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Ecce Homo

Il suo sogno visionario da miliardario, dedito allo spreco consumistico, avrà conseguenze nefaste per la maggioranza: scarica sulle generazioni future, inconsapevoli e incolpevoli, un ingiusto debito.

di Massimo Stefano Russo - giovedì 15 giugno 2023 - 1225 letture

“Ovviamente mi sento triste, ma provo anche un senso di sollievo”. Sconcerto e una punta di indignazione ha suscitato in me l’irrituale omelia dell’arcivescovo di Milano in occasione dei funerali di Stato dell’ex premier Silvio Berlusconi. Un inno alla gioia e alla vita nell’ottica della “Milano da bere” di craxiana memoria. Rimango stupefatto. Il prelato, che dall’alto del suo pulpito sa tutto e ha visto tutto, parla con voce stentorea e ricorda quasi con nostalgia il mito dell’uomo di Arcore. Sceglie la strada dell’indulgenza quasi a voler dire: “che male ha fatto?” è “chi è senza peccato?”

Stupisce che un uomo di chiesa non parli, non faccia riferimento alcuno al male, al maligno che si annida nella natura umana, alle tentazioni che inducono a peccare e preferisca richiamare la necessità degli affari da fare e del vincere a tutti i costi, costi quel che costi, con tono benevolo e scanzonato, accettando in tutto e per tutto fatti e misfatti di vita vissuta. L’uomo deve amare la vita, deve fare di tutto e di più per trarne piacere e godimento. Allo stoicismo va preferito l’edonismo. Una visione libertina e godereccia, dichiarata a viva voce, finalmente sotto il segno dei tempi. Il messaggio è proprio questo? Il divertimento, il piacere come base dell’amore, in tutti i sensi, rivolto ad appagare i sensi, per arrivare alla pace dei sensi. Dobbiamo stupirci? Si presenta come un tentativo maldestro e anacronistico di riconciliazione, fuori dai tempi, estraneo al far penitenza di ambrosiana memoria che nell’ottica ecumenica chiede, pur sempre, di passare prima attraverso il fare ammenda delle proprie pecche. Perché occultare le colpevoli responsabilità?

Nel lasciarsi andare a discorsi generici si preferisce dare risposte senza porsi domande e scegliere il silenzio, senza dire niente di niente rispetto alle innumerevoli tante bugie proclamate negli anni. Il celebrante ha scelto di richiamare il dovere e la necessità di essere nella gioia e nella pace e suggerito l’arte di stare allegri. Una visione semplice e semplicistica.

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Ecce Homo, di Caravaggio, 1605

Concordano in molti nel dire che l’ex premier Silvio Berlusconi sia stato un grande comunicatore e imprenditore, da parte mia preferisco due termini più materialisti ed efficaci: un grande manipolatore e un grande impresario nel caratterizzare la fisicità volitiva dell’individuo, in tutte le sue plateali manifestazioni. L’impresa vincente del de cuius è stata quella di aver sdoganato con sapienza la pubblicità sino ad arrivare a imporre il marketing politico che, a suon di sondaggi e istituti di ricerche empiriche, ha avuto modo così di svilupparsi come argomento autorevole a tutto campo. Un uomo che ha fatto dell’arte di essere contenti una disciplina di pensiero vitale, nel coltivare la fiducia e dirigere il pensiero verso il bene, non può che essere amato. Di “ottimismo della volontà e pessimismo dell’intelligenza” parlava già nel 1920 il comunista Antonio Gramsci che l’indicava come la “parola d’ordine di ogni comunista consapevole degli sforzi e dei sacrifici che sono domandati a chi volontariamente si è assunto un posto di militante nelle file della classe operaia”.

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Ecce homo, di Edoardo Baraldi

Se i pensieri tristi sono pensieri impuri, dov’è la purezza nel modo di fare e agire del (bauscia/casciavit), lo chansonnier di Arcore? Perché un orante amichevolmente accogliente che si è trastullato nell’“arte del vivere bene” va onorato e citato come esempio da seguire? Porta con sé un buon viatico, nel preparare al gran mistero della morte? Cosa ha rappresentato il berlusconismo e come interpretarlo? Nel berlusconismo si ha un progetto ideologico e politico mercenario, nel predicare e praticare un’intesa politica proposta come dissonante e di parte, da comprendere a fondo, nel suo puntare sull’individualismo competitivo che fa squadra. Il suo fare politica, anche nel rischio di apparire come una specie di clown che recita una parte per mestiere, resta inseparabile dalla sua testimonianza di vita. Quali esigenze ha soddisfatto, a quali domande in termini di risorse economiche e servizi ha dato risposta nei suoi anni di governo?

Il suo sogno visionario da miliardario, dedito allo spreco consumistico, avrà conseguenze nefaste per la maggioranza: scarica sulle generazioni future, inconsapevoli e incolpevoli, un ingiusto debito. La politica è risorsa da rigenerare per rendere sempre più efficienti le istituzioni, di fronte alla loro perdita di legittimità. La speranza di concepire e sviluppare una crescita sostenibile, necessita di un cambiamento profondo nei modelli di consumo, con una maggiore redistribuzione delle ricchezze e una forte riduzione degli sprechi. Tutto ciò contrasta fortemente col sistema mediatico su cui è nato, si è sviluppato e si regge l’impero berlusconiano. Non si tratta di giudicare con severità, ma di valutare con criterio. L’uomo di Arcore, nell’oltrepassare filtri e schemi mentali, ha rivelato la capacità di aprire istintivamente, grazie alle proprie chiavi emotive, l’inconscio collettivo, per rivolgersi direttamente al bimbo presente in tutti noi. Si è proposto di essere semplice nella pretesa di comunicare ed è risultato semplicistico nella sostanza dei fatti. Si tratta non di volgarità ma di diverso gusto, come le “cene eleganti” passate dalla cronaca alla storia. Quali civismo, quale moralità? Per carità non parliamo di degenerazione e lasciamo da parte la morale.

Come ogni cosa umana il berlusconismo è nato ed è finito. La conferma della sua sconfitta ineluttabile verrà dai risultati europei, a futura memoria, in un sospiro di sollievo e scatto d’orgoglio da parte degli italiani veramente ottimisti e di buona volontà?


La vignetta di Edoardo Baraldi è stata pubblicata su Girodivite nel 2009.



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