segnali dalle città invisibili
 

Giro95 Parigi val bene una messa?
Se dalla coppia nasce l'opera

di pina la villa

Les temps modernes, giugno-luglio 2002, N° 619, dedica a Simone de Beauvoir uno speciale, con saggi di diversi studiosi.
Uno dei saggi più interessanti è quello di Éliane Lecarme-Tabone, La couple Beauvoir-Sartre face à la critique féministe, pp. 19-42. Dopo aver passato in rassegna le varie tesi relative a una sottovalutazione e autosottovalutazione di Simone (Mary Evans, Michèle Le Doeuff, Toril Moi, Eva Gothlin, Sonia Kruks, Margaret A. Simons, Kate ed Edward Fullbrook) Lecarme trae le sue conclusioni. Abbiamo tradotto la parte più interessante, che oltre a toccare il senso del rapporto fra i due scrittori, affronta qualche spunto interessante sul rapporto filosofia-narrazione.

"Il mio progetto non è discutere qui su un piano filosofico e dentro un dibattito serrato le diverse teorie sopra riassunte, ma di interrogarmi sul percorso che le sottende e sui presupposti che esse implicano. Il primo punto che occorre commentare riguarda la scena "originaria" della fontana Medici [prendo la citazione dal saggio di Bassan, "Una mattina, al Lussemburgo, accanto alla fontana dei Medici, gli esposi quella morale pluralista che m'ero fabbricata per giustificare le persone che amavo ma alle quali non avrei voluto assomigliare: lui la fece a pezzi. Ci tenevo a quella teoria, perché mi autorizzava a prendere il mio cuore ad arbitro del bene e del male; mi dibattei per tre ore, e infine dovetti riconoscere la mia sconfitta; in più, durante quella conversazione, m'ero accorta che molte mie opinioni riposavano su partiti presi, sulla malafede, sulla storditezza, che i miei ragionamenti zoppicavano, che avevo le idee confuse. 'Non sono più sicura di ciò che penso, e neanche di pensare', annotai, disarcionata", da Memorie di una ragazza per bene]: Beauvoir ha abdicato davanti a Sartre, automutilandosi? Così come è descritta nelle Memorie di una ragazza per bene, la "disfatta", per quanto cocente non ha niente di definitivo: essa insinua un dubbio salutare sul piano filosofico, un nuovo programma di lavoro, e il desiderio di progredire. Il diario, all'inizio della domenica del 21 luglio, attesta la sincerità di questo "mouvement" di ammirazione e di emulazione insieme, ancor più chiaro nella sua concisione "ramassée": "Rivelazione di una ricchezza di vita incomparabile con quella del giardino troppo chiuso dove io mi rinchiudo - di una forza di pensiero che esige perché vi attinga il lavoro più rigoroso, di una maturità che invidio e alla quale mi riprometto di dedicarmi"
Nelle sue Memorie come in alcune interviste, Simone de Beauvoir si mostra d'altronde perfettamente cosciente delle cause istituzionali che spiegano la superiorità scoperta non solo in Sartre ma in tutti "i condiscepoli": la posseggono sul piano del metodo, della cultura, della chiarezza delle prospettive, perché sono più anziani e hanno avuto una migliore formazione rispetto a lei. Resta che Sartre la soggioga attraverso un'autorità intellettuale particolare, che gli riconoscevano anche i suoi condiscepoli: era "l'uomo dalla famosa capacità di lavoro", quello di cui Georges Canguilhem lodava la "potenza intellettuale formidabile", quello di cui Aron poteva dire: "Tutte le settimane, tutti i mesi, egli aveva una nuova teoria, egli me la sottoponeva e io la discutevo: era lui che sviluppava le idee e io che le discutevo".
Riconoscendo la superiorità di Sartre, Simone de Beauvoir non rinuncia, per questo, a se stessa. Dopo aver constatato l'"impresa intellettuale così forte, così feconda, così amata" di Sartre, il mercoledi 7 agosto 1929 essa conclude nel suo diario: "[…] se qualcuno è l'accesso a una vita più larga, più alta, io sono tutta nelle sue mani, capace di sacrificare terribilmente per lui. Così, "chérissant tellement plus le lama" , è a Sartre forse che io tengo incomparabilmente di più; tanto più che mi sento compenetrata del suo pensiero". Scegliendo Sartre, è un completamento personale esigente che lei fa prevalere, come lo indica nelle Memorie di una ragazza per bene: non si tratta di una ricostruzione retrospettiva dell'autobiografia.

E' possibile che la messa in scena della morale pluralista (ispirata d'altronde da Herbaud-Maheu) abbia rafforzato in Simone de Beauvoir la vocazione letteraria a detrimento del progetto filosofico, presente nel diario, ma ancora confuso e, a volte, mal distinto dal progetto letterario. Contrariamente al processo di misconoscenza che si è potuto fare [su di lei] Simone de Beauvoir riconosce con lucidità che la condizione femminile non favorisce la creazione filosofica, cioè "la concentrazione", "l'ostinazione" che spingono rari spiriti a condurre in porto" questo delirio concertato che è un sistema [filosofico]".
Questo non significa però che la letteratura rappresenta un tanto peggio al quale si sarebbe rassegnata in mancanza di meglio. La sua vocazione letteraria è antica, si possono seguire tutte le tracce nelle Memorie di una ragazza per bene e corrisponde a una motivazione profonda: "[…] i libri, tutti lo sanno: essi toccano l'immaginazione, il cuore; valgono al loro autore la gloria più universale e più intima."[Memorie, e L'età forte] In più, letteratura e filosofia non si oppongono necessariamente e non entrano, non più, in un rapporto gerarchico. Il romanzo si distingue dal sistema teorico, ma non esclude la ricerca della verità inerente alla ricerca filosofica, né per Sartre, né per beauvoir, in questo momento decisivo del loro incontro. Sartre, ci dice Beauvoir, "amava tanto Stendhal che Spinoza e si rifiutava di separare la filosofia dalla letteratura". Lo dimostrerà d'altronde con La Nausea, e nelle sue interviste del 1974 darà nuovamente la priorità alla letteratura. In "Letteratura e metafisica", articolo scritto nel 1946, Simone de Beauvoir presenterà il romanzo come "una autentica avventura spirituale", suscettibile di scoprire delle verità di cui nessun teorico può proporre l'equivalente astratto. Non ha lei stessa, d'altronde, con L'invitata, realizzato finalmente il programma che aveva delineato, nel 1927, nel suo diario, semplicemente con uno spostamento di priorità? La scelta della letteratura, esplicitamente assunta tante volte da Simone de Beauvoir, non costituisce una disfatta.
Sartre sembra, certo, manifestare talvolta qualche condiscendenza sul piano filosofico, al cospetto della ragazza, come mostra un passaggio dei "Cahiers de jeunesse": così il mercoledì 17 luglio 1929, Simone scrive: "[…] Dice su di me delle cose così profonde - che non sono nobile, né morale, ma generosa, in fondo una giovane donna, intellettualmente meno coltivata che istruita e spiazzante quando parlo di filosofia, ma un caro Castoro". E' evidente, però, che ammettendola nel circolo dei "petits camerades" Sartre ha riconosciuto il valore filosofico di Simone de Beauvoir. Lontano dal giocare un ruolo di ostacolo al suo completamento intellettuale, lo si vede, più tardi, stimolare la sua energia nel momento della minore attività e intervenire positivamente come promotore di progetti decisivi nella sua carriera, in maniera particolare all'origine de L'invitata e del Secondo sesso. Infine, come le femministe hanno sottolineato, Simone de Beauvoir a saputo esprimere una voce personale, malgrado le difficoltà teoriche incontrate, una volta trovato il soggetto che solo lei poteva trattare.

La couple Beauvoir-Sartre face à la critique féministe
di Éliane Lecarme-Tabone
in "Les Temps Modernes", "Présences de Simone de Beauvoir",Giugno-Luglio 2002, n° 619.

 

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