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Giro98 Tribeart
Gli espressionisti

di vanessa viscogliosi

Tinte vivaci e pennellate vibranti di intensa carica emozionale. I dipinti espressionisti comunicano allo spettatore i sentimenti e gli stati d’animo del proprio autore, che sembra utilizzare la tela come spazio ideale per sfogare i propri pensieri sul mondo che lo circonda.
E proprio alla rappresentazione drammatica e soggettiva della realtà espressa in modi accentuati si deve il termine espressionismo, utilizzato per la prima volta nel 1914 in una monografia di Paul Fechter sul gruppo del Ponte di Dresda (Die Brücke, nato nel 1905) e su quello del Cavaliere Azzurro di Monaco (Der Blaue Reiter, nato nel 1911).
Per analogia anche Le Belve (Fauves), gruppo nato in Francia nel 1905, verranno definite espressioniste dalla critica.
I programmi degli Espressionisti tedeschi danno avvio a quella che è stata definita l’età delle Avanguardie. Ricordiamo che con “Avanguardia” si intende un movimento artistico organizzato, con un proprio manifesto in cui vengono spiegati i propri obiettivi comuni; solitamente un’arte rivoluzionaria dal punto di vista stilistico e sociale.
Senza dubbio gli Espressionisti hanno apportato novità sostanziali nel linguaggio artistico.
Gli artisti della Brücke propongono un preciso programma scritto in cui si autodefiniscono realisti e rivoluzionari. Con le loro opere vogliono manifestare un’accesa polemica contro la società borghese e conservatrice tedesca. Per estraniarsi e sfuggire da una realtà che non accettano e alla quale non vogliono prendere parte, gli Espressionisti di Dresda preferiscono ricercare le proprie radici germaniche. Questo spiega la loro predilezione per la xilografia, una tecnica tipica del Medioevo tedesco.
Kirchner e compagni, seguendo la strada già intrapresa dal francese Gaugain, da loro molto ammirato, traggono ispirazione dall’esotico, dall’arte primitiva. Prendono quindi corpo rappresentazioni caratterizzate dalla spontaneità e prive di forzature stilistiche. In alcuni casi i dipinti degli artisti della Brücke sembrano essere eseguiti, intenzionalmente, senza particolare cura e ciò per sottolineare la loro volontà di esprimersi con naturalezza, potremmo quasi dire come degli “occidentali selvaggi”.
Il gruppo del Ponte si scioglierà nel 1913. Due anni prima (mentre la Brücke si stava trasferendo a Berlino) prende vita a Monaco un altro gruppo rivoluzionario, il Blaue Reiter.
Kandinskj e Marc, ai quali si deve la nascita del Cavaliere Azzurro, condividono con la Brücke il rifiuto di un’arte accademica in nome di un’arte spontanea, anche imperfetta, e capace però di giungere con immediatezza alle radici più nascoste dell’emozione e della spiritualità.
L’obiettivo che Kandinskij si prefiggeva di raggiungere era quello di abbandonare la mimesi e di realizzare un’arte capace di esprimere contenuti spirituali con la stessa immediatezza e “astrattezza” della musica.
Nessun artista, prima del russo, aveva formulato una teoria così innovatrice che prevedeva addirittura l’abbandono della mimesi. Sia i Fauves che i Cubisti ne avevano certo determinato una crisi, ma anche gli artisti più arditi, come il grande Picasso o Braque, avevano creato dei mezzi, come il collage, per non perdere del tutto un contatto con la realtà.
Alcune delle grandi opere della Brücke e del Blaue Reiter sono presenti nella mostra a loro dedicata dal Complesso del Vittoriano a Roma, Gli Espressionisti. 1905-1920.
Circa 160 opere propongono l’universo espressionista in quasi tutte le sue sfaccettature: dipinti, xilografie, litografie, incisioni, tempere e sculture. Quest’ultime, raramente esposte e poco note di artisti come Kirchner, Heckel, Schmidt-Rottluff, Marc, Macke, costituiscono un’ulteriore prova della tendenza degli Espressionisti a raffigurare soggetti filtrati dalla propria personalità e legati alla tematica primitiva.
In mostra anche dipinti di Grosz e Dix, rappresentanti del nuovo espressionismo, nato all’indomani della prima guerra mondiale, che mette in luce la crudeltà della realtà contemporanea e le mostruosità del conflitto. Non è più il colore e la forma a comunicare, ma il contenuto dell’opera.

“L’artista espressionista non guarda: vede;
non racconta: vive;
non riproduce: ricrea;
non trova: cerca”.
(Kasimir Edschmid, 1917)

 

 

 

Il Progetto
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