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Giro98
Zerobook
I lager in Italia
"La perdita della memoria
storica è uno dei pericoli gravi dell'Italia
di
oggi. Si sentono anche uomini politici di sinistra
parlare con toni fin
troppo comprensivi di chi sessant'anni fa scelse
di stare dalla parte
sbagliata, dalla parte del fascismo". Parole
del professor Giuseppe
Tamburrano, presidente della Fondazione Nenni,
che ha sottolineato
l'importanza, in questo quadro, del libro di Fabio
Galluccio "I lager in
Italia. La memoria sepolta nei duecento luoghi
di deportazione fascisti"
(Nonluoghi Libere Edizioni, settembre 2002, p.
226, 13 euro, ill.), che apre
una pagina nascosta della storia italiana e degli
orrori fascisti.
Tamburrano è intervenuto alla presentazione
ufficiale del volume, a Roma,
alla sala della stampa estera, di fronte a una
nutrita rappresentanza di
corrispondenti stranieri (non altrettanto sensibili
i mass media italiani).
"Con il passare del tempo - ha aggiunto -
si rischia che tutto si mescoli,
che si diluiscano le responsabilità, che
non ci sia più una parte giusta -
quella di chi ha lottato contro il fascismo e
per la democrazia - e una
sbagliata - quella di chi ha servito quel regime
liberticida. E invece
questa distinzione di valori vale oggi come allora.
La nostra Repubblica è
fondata sull'antifascismo; ma oggi abbiamo qualche
ministro che si offende
se un suo collega sottolinea che chi stava con
Mussolini, sessant'anni fa,
era dalla parte sbagliata".
Il corrispondente dall'Italia di
Liberation, Eric Jozsef, presidente della
stampa estera, ha manifestato lo stupore provato
durante la lettura del
libro di Galluccio, che snocciola via via, in
un viaggio nell'orrore, i
luoghi della vergogna dimenticata. "Galluccio
- ha detto Jozsef - ci
accompagna in un viaggio doloroso; ci racconta
le sue partenze in macchina e
le faticose ricerche delle tracce di ciò
che resta oggi dei campi fascisti,
nei posti più belli e più sperduti
d'Italia, ma anche nelle città o a due
passi da Roma, ad Alatri, dove sono ancora in
piedi e ben visibili le
baracche del lager, senza che nulla lo indichi.
Una memoria negata che
questo libro riapre con un grido affinché
la rimozione italiana, finalmente,
lasci spazio all'elaborazione della colpa come
è accaduto in altri Paesi".
Al giornalista francese ha fatto
eco l'autore, contrappuntato dalla lettura
di qualche brano del libro affidata all'attore-regista
Francesco Apolloni.
"Intanto - ha detto Galluccio - si potrebbe
cominciare con una lapida in
ognuno di questi luoghi terribili, che oggi sono
tragici monumenti al
nulla: solo in rari casi c'è una targa
che ricorda la destinazione di quei
luoghi: caserme, ex conventi, ville fatiscenti,
sedi di vari istituti
trasformati in lager; oppure campi costruiti ad
hoc. Ho girato l'Italia alla
ricerca di questi luoghi che oggi sono quasi sempre
difficili da
individuare. Ho parlato con la gente, ho cercato
di ricostruire la storia e
la vita di questi lager; ma è una memoria
in buona parte rimossa. Ho cercato
i sindaci, i parroci, ho chiesto che almeno si
pensasse di mettere un
cartello per ricordare quei fatti orribili di
sessant'anni fa. Per ricordare
che in quei luoghi furono rinchiuse migliaia di
persone. Ebrei, dissidenti
politici, zingari, stranieri, omosessuali. Molti
da quei luoghi furono
trasferiti ai lager e ai campi di sterminio nazisti
e non tornarono mai a
casa".
Galluccio riapre una pagina inquietante
della storia italiana, una pagina
vergognosamente coperta dall'omertà storiografica
e politica nel dopoguerra,
quando l'Italia doveva rifarsi una verginità,
alimentare la leggenda degli
"italiani brava gente" ed evitare i
tribunali internazionali (come ricordato
anche in sala, la Jugoslavia, che ha avuto diverse
migliaia di vittime nei
lager italiani, voleva trascinare a Norimberga
i criminali fascisti). Il
libro di Galluccio racconta il crescendo propagandistico
razzista, le leggi
del '38 e la loro applicazione dalle prime discriminazioni
alle deportazioni
verso i campi che ogni prefetto avevfa ordine
di istituire e l'autore cerca
di indagare e ricostruire e le condizioni di vita
in una parte di queste
prigioni per innocenti.
Dopo la guerra, fu minimizzata
la responsabilità del popolo italiano e
persino quella del regime fascista: si tentò
di accollare ai nazisti anche
la responsabilità dei lager in Italia.
Eppure, come confermò lo stesso De
Felice, erano centinaia (per il noto storico del
fascismo 400, comprendendo
però anche i luoghi di confino) i campi
di concentramento voluti da
Mussolini. Galluccio, nel suo libro, ricostruisce
il percorso che condusse
all'orrore: mette a nudo non solo la cinica crudeltà
degli uomini del regime
(ministri, sottosegretari, prefetti...) ciecamente
asserviti alla ragion di
Stato, ma anche l'ambiguità della Chiesa
cattolica e più in generale la
connivenza di una società che assistette
senza reagire all'apoteosi
razzista, celebrata per anni sulle prime pagine
dei giornali "ariani" che
avevano costruito ad arte l'idea collettiva del
"pericolo del diverso" del
quale si reclamava la deportazione civile.
A quest'ultimo aspetto si è
collegato l'editore, Zenone Sovilla, che ha
posto l'accento, tra l'altro, sul rischio che
oggi nuove, striscianti e
inafferrabili negazioni della dignità umana
si verifichino ai danni di altri
gruppi deboli. Gruppi "diversi" che
diventano "mostri sociali" - dai nomadi
nei campi ai "clandestini" nei centri
di detenzione temporanea - senza che
la coscienza collettiva avverta la enorme gravità
di queste aberrazioni
autorizzate, complici le semplificazioni e le
mistificazioni spesso
allarmistiche della stampa e della politica.
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