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Giro98
Cosa succede in città...
Limpatto emotivo con gli "orrori"
della tv
di Vanessa Viscogliosi
Morti, sangue, omicidi, infanticidi,
stupri collettivi. Non è il sunto dellultimo
film horror di Dario Argento ma è, semplicemente,
laberrante realtà degli ultimi giorni,
se non degli ultimi mesi.
Ragazzi che uccidono i propri genitori per futili
motivi.
Madri depresse che soffocano i figli.
Padri e figli che sparano allimpazzata sulla
folla solo per gioco.
Adolescenti che si muovono in branco, magari guidati
da un adulto, che stuprano e poi uccidono le compagne
di scuola con cui hanno studiato il pomeriggio
prima.
Tragedie che fanno riflettere e che ci inorridiscono.
La crudezza delle immagini e delle parole con
cui molti giornalisti televisivi confezionano
i loro articoli, sicuri di suscitare linteresse
nello spettatore in modo da alzare lo share, è
tale che mi domando spesso: Come possono
reagire le persone più sensibili
o, peggio, quelle affette da patologie psichiatriche
particolari a questi drammatici servizi giornalistici?
Per puro caso sono venuta a conoscenza di uno
studio, di prossima pubblicazione, effettuato
dal Centro Cefalee e Neuropsichiatria di Ostuni,
proprio su questo argomento. Sono stati esaminati
due gruppi di soggetti: il primo, composto da
50 elementi affetti da depressione, attacchi di
panico, disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi
di ansia; laltro, di egual numero, caratterizzato
da individui normali.
Dopo la visione degli orripilanti servizi, gli
esperti hanno sottoposto i due gruppi campione
a dei test psicologici per valutare limpatto
emotivo e la reazione di ciascuno.
In entrambi i gruppi si è verificato uno
stato di ansia più o meno accentuato. Nel
primo gruppo, la cui patologia spesso è
legata a fantasie suicide, si sono riscontrate
chiare condizioni di identificazione con le persone
che hanno commesso il reato o che hanno compiuto
il suicidio. Nelle mamme, in particolar modo,
lo stato di ansia è diventato particolarmente
serio e drammatico e riconducibile al terrore
di divenire esse stesse le assassine dei loro
figli.
I risultati di questo primo test erano più
o meno prevedibili. La parte interessante dellindagine
condotta dal Centro di Ostuni risiede, soprattutto,
nello studio della risposta emotiva che i due
gruppi hanno avuto di fronte alle stesse notizie
ma, questa volta, ricevute in occasione di dibattiti
svoltisi in alcuni talk-show televisivi, ai quali
hanno preso parte degli esperti che hanno spiegato
le ragioni che muovono certi comportamenti.
I soggetti dei due gruppi hanno avuto la medesima
reazione: hanno mostrato, infatti, uninquietudine
minore e un maggiore equilibrio.
Questo secondo caso ha messo in luce un aspetto
molto importante. Comunicare agli spettatori eventi
tragici senza alterare la sensibilità o
aggravare malattie specifiche di qualcuno è
possibile se fatto con criterio, rispetto e saggezza.
Occorre, quindi, uninformazione televisiva
corretta che tenga conto dei problemi che alcune
notizie possono suscitare in determinate persone.
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