segnali dalle città invisibili
 

Giro98 Cosa succede in città...
E il terremoto del 1990 in Sicilia?

una lettera di Palmiro Prisutto, parroco di Brucoli (Sr)

Ho seguito con particolare attenzione l’“overdose” di informazione sui recenti fatti calamitosi che hanno colpito l’Italia nei giorni scorsi.
TG nazionali e locali, Primi Piani, Porte a porte, Dossier, Gaia, ecc., ecc.
Non ho potuto, però, dare molto spazio alla lettura dei quotidiani per mancanza di tempo.
Ma ancora una volta, in talune trasmissioni, ho assistito alle ripetitive passerelle degli “esperti” e dei politici: gli uni a spiegare cosa è successo o potrebbe succedere, gli altri a promettere perfino “rapidissime” e “avveniristiche” ricostruzioni.
Ho assistito anche alle varie gare di solidarietà promosse dalle varie trasmissioni televisive dove si esultava per i milioni di euro raccolti “in favore” delle popolazioni terremotate.
Non ho potuto seguire in diretta i funerali delle vittime del sisma del Molise, dove in prima fila c’erano le alte cariche dello Stato, ma anch’io ho provato dolore per quanto accaduto.
Ho costatato l’esistenza di una certa informazione che ha accentrato l’attenzione quasi esclusivamente su una località, dimenticando quasi completamente le altre località colpite.
Ho constatato anche come sull’altra emergenza della Sicilia, improvvisamente è calato un velo: mi auguro che non cali anche la gara di solidarietà nei loro confronti e spero che le somme raccolte vengano equamente suddivise fra tutti gli aventi diritto senza fare distinzioni geografiche.
Forse quest’ultimo mio “desiderio” susciterà qualche polemica, ma anche le polemiche, talvolta, possono sortire effetti positivi.
Anch’io che scrivo queste righe sono un terremotato, ma non so a quale categoria di sfortunati appartengo: serie B, serie C, .... serie Z?
Il “mio” terremoto accadde solo dodici anni fa: la notte del 13 dicembre 1990:
secondo gli esperti e gli amministratori dell’epoca investì “solo” tre province: Siracusa, Ragusa e Catania.
Provocò solo 17 morti ed alcune centinai di feriti; quindicimila senzatetto (di cui solo 5.000 nella mia città: Augusta).
Questo terremoto è stato caratterizzato da una serie di stranezze:
l’assenza delle Autorità dello stato durante i funerali delle vittime;
la mancanza di notizie, quasi una sorta di censura o di silenzio di Stato;
il sisma del 90 è sparito dalla memoria (ogni qualvolta si fa l’elenco delle calamità accadute in Italia di questo terremoto non se ne fa menzione);
nessun approfondimento delle rubriche TV nazionali sul sisma del 90;
questo terremoto (il terremoto di S. Lucia) non fu mai dichiarato “calamità naturale” (il Sen. Andreotti, allora Presidente del Consiglio potrebbe spiegarcene il perchè);
di questo terremoto non si è mai saputo il vero luogo dell’epicentro;
di questo terremoto non si è mai saputa la vera intensità;
ai terremotati del 13 dicembre fu negata anche la solidarietà tanto che (personalmente) ricordo le manifestazioni di protesta del 28 dicembre 90, del gennaio 91, del marzo 91, del maggio 91 e dell’ottobre 91 - quest’ultima con il blocco dell’attività produttiva del porto di Augusta determinò l’emanazione della legge 433/91-.
l’impaccio dell’intervento della protezione civile.
La stranezza più grande, però, è la constatazione che a distanza di quasi dodici anni c’è gente che aspetta ancora la ricostruzione.
Aspetto anch’io, dal lontano 1990 la ricostruzione definitiva della mia chiesa terremotata, l’unica del paese (l’unico intervento è stato la messa in sicurezza effettuato nel 1997 dopo il crollo di Noto e la visita di Scalfaro allora Presidente della repubblica).
In questi dodici anni ricordo le alluvioni del Piemonte, della Lombardia, della Val d’Aosta; i terremoti di Reggio Emilia, della Basilicata, dell’Umbria, di Pollina, di Palermo, le trombe d’aria, le grandinate, le eruzioni, gli incendi del Petruzzelli e della Fenice, ma tutte queste calamità rispetto a quella del 1990 sembrano avere avuto una corsia preferenziale, che ha consentito ai colpiti di uscire più sollecitamente dall’emergenza.
Io ho dovuto fare i conti con le infinite circolari della Protezione Civile (per lo “snellimento” delle pratiche), con la Regione Siciliana e con le sue istituzioni periferiche (Genio civile e Sovrintendenza di SR) dove per l’avanzamento di una pratica si aspetta 7, 12 ed anche ..... 16 mesi(!).
Lo scorso 13 dicembre 2001 scrissi a: Berlusconi, a Ciampi, agli esponenti della Regione Sicilia lamentando i ritardi nella ricostruzione della chiesa di Brucoli;
nel marzo successivo fu indetta la conferenza dei servizi per il caso in questione, forse su pressione dall’alto - perchè a Ciampi avevo inviato una bandiera italiana dicendo che non mi sentivo rappresentato da quella bandiera per il modo in cui ero stato trattato (bandiera ovviamente non restituita e lettere a cui non hanno dato alcuna risposta scritta) -. In quella conferenza fu approvato il progetto ma da quella data sto aspettando ancora l’indizione della gara di appalto (sono passati altri otto mesi!).
Mi urta vedere i volti sorridenti, pieni di boria, tranquillizzanti di taluni politici quando li senti dire: “Non sarà come l’Umbria” “ricostruiremo in 24 mesi” “faremo al più presto....”, “non li abbandoneremo” ecc.
Le stesse simili promesse furono fatte anche a noi, nel 90: “Non sarà un altro Belice”.
Non mi impressiona più neanche l’apparente tristezza di queste stesse persone davanti alle telecamere, perchè sono le stesse persone che oggi promettono in Molise ma che non hanno ancora mantenuto in Sicilia.
Purtroppo, ho preso atto che, in questa Italia, le calamità non sono uguali per tutti, come anche la solidarietà: conta anche la latitudine.
All’On. Cuffaro, Presidente della Regione Sicilia, vorrei dire una cosa: a tempo di record avete riaperto la Cappella Palatina: ma allora non solo in Italia ma anche in Sicilia ci sono terremotati di serie A e .... Z?
Il sottoscritto, ha tirato avanti, senza avere avuto la giusta solidarietà, per dodici anni, nel suo lavoro di parroco. Ad altri, almeno, dopo il terremoto del 1990 fu concesso un prefabbricato, a me neanche quello ( e la chiesa rimase chiusa per sette anni!)
Quando (finalmente o disgraziatamente) partirà la ricostruzione della chiesa di Brucoli sicuramente mi diranno: “Reverendo, siamo venuti per restaurare la chiesa, si accomodi fuori....”
Sarà proprio vero: dopo dodici anni l’emergenza non finisce, anzi continua perchè Brucoli, nota località “turistica” resterà senza chiesa per tutto il tempo (indefinito) della ricostruzione.
Quelle istituzioni locali, provinciali, regionali e nazionali a cui mi ero rivolto già nel 1999 e nel 2001 per avere un’alternativa durante la fase dei lavori non hanno mai risposto, neanche per dire: “Reverendo, i tempi sono scaduti, faccia una colletta”.
Dopo dodici anni?
Di tutto questo grazie Italia, grazie Sicilia, .... grazie a tutti ......... e
arrivederci alla prossima calamità.
Distinti saluti.


Sac. Prisutto Palmiro
Parroco di Brucoli (SR)

BRUCOLI, 5 NOVEMBRE 2002

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