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Altrabitare per Catania

Altrabitare, così abbiamo deciso di chiamarci a partire da un desiderio comune: inventare modalità e forme nuove per abitare il mondo e trasmetterle con un’azione politica quotidiana.

Siamo un gruppo di otto donne stabili e poche altre in transito, gruppo eterogeneo per età, percorsi di vita, esperienze politiche, identità sessuali. Ci incontriamo regolarmente una volta la settimana in un luogo molto confortevole, il laboratorio teatrale di Concetta.

Ci unisce, credo, il disagio provato nei luoghi misti della politica, il desiderio di confrontarci con altre donne, la convinzione che le dinamiche patriarcali siano ancora oggi dominanti tanto al Sud che al Nord del mondo, la consapevolezza che non basta essere donne per essere femministe.

Siamo nate dall’incontro di due gruppi, il primo si era aggregato attorno a un documento del Gruppo Sconvegno (gruppo femminista di giovani donne di Milano), che Eleonora Cirant mi aveva inviato nei primi mesi di quest’anno, il secondo invece a partire da una riflessione attorno alla proposta di legge sulla procreazione assistita. (Il 30 aprile di quest’anno infatti quattro di noi - che partecipano al CSF - organizzano un primo incontro in uno spazio pubblico della città per una riflessione su questa proposta di legge. Da quel giorno i due gruppi entrano in relazione e cominciano un percorso comune).

Durante questi primi mesi di vita del gruppo sono emersi desideri differenti, ma soprattutto l’esigenza del “fare”… abbiamo così deciso di lavorare in tempi lunghi sul recupero dei saperi locali, a partire dal corpo, attraverso la casa, per arrivare alla città (sicurezza alimentare, bioarchitettura, riuso, forme e sistemi di scambio di tempo, saperi, risorse e competenze disponibili).

Alcune di noi si sono dette che anche il pensare e il parlare fra di noi è un modo per “fare”, e soprattutto che è necessario pensare a come e perché facciamo le cose, altrimenti rischiamo di cadere nei soliti tranelli delle urgenze esterne alle quali dare risposte. Non vogliamo sentirci ricattate da ciò che è fuori di noi e non vogliamo soprattutto per l’ennesima volta cadere vittime di una logica produttiva.
Il tema della procreazione assistita ha accompagnato il nostro percorso dando spesso luogo a dibattiti forti e appassionati soprattutto a partire dalle diverse identità sessuali. Le molteplici posizioni di ciascuna di noi rispetto alla maternità, al sentimento materno, alla medicalizzazione della riproduzione, alla procreazione donna con donna, e le domande che ci siamo poste, ci hanno convinte che in questa materia sia impossibile e inopportuno legiferare dall’alto se non per garantire la salute della donna e della creatura che nascerà e per evitare la mercificazione degli embrioni, e abbiamo deciso di allargare la questione e di ragionare intorno alla domanda: “maternità, bisogno indotto?”, chiedendo anche uno spazio permanente sul mensile del CSF, L’isola possibile, per allargare il dibattito.

Al momento stiamo cominciando una riflessione intorno all’acqua, ricollegandoci ad alcuni luoghi delle donne nella città, i lavatoi e le fontane.
Il nostro sogno è recuperare un borgo abbandonato o un quartiere di una città per rivalorizzarlo e, attraverso i metodi dell’urbanistica e della progettazione partecipata, dargli nuova possibilità di vita attraverso un progetto femminista.
Io nell’insieme sono contenta, mi interessa inventare altre forme di vita e convivenza possibili, e trasmetterle all’esterno per incidere sull’immaginario collettivo e dare ad altre, e anche ad altri, la possibilità di ripensarsi a partire da sé. Non mi interessa elaborare né subire un modello alternativo da imporre dall’alto. Penso che si possa fare questo lavoro insieme a donne di età differenti se ci si pone in una dimensione di ascolto reciproco, eliminando il giudizio e regalando all’altra l’agio di esprimersi nel modo in cui lei stessa si percepisce, solo così si continua e si rende viva una storia iniziata tanti anni fa.

Non so esattamente dove andremo con questo gruppo, né posso-voglio saperlo, ma sono contenta proprio perché siamo diverse fra di noi, questo scarto di età, di esperienze, di desideri credo sia una grossa opportunità, perché ci regala distanza, tempo e spazio, vuoto creativo.

Sara Fichera per Altrabitare

Se sei interessata puoi venirci a trovare ogni martedì, alle ore 21.00, al Centro Kerè (via Macherione 21 Catania), o puoi contattarci scrivendo al seguente indirizzo: sf.biko@tiscalinet.it

 

Il Progetto
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