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Giro93
Micrologos
Mai dire Concorso
Migliaia di giovani laureati
disoccupati a Roma per 90 posti allINPS
di angelo luca pattavina
Cosa ci fanno 2000 giovani laureati
alla Fiera di Roma?
E gli altri 2000 davanti allErgife?
No, non sono lì per un censimento generale
dei graduati dItalia, e non sono lì
neanche per un convegno nazionale dove discutere
del futuro del mondo del lavoro.
Sono lì semplicemente per partecipare ad
un concorso.
Non un concorso di bellezza, nè di intelligenza,
nè di bravura, un concorso pubblico per
avere un lavoro. Sì, un lavoro. Quello
che la nostra Costituzione pone, con malcelata
ipocrisia, alla base del nostro Stato: LItalia
è una Repubblica fondata sul lavoro.
Mai nessun incipit fu così sbagliato.
Certo, tentar non nuoce, e poi,
penserà qualcuno, se uno il concorso lo
vince si sistema a vita. E invece no. Quello che
questi poveri disgraziati si contendono non è
altro che un misero contratto di formazione e
lavoro della durata di due anni per lavorare allINPS,
lIstituto che un giorno forse darà
loro la tanto sudata pensione (anche se, vista
levoluzione in corso, mi sa tanto che questi
giovani laureati la pensione non la vedranno mai).
Ma voi vi chiederete: Quanti posti ci saranno
disponibili per questorda di partecipanti?
1000? 500? 200? No, semplicemente 90 posti. Vi
rendete conto? 90 posti per migliaia di persone!
Una probabilità di successo vicina a quella
di un terno al lotto.
Ma facciamo un passo indietro e
partiamo dallinizio.
Esce il concorso sulla Gazzetta della Repubblica
- Serie Speciale Concorsi. Passano mesi e finalmente
riesci a scoprire che sono state stabilite le
date in cui devono effettuarsi le prove. Nel frattempo,
ci si prepara cercando di studiare nove materie
i cui libri potrebbero riempire una casa ma che,
nellillusione che possa bastare e nella
realistica considerazione del tempo a disposizione,
si riducono ad uno solo di quelli che le prestigiose
case editrici del settore preparano ad hoc millantando
una preparazione adeguata per il concorso. Poi,
dopo aver speso una fortuna (sì perchè
questi libri costano sempre e solo una fortuna)
cerchi di studiarli e ci ritrovi errori, inesattezze,
incongruenze e tutto ciò che ti può
solo confondere le quattro idee chiare che avevi
prima di aprire il libro (sto volontariamente
esagerando, ma il fondo di verità rimane).
Arriva finalmente il gran giorno,
e tutta lItalia che per anni ha studiato
per ottenere quel pezzo di carta così importante
(la laurea) si ritrova sotto il sole caldo della
capitale in fila per conquistarsi un posto al
sole (che paradosso!).
Quanto tempo ci vuole per una prova scritta? Dalle
11.00 alle16.30. Più di 5 ore chiusi in
un padiglione gigante a sopportare una voce che
dallaltoparlante non fa altro che richiamare
al silenzio (neanche fossimo allasilo, o
in caserma) e perdere tempo e fiato a leggere
inutilmente delle istruzioni che tutti i candidati
hanno sotto gli occhi (manco fosse un concorso
per analfabeti e rincoglioniti).
Non si comincia se prima non sono pronti tutti
nei padiglioni della Fiera e dellErgife.
Assoluto rigore procedurale. Un rispetto della
sincronia che neanche sui campi di calcio dellultima
partita del campionato di serie A con la sfida
in sospeso per lo scudetto tra Inter e Juventus.
Piccola nota di servizio. Per evitare
che qualcuno morisse disidratato cera (intelligentemente)
un piccolo carrello che forniva bibite fresche
ai candidati sequestrati a prezzi,
bisogna dire, veramente modici: 1 euro una bottiglietta
dacqua piccola. Approfittatori!
Ma la cosa più interessante
da sottolineare in questo clima di perfezione
organizzativa è il rispetto di una regola
madre di tutti i concorsi: la trasparenza.
Non cera nessuna modalità che garantisse
che la scheda con le risposte segnate potesse
essere collegata alla scheda con i dati anagrafici
ed il numero di codice di ciascun candidato. Per
la serie, cè sempre la possibilità
di mischiare le carte come e quando si vuole.
Ma ancor più beffarda è la risposta
che viene data dalla Commissione quando viene
fatto notare questo problema: Noi non possiamo
farci nulla, comunque per chi è interessato
lapposizione del codice del candidato sulla
scheda delle risposte verrà fatto successivamente,
in seduta pubblica, (una seduta pubblica
che mi ricorda tanto quella per il sorteggio degli
scrutatori in occasione delle elezioni, dove stranamente
cè qualcuno che ha una fortuna così
grande da essere casualmente estratto
ad ogni consultazione elettorale). Ma siamo proprio
sicuri che non cè un metodo più
trasparente (e forse anche più semplice)
per organizzare questo tipo di operazioni?
Comunque. Consegnati a tutti i
candidati i fogli con le domande, il tempo, che
fino ad allora era passato con una lentezza esasperante,
diventa improvvisamente inesorabile. Unora
e mezza per rispondere a cento quesiti che, tra
larticolazione della domanda stessa e la
lunghezza delle risposte, a mala pena bastava
per cercare di non dare delle risposte non ragionate
e casuali.
Unora e mezza volata via sotto il controllo
dei cecchini sorveglianti.
Alla fine dei conti, quando tutto
è finito, il popolo del maxi-concorso si
ritrova tutto compatto alla fermata del bus che
porta alla stazione. Si ritorna tutti a casa.
Con ununanime considerazione, dai dottori
in legge a quelli in economia: qualè
la ratio per cui è necessario fare domande
assolutamente specifiche in ciascuna delle materie
oggetto desame?
A voi la risposta.
E, con rispetto e stima (e un pizzico dinvidia),
ai novanta cervelli che hanno saputo rispondere.
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