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Azione a sopresa nella giornata dello sciopero generale

Bologna, contestata la Benetton
di Gaetano Mangiameli

Un’enorme bandiera palestinese occupa l’intera carreggiata di via Indipendenza, sostenuta lungo il percorso da una quarantina di manifestanti, mentre il resto del corteo vi passa sotto per mostrare la propria solidarietà al popolo palestinese.

Sciopero generale e generalizzato, ma in via Indipendenza molti negozi sono aperti. Menzione speciale per i lavoratori della Pasticceria Impero. Nonostante il nome inquietante, in vetrina un cartello annuncia la mobilitazione di baristi e pasticcieri.

Non c’è tensione. Striscioni e cartelloni inneggiano al pacifismo e ribadiscono l’assoluta imprescindibilità dell’art.18 e della tutela dell’ambiente, ma in mezzo a tutto questo un cartello orgogliosamente ostentato da una donna quarantenne ci riporta a una realtà non meno drammatica: “Berlusconi sei un ignorante”. Un dato sul quale riflettere.

I Verdi sono in versione Critical Mass: tutti in bicicletta senza sottovalutare la crisi del comparto auto. Si arriva all’altezza del Baglioni, uno degli alberghi più lussuosi della città. La testa del corteo, con fotografi, carabinieri e una prima folla sparsa, incrocia un’altra folla sparsa, con altri carabinieri e fotografi. “Cosa c’è?” chiedo a un tipo. “C’è Bruce Springsteen, è dentro…”. “Ma sta per uscire?”, chiedo. Mi risponde: “Mah, deve suonare stasera, entro le sette dovrà uscire”. Sono le 10.40 del mattino, forse è il caso di seguire il corteo.

Ormai in via Rizzoli, nei pressi di Piazza Maggiore, la meta del corteo. Azione di disobbedienza. Un gruppo di ragazzi entra improvvisamente al negozio Benetton. Si spogliano, vanno in vetrina accanto ai manichini. Salutano e baciano tutti come star del pop: gli addominali sono all’altezza della situazione. In pochi secondi si forma un cordone di sicurezza. Bloccano l’accesso al negozio assicurandosi che non ci siano disordini indesiderati. Intanto viene fuori lo striscione “Lo sfruttamento non è elegante”. Un vero, brevissimo blitz: arriva il volantino firmato dallo Spazio Sociale Studentesco. Il testo spiega le ragioni dell’azione contro la Benetton. Il titolo è “United Colors of Sfruttator”: Ne riproduco testualmente una parte:

“Alla Benetton si assumono in nero commesse ‘extra’ per le giornate di punta dello sciopping (sic) profumatamente ‘pagate’ 3 euri l’ora. Considerando quanto costa un fazzoletto di carta o un paio di volgari calzini firmati da quel gran tirchio, riteniamo questo tipo di trattamento economco offensivo verso chi lavora e indecoroso per l’azienda. Che invece se ne strafrega e continua a fotografare i bambini del terzo mondo che tanto non costano nulla, per fare pubblicità a manetta. Noi siamo studenti e paghiamo migliaia di euro di tasse, subiamo i ricatti del mercato immobiliare, sperimentiamo ogni volta che ci affacciamo nel mercato del lavoro che cosa significa flessibilità. In termini quantitativi e qualitativi. Ore e condizioni di lavoro. In tutto questo centrale è l’assenza di garanzie sociali atte a promuovere una minor ricattabilità dei lavoratori affinchè i tre euro all’ora della Benetton tornino al mittente. In testa”.

Alla fine, puntuale come sempre, l’ormai mitica “guerra delle cifre”: tra la voce al ribasso della Questura e quella al rialzo degli organizzatori forse la verità sta in mezzo. Per una volta, tanto, per dare un’idea, citiamo solo la voce al ribasso, quella della Questura: 50 o 60 mila manifestanti a Bologna. Immaginiamoci il resto.

 

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