Giro99
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"Chi se ne frega della mafia e dei mafiosi"
di salvo tomarchio
La
legalità non è un lusso. Questa
frase non è così ovvia in Sicilia
e meno ancora ad Acireale. Qualche segnale di
vita tuttavia cè ancora, e nella
sala conferenze della Parrocchia San Paolo, si
è svolto con questo titolo un incontro
molto stimolante. Il Sindaco di Acireale è
ai domiciliari per voto di scambio e la città
è piegata dal racket delle estorsioni.
Giovedì 28 , però, un incontro organizzato
da Libera e dall Osservatorio Mediterraneo
si è trasformato in una occasione di confronto
per quanti ancora credono che non è possibile
convivere con la mafia ma che bisogna
indignarsi, collaborare e insieme creare i presupposti
per il cambiamento.
Allincontro hanno partecipato
circa 200 persone di diverse associazioni e tanta
gente comune; tutto è nato dalla comune
esigenza di creare le condizioni per una collaborazione
continuativa sul territorio tra le varie realtà
locali. Il discorso si è sviluppato seguendo
i tre obiettivi complementari per laffermazione
di una cultura della legalità: percorsi
educativi, sviluppo locale e lotta alle mafie.
Tra i relatori cera Armando Rossitto , ora
preside a Lentini, che lotta contro la mafia da
anni con tanti progetti scolastici per leducazione
alla legalità: la scuola deve educare
allesercizio dei diritti e alla pratica
dei doveri e deve aprire gli occhi ai ragazzi.
Ha partecipato anche Enza Rando
presidente di Avviso Pubblico e già vice
sindaco di Niscemi che ha denunciato come la corruzione
trovi il suo anello debole proprio nelle distratte
amministrazioni locali. Merita uno spazio particolare
Don Luigi Ciotti che nel suo intervento ha racchiuso
il senso della serata: Chi se ne frega della
mafia- ha esordito il presidente di Libera- noi
dobbiamo svegliarci e deve cambiare la gestione
politica ; i mafiosi scapperanno da soli. E
importante la continuità e limpegno
concreto. Dobbiamo usare il potere dei piccoli
segni quotidiani contro i pesanti segni del potere.
Acireale, come altre città, è il
simbolo del disagio nellapparente normalità.
Dobbiamo premere per avere città più
vivibili, con spazi per parlare giocare e incontrarci;
le città se accoglienti e attente ai più
deboli diventano anche più sicure perché
si elimina il disagio sociale che è il
motore della corruzione.
Questo il senso di un discorso
molto più articolato, impreziosito dal
carisma e dallattrazione quasi magnetica
che esercita Don Ciotti.
Immagine,forza ,potere,ricchezza,arroganza e indifferenza.
La ricetta del pensiero unico corrisponde
quasi alla perfezione con le caratteristiche mafiose.
Combattere lindifferenza e denunciare il
disagio e la corruzione delle città invisibili
può essere una prima risposta concreta.
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