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Cominciamo a lavorare su questo romanzo...

Si comincia il lavoro vero e proprio di scrittura del romanzo, ampliando poco alla volta quanto scritto e pubblicato in precedenza

di Ugo Giansiracusa - mercoledì 22 novembre 2006 - 5874 letture

Mmmmm mmmmm nell’altro post ho descritto quello che vorrei fare… in linee molto generali. E cioè scrivere un romanzo insieme ai lettori. La storia, semplificando al massimo, racconta di una notte in viaggio per Roma alla ricerca di un vecchio poeta-barbone. I 4 ragazzi protagonisti della storia avanzano a tappe, passando da una parte all’altra della città e incontrando, nel loro girovagare, personaggi di ogni tipo.

Di certo non è il realismo che mi interessa. Anche se molte delle scene che verranno raccontate sono tratte, più o meno liberamente, da cose che mi sono accadute realmente nelle strane notti romane. Il poco interesse per il realismo vero e proprio si trasferisce allo stile di scrittura. Uno stile in cui quello che più mi interessa è l’inventiva e la libertà espressiva.

Diverse volte ho cominciato a scrivere questa storia e ogni volta è venuto fuori uno stile differente. Quello che ho inserito in queste pagine è quello che più, secondo me, si adatta alla soria e, a dirla tutta, al mio personale modo di scrivere.

Bene… detto questo cominciamo a “rimpolpare” ciò che ho inserito nell’altro post. Ho già detto che ogni tappa del girovagare dei ragazzi dovrà, nei miei pensieri e progetti, diventare un capitolo della storia. Quindi c’è molto da lavoro da fare… cominciamo dall’inizio.


Loro sono in quattro in una stanza, sono tre ragazzi e una ragazza. La stanza in questione è circondata da un appartamento, che è incastrato al terzo piano di un palazzo piuttosto vecchio che si trova in una città diversa da qualsiasi altra città che è immersa in una notte particolare. Tanto particolare che se qualcuno prendesse la briga di unire le stelle che sbriluccicano in cieli, tracciando delle linee fra queste, verrebbe fuori la scritta “in questa notte tutto è possibile”. Nella stanza aleggia un leggero aroma di fumo di tabacco mischiato ad una certa erba aromatica che, a detta di molti, aiuta a prendere decisioni avventate e stupide che sembrano assolutamente intelligenti, quasi geniali, almeno finchè l’effetto di quella particolare erba non finisce… ma ormai il danno è fatto.

I tre ragazzi e la ragazza, erano proprio in quella strana condizione mentale quando hanno deciso che il futuro della loso serata si svolgerà in giro per la città alla ricerca di un vecchio pazzo-filosofo-barbone-poeta che si fa chiamare Serse. Il fatto che non sappiano minimamente dove poterlo trovare non sembrava essere assolutamente un problema, quando hanno preso la loro decisione e non lo sarà ancora per un po’… considerando che l’ultima sigaretta corretta che hanno fumato è stata spenta poco più di cinque minuti prima.

Mischaiato al fumo azzurrognolo, nella stanza, ci sono anche le note di un cd di uno dei ragazzi. Per la precisione il suono del violino elettrico di Ed Alleyne Johnson che satura l’aria di attesa. Ultima scoperta musicale di uno loro, portato alla serata, espressamente, per farlo ascoltare e conoscere anche agli altri. Anche se si tratta di roba vecchia di almeno una ventina d’anni.

Lei guarda dalla finestra, ha sempre il timore che appena staccherà gli occhi dal mondo il mondo si metterà a ballare il can-can, e lei non vorrebbe perdersi lo spettacolo. Loro giocano a scacchi, ma con mosse inventate e di fantasia e nessuno mangia nessuno. Lui guarda Lei che guarda la notte scorrere in strada scostando con due dita una ciocca dei lunghi capelli lisci che le solletica una guancia, incastrandola dietro l’orecchio. Per un momento si perde ad osservare la propria immagine, evanescente, riflessa sul vetro della finestra. Non ci sono quasi dubbi che la particolare forma e collocazione delle orecchie sul nostro capo sia stata progettata e pensata, in maniera molto lungimirante, proprio per incastrare dietro a queste ciocche di capelli ribelli e anarchiche.

Hanno già deciso che tra un pò usciranno di casa per andare a cercare il vecchio Serse. Per farsi fare delle domande o per farsi raccontare una storia. Hanno messo i loro averi in comune, in ordine sparso su un tavolino: 35 sigarette, 27 euro e 75 centesimi, un pacchetto di gomme, una bottiglia di vino, sette cartine lunghe, tre corte, due accendini (di cui uno con l’immagine di una donna molto poco vestita su una spiaggia lontana), un pacco di biscotti per bambini, di quelli che si sciolgono nel biberon, frutto di una momentanea regressione alla prima infanzia di uno dei ragazzi nel suo ultimo giro al supermarket vicino casa. In un primo tempo, al tesoro comune, erano stati anche aggiunti 2 preservativi al gusto di fragola… ma poi si erano accorti che erano scaduti da più di un anno e li avevano buttati nella spazzatura. Non prima di una lunga e, a tratti accesa, discussione se dovessero essere buttati nell’immondizia generica, nella plastica, oppure aperti in modo da dividere l’involucro protettivo dal contenuto gommoso e aromatizzato. Alla fine, per tre voti contro uno, erano stati buttati fra i rifiuti vari.

La Due Cavalli, che li porterà in giro, scalpita posteggiata proprio sotto casa. Lei continua a guardare. Ha la sensazione che la notte stia entrando dentro casa dalle fessure della finestra. Ci sono notti, pensa, in cui sembra che tutto sia possibile. E come quella teoria di teatro che dice che tutto puo’ essere rappresentato poiche’ gli spettatori sospendono la loro incredulità. Così come certe notti abbiamo tanta voglia voglia di stupirci che crederemmo a tutto. I ragazzi la chiamano. Lei si gira. Il mondo comincia a ballare il can-can. Lei sente per un attimo la musica che oltrepassa il vetro. Si gira di nuovo a guardare fuori. Ma il mondo ha smesso di ballare, solo le strizza un occhio. E’ il momento di andare. Dalla strada un vecchio guarda una finestra ancora illuminata da cui si intravede una ragazza che si prepara ad uscire. Pensa che il modo abbia bisogno di un pò di follia. E già da un pò ha deciso che lui farà il possibile per fargliela avere. Cammina in un paio di scarpe di vernice con un calzino rosso e uno verde. Ha addosso tre maglioni di lana e un paio di pantaloni a righe. A tracolla tiene una borsa di tela verde e dentro la borsa tutte le sue poesie e un quaderno pieno per intero di domande che non hanno risposte, e foglietti con canzoni e storie. Cammina guardandosi intorno e allo stesso tempo si guarda dentro per vedere che cosa succede. Quando lui passa, ne è sicuro, il mondo si mette a ballare il can-can...

I ragazzi salgono in macchina. Il motore comincia a ronfare, le ruote a girare e la citta comincia a mouverglisi intorno. Come una di quelle giostre per bambini.


uff… scrivere stanca… per oggi mi fermo qui :P


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