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Giro98
Cosa succede in città...
Disoccupato storico? No, io lavoro in nero!
Ancora storie di disoccupati
che snobbano i lavori considerati degradanti. Perché
non conoscono la fame
di Giacomo Alessandro Fangano
Sono proprio giorni difficili
questi. Giorni di legittimi sospetti che la finanziaria
non risolverà i problemi economico-sociali
del Paese, giorni di strenue trattative fra governi
nazionale e regionale, parti sociali e Gheddafi
per salvare il lavoro di circa 10.000 persone,
mentre il consiglio d'amministrazione della FIAT
sonnecchia. E il Patto per l'Italia? E gli scioperi
generali?
Anche la politica e la lotta sindacale devono
cedere il passo davanti agli apparati, di clientelismo
e malaffare, che controllano socialmente ed economicamente
una larga fascia del territorio italiano. I più
scettici hanno sempre ritenuto inattendibili le
cifre vertiginose sulla disoccupazione, con punte
del 40% in alcune zone del sud. A ragione. Ma
la questione diventa grottesca quando si afferma
che l'economia della Campania, capitale della
pratica del "DISOCCUPATISMO STORICO",
potrebbe rischiare il tracollo economico se, a
causa della Legge Bossi-Fini diminuisse il numero
degli immigrati. Della legge ci occuperemo in
altra sede, qui urge rilevare come in una regione
con un tasso di disoccupazione intorno al 20%
nessuno voglia andare a raccogliere il pomodoro
o far pascolare i bufali. Non è il lavoro
l'obiettivo dei cortei "spontanei" di
disoccupati che vengono organizzati a Napoli?
E se invece di attendere il posto fisso comunale,
o la stabilizzazione dei contratti LSU, quelli
che "tengono famiglia" andassero a lavorare
nei campi? Probabilmente la proverbiale arte di
arrangiarsi, qui come altrove, si lega con la
camorra e con il business degli aiuti statali.
E uno di questi "altrove" è la
Sicilia. Fra lavoro nero, mafia e sussidi di disoccupazione,
veniamo a sapere che ci sono disoccupati di lungo
corso che si permettono di snobbare perfino i
posti di lavoro comunali. D'accordo, lavorare
nella raccolta di rifiuti non è la massima
aspirazione di tutti, ma quello che è successo
a San Cataldo, comune con oltre il 27% di disoccupati
è veramente clamoroso. Grazie ad un finanziamento
regionale, il comune nisseno ha deciso di assumere
13 disoccupati per lavori di netturbino, contattando
gli iscritti al locale ufficio di collocamento.
Il risultato è di 13-0; valere a dire che
all'appello hanno risposto solo 13 donne. Secondo
i dati ufficiali nel paese, il rapporto tra chi
lavora e chi no è di uno/quattro e tra
uomini e donne in cerca di occupazione è
due/sei. Evidentemente il lavoro nero o di manovalanza
criminale è più conveniente e meno
umiliante, mentre scopriamo delle donne coraggiose
se sanno mettersi in gioco.
Anni fa, sempre il Sicilia, a Lentini, per uno
strambo ma pubblico sorteggio per le stesse mansioni
parteciparono alcune centinaia di iscritti all'ufficio
di collocamento. Oggi Lentini è paese moribondo
che riposa stancamente su un letto nell'attesa
di esalare l'ultimo respiro; che siano più
bravi ad industriarsi a San Cataldo?
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