro e di superamento personale.

Chi comanda in democrazia? I funzionari internazionali dell’alta finanza, che nessuno ha votato? Alla fine dell’ottobre dell’anno scorso, un referendum ha deciso il destino dell’acqua in Uruguay. La maggior parte della popolazione ha votato, con una maggioranza mai vista, confermando che l’acqua è un servizio pubblico e un diritto di tutti. E’ stata una vittoria della democrazia contro la tradizione dell’impotenza, che ci insegna che siamo incapaci di gestire l’acqua o qualsiasi altra cosa, e contro la cattiva fama della proprietà pubblica, screditata dai politici che l’hanno usata e maltrattata come se ciò che è di tutti non fosse di nessuno.

Il referendum dell’Uruguay non ha avuto nessuna ripercussione internazionale. I grandi media non sono venuti a conoscenza di questa battaglia della guerra dell’acqua, persa da quelli che vincono sempre; e l’esempio non ha contagiato nessun paese del mondo. Questo è stato il primo referendum dell’acqua e finora, che si sappia, è stato anche l’ultimo.”

— Eduardo Galeano “Le guerre mentono” (dal quotidiano "Il manifesto" del 7 settembre 2005)



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