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Dal 25 Aprile al 1° Maggio: fischi e barzellette

Due ricorrenze così ravvicinate, di un’importanza storica anche per le prossime generazioni, ma che qualcuno prova sempre di sminuire.

di Franco Novembrini - martedì 1 maggio 2018 - 4922 letture

Equivocando circa il testo di una canzone partigiana dal titolo ’’Fischia il vento’’ in diverse città italiane e sfruttando la presenza di tv e giornalisti hanno disturbato come un Paolini d’annata. Quelli che compaiono davanti alle telecamere e che sono proliferati con il berlusconismo trionfante, le manifestazioni della festa della Liberazione, che è stata ed è tuttora portatrice di valori di libertà e giustizia, che in molti hanno pagato con la vita ed invece alcuni credono di poter rappresentare con i fischi o con un selfie.

Hanno fischiato anche alla Risiera di San Sabba ed è stata la Brigata Ebraica a pagare il prezzo più alto, come è ormai d’uso da anni. A questi fischiatori vorremmp ricordare che la brigata, combattendo sul fronte adriatico italiano, fu al fianco delle Brigate Garibaldi di Arrigo Boldrini (comandante Bulow) e fin da allora i combattenti ebrei portavano una bandiera con la stella di Davide che i nazisti e gli italiani facevano indossare come marchio d’infamia a quelli che poi avrebbero mandato a morire nei campi di sterminio.

Si sono mai domandati i fischiatori che cosa risponderebbero i partigiani superstiti, se si pretendesse che sfilassero senza i loro simboli che hanno condiviso con chi cadde per la nostra libertà? La stella rossa, i fazzoletti rossi al collo e i simboli dell’ANPI sono rappresentativi di tutti quelli che vollero un Italia libera e democratica e considereremmo per tutti i ’’compagni’’ insopportabile dover sfilare senza quello che rappresenta un ricordo di cui andare fiero per ricordare chi ha sofferto anche dopo la fine della guerra con emarginazione e ostracismo per il solo fatto di leggere e diffondere una stampa che non era gradita a ’’lorsignori’’ (Fortebraccio dixit).

Grazie alla libertà e democrazia conquistata 73 anni fa e difesa da ciclici attacchi di forze burocratico-fasciste, ora chiamate poteri forti, invitiamo ad andare a manifestare in altre sedi senza selfie e senza tv. Il vostro e anche il nostro dissenso su certe scelte dell’attuale governo dello stato israeliano, nato nel 1948 pochi mesi dopo la nostra Costituzione, contro il popolo palestinese e vorremmo anche qui ricordare come in Italia i riformatori (Rabin e Moro) abbiano pagato con la vita il loro tentativo di pacificazione e superamento degli ’’steccati’’.

Speriamo che il 1° Maggio sia l’occasione per un ravvedimento e una lettura della nostra Costituzione negli articoli che riguardano il lavoro e la sua dignità. Sarebbe una buona cosa e chiedere la sua applicazione integrale come la vollero i costituenti che la scrissero e non come la intendono i fondi sovrani europei e non.

Citando i padri costituenti ci sovviene un grande, Piero Calamandrei, che un anno prima di morire, nel 1955, tenne una lezione agli studenti milanesi all’Umanitaria rimasta negli annali di storia, con la quale invitava tutti ad sentire propria la legalità e il diritto di partecipare alla vita pubblica. In quella occasione citò la storiella dei due contadini che stavano emigrando in America su una carretta del mare che stava per affondare ed uno dei due diceva all’altro: ’’Beppe svegliati che la nave sta affondando’’. L’altro rispondeva che la cosa non lo riguardava in quanto la nave non era sua.

Perché ricordiamo questo? Semplice. Perché il Sindaco di un paese nella Brianza, durante il discorso celebrativo del 25 Aprile, citando il fatto lo ha definito una ’’barzelletta’’. Il sindaco eletto in una lista appoggiata dal PD è stato un sostenitore di tutte le iniziative di questo ex segretario e potrebbe darsi che abbia confuso i due fiorentini di cui, uno certo non raccontava barzellette e, bisogna tener presente, che il comune in questione confina con quello di Arcore, sede di un noto vecchio barzellettiere, che tanto disdoro in campo internazionale ha portato all’Italia.


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