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Fabio Turchetti: La via degli incontri

«Onore a chi, con la pazienza certosina dell’artigiano, continua a cercare forme avvolgenti e pertinenti per la canzone d’autore.» Con la «musica del mondo» nel sangue

di T.M. - lunedì 4 dicembre 2006 - 5989 letture

«Ogni strada di questa terra va bene se porta agli incontri giusti.» Lo dice Fabio Turchetti nel booklet del disco La via degli incontri (CPC, 2005), e nel suo caso la frase non è da intendersi (soltanto) come buon viatico per la vita di tutti i giorni. La carriera del musicista cremonese è contrassegnata da incontri con stili, generi (e culture alle loro spalle), da incontri con artisti di varia provenienza geografica e musicale. Hanno contribuito i suoi viaggi, certamente, ma la vita delle nostre città – anche di quelle più “provinciali” – offre quel background “meticcio” in cui non possono non nascere creazioni artistiche di “contaminazione”.

Un felice incontro della canzone d’autore con questo nuovo linguaggio era già il disco Da Los Arcos a Compostela, pubblicato allegato alla rivista World Music Magazine (n. 68/2004) a proposito del quale Guido Festinese annotava: «Chi scrive parole per la musica e musica da sposare alle parole oggi ha al contempo più libertà e più limiti. Più libertà: perché è ammessa la felice intrusione di quella crosta sedimentata di musiche che ormai fanno parte del nostro dna espressivo (le “musiche dal mondo”, appunto…)» «Onore allora a chi, con la pazienza certosina dell’artigiano, continua a cercare forme avvolgenti e pertinenti per la canzone d’autore.»

Questo lavoro “certosino” prosegue nell’album La via degli incontri. 10 brani nei cui testi sorprendono riferimenti alla storia – quella algerina in Abdel Kader e poi La Francia del 1936 – insieme alle ispirazioni più intime ma mai intimistiche. Si incontrano timbri africani in Mulakasakamba, brasiliani in Senza pensare, atmosfere del jazz parigino in altri brani, uno dei quali – Michel – è ispirato proprio dall’incontro con il grande pianista Michel Grailler.

Gli artisti che hanno collaborato in questo disco sono altrettanti “incontri felici”; Roberto Cipelli al pianoforte, Fausto Beccalossi alla fisarmonica, Fusica da Mangueira (voce e percussioni) Enzo Frassi (basso elettrico e contrabbasso), Mauro Gargano (contrabbasso), Alberto Venturini (sax, batteria e percussioni), Thierry Tardieu (batteria).

Scrive Turchetti a proposito del brano S. Germain: “il clima di una festa multietnica”. Tutto l’album è una festa multietnica. Un compositore-cantante cremonese e amici musicisti da mezzo mondo, dai vari continenti del jazz. Oggi non potrebbe essere diversamente.


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