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14 luglio 1982, The Wall

Quaranta anni dal mitico film di Alan Parker

di Piero Buscemi - venerdì 15 luglio 2022 - 1821 letture

Pensare al 14 luglio, dal punto di vista di uno storico, non suscita alcun dubbio su quale avvenimento concentrare il ricordo: la presa della Bastiglia e la Rivoluzione francese non lasciano spazio ad altre congetture.

Se però, per un attimo socchiudiamo gli occhi e le prime note di un basso elettrico, accompagnato dal sintetizzatore e la batteria, ci aprono la mente verso un pensiero di quaranta anni fa, solo temporaneamente accantonato. Se i primi versi di una indimenticabile canzone..."Hello, is there anybody in there?"... ci pongono a una ricorrente domanda che poniamo ogni giorno a noi stessi, prima ancora che agli altri. Se il volto di un bambino con gli occhi sbarrati nel vuoto in preda dalla febbre alta, ci fa tornare agli anni della nostra infanzia e, per un istante, torniamo noi a essere quel bambino, disperato e terrorizzato davanti al volto saccente di un medico e alle lacrime di nostra madre, allora avremmo lasciato la Storia e una rivoluzione alle spalle, per immergerci nel ricordo di un epico film, trascinati da una colonna sonora che si è aggrappata alla nostra pelle per tutta la vita, accomodati su un consunto divano, immersi nel vuoto di un distacco mentale, sentendoci davvero dei "comfortably numb".

The Wall, il mitico film che si è lustrato della regia di Alan Parker, il regista sir scomparso il 31 luglio di due anni fa, usciva nelle sale londinesi il 14 luglio 1982, seguendo a distanza di tre anni l’uscita dell’album a opera dei Pink Floyd. Difficile se non impossibile, descrivere le emozioni che un progetto così rivoluzionario suscitò negli estimatori del gruppo e in coloro che videro il film seguendo la scia carismatica del regista.

Le sequenze filmate, centellinate e incastonate quasi manualmente tra le note delle canzoni dei Pink Floyd, l’interpretazione di Bob Geldof nel ruolo del personaggio Pink da adulto, la drammaticità del racconto che prende spunto dalla crudeltà della guerra per obbligarci a riflettere su una sensazione di vuoto e di solitudine che, enfatizzata nelle immagini, nelle sonorità e nei testi delle canzoni, non ci ha mai abbandonato, nonostante siano passati quaranta anni.

Quei momenti salienti di crudeltà umana, votata all’autodistruzione e all’alienazione mentale, furono messi in risalto da una sequenza di cartoni animati realizzati dal fumettista britannico Gerald Scarfe che seppe mettere in scena la tragicità che i Pink Floyd descrissero nel loro disco che, forse, oggi insieme a The Dark Side of the Moon (1973), è il più apprezzato o quanto meno conosciuto nel mondo.

Noi di Girodivite abbiamo avuto la fortuna, qualche anno fa, di trovarci in Inghilterra accompagnati dal regista Vincenzo Tripodo e, in quella occasione, girando per vari negozietti tipici inglesi dove veramente ci si può trovare di tutto, entrammo in possesso di una versione in videocassetta del film di Parker. Acquistata senza pensarci troppo e senza prestare troppa attenzione a quante lire corrispondeva il prezzo espresso in sterline, la portammo a casa in Italia come un cimelio dall’immenso valore culturale. Solo inserendo la cassetta nel nostro fedele videoregistratore, dovemmo constatare che il sistema di lettura della videocassetta era il Secam, non compatibile con il Pal usato a quei tempi in Italia. La videocassetta è rimasta come un oggetto prezioso da custodire nel tempo.

I contenuti e i messaggi di quella trama musicale e filmica trovarono riscontro nella cruda realtà di una società britannica e mondiale che si avviava a una trasformazione, i cui risvolti, avrebbero condizionato i decenni successivi. L’esercito argentino qualche mese prima, ad aprile, aveva occupato le isole Falkland innescando una guerra lampo con gli inglesi. A febbraio si era registrato il massacro della città di Hama in Siria. Alcuni esempi di una mentalità globalizzata schiava di un pensiero deteriorato di guerra che i Pink Floyd e Alan Parker riuscirono solo in parte a descrivere. Perché, si sa, quando ci troviamo di fronte alla follia bellica e alla crudeltà dell’essere umano, la realtà supera sempre la finzione.


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