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Studenti universitari in Sicilia: vietato mangiare
di alessandro calleri

La ristrutturazione universitaria è in corso e anche in Sicilia iniziano a farsi sentire gli effetti di cambiamenti dovuti a incertezze gestionali da parte delle istituzioni regionali e dei vari atenei che, almeno in questo momento, non rendono merito al “diritto allo studio” che in Sicilia si “acquista” mediante pagamento di un’apposita tassa al momento dell’iscrizione. Tralasciando volontariamente l’aspro fronte della didattica negli atenei siciliani, un capitolo nero a cui dovremmo dedicare un’ampio spazio, dobbiamo constatare in questi mesi la scomparsa dai nostri atenei di molti servizi basilari, la base di quel “diritto allo studio” tanto discusso quanto bisfrattato. Ci si riferisce alla chiusura di molte mense o alla loro mancata apertura, alla mancanza di servizi abitativi adeguati, ai ritardi secolari nell’erogazione delle borse di studio, all’inesistenza in molte sedi decentrate di sportelli dell’opera universitaria, all’impossibilità di accedere agli sconti necessari per poter acquistare libri ad un prezzo ragionevole per gli studenti siciliani. La constatazione dei numerosi disservizi a cui gli studenti sono andati incontro subito dopo la pausa estiva danno fondamento ai numerosi dubbi sulla gestione dei fondi e sulle intenzioni degli enti preposti alla formazione universitaria in Sicilia, incertezze che nelle scorse settimane hanno mobilitato numerosi studenti universitari nella Sicilia Orientale in una protesta massiccia che ha visto la partecipazione di delegazioni provenienti da tutte le sedi decentrate collegate all’università di Catania. Alla protesta promossa dalle Liste universitarie di Sinistra, hanno partecipato delegazioni studentesche provenienti da Enna, Siracusa, Caltanissetta e Piazza Armerina, centri che per primi sono stati colpiti dall’effetto della diminuzione dei fondi da parte dell’Assessorato all’Istruzione Regionale. Nell’assemblea degli studenti riunitasi presso la mensa di via Oberdan, una struttura che da sola deve fornire più di 2000 pasti al giorno per cercare di coprire le enormi richieste che arrivano da tutto l’ateneo catanese, i rappresentanti delle varie facoltà si hanno dato voce ai problemi a cui giornalmente gli studenti vanno incontro, esponendo così tutti i motivi di un disagio che potrebbe durare al lungo e incidere notevolmente sulla qualità dei nostri atenei. Uccio Muratore, Rappresentante degli studenti in seno al consiglio di amministrazione, boccia nettamente il Disegno di legge regionale che rende effettivo nell’isola il “buono scuola”, si parla di 55 milioni di Euro, mentre Salvo Cappellano, in rappresentanza del coordinamento delle Liste di Sinistra, ha puntato il dito verso l’incapacità della regione siciliana che “non riesce a garantire diritti inderogabili ed essenziali”. Dito puntato anche verso l’opera Universitaria Catanese presieduta da Prof. Marino che, in questi mesi, a detta delle rappresentanza studentesche, non ha certamente brillato per capacità gestionali e di programmazione. I rappresentanti delle sedi decentrate hanno reso partecipi i loro colleghi dello stato di disagio in cui si fa università nel resto della Sicilia, Francesco Mendola, iscritto al secondo anno di ingegneria Ambientale di Enna e rappresentante Campus all’università, ha sostenuto l’assurdità di non poter godere di “nessun servizio a parità di tasse con l’ateneo catanese”, mentre Carmen Strazzeri, quarto anno di Architettura a Siracusa, confermava la riduzione del servizio mensa e i dubbi degli studenti sulla riattivazione del buono libro. Una situazione difficile dunque che urge di provvedimenti urgenti da parte dell’opera universitaria e della regione Siciliana per cercare di dare soluzioni concrete e durature ad uno stato di malessere che si diffonde a macchia d’olio in tutta l’isola. Fra tutte le varie testimonianza ci appare drammatica quella dei rappresentanti di Piazza Armerina, dove non è mai stato erogato un servizio agli studenti dall’apertura dell’università fino ad oggi. Al momento sembra che, grazie ad un’impegno spesa di 500000 euro da parte dell’assessorato Regionale, le mense dovrebbero riaprire entro la prima settimana di novembre, ma le incertezze sul futuro prossimo dei diritti universitari sembrano più che legittime in uno scenario caratterizzato da una programmazione inadeguata da parte di istituzioni e enti preposti alla promozione e gestione del diritto allo studio. Nonostante la ripresa di alcuni servizi, che comunque non corrispondono alle reali esigenze della popolazione universitaria siciliana, sembra infatti che le problematiche potrebbero riproporsi con maggior forza già all’inizio del prossimo, difficoltà che costringerebbero l’università siciliana, e gli studenti siciliani, a convivere con emergenze a cui, al momento, non si intravede soluzione.

 

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