segnali dalle città invisibili
 

Giro91 Punto G
19 maggio 2002

La crisi Fiat e la sindrome dalla macchina da scrivere
di dario fo, jacopo fo e franca rame

Pare che l'azienda del signor Agnelli sia in crisi. Diciamo
pare perche' il vecchio Re non e' nuovo al piagnisteo. C'e'
chi sospetta che la sua strategia sia di assumere quando il
mercato e' eccitato e usare i fondi pubblici della cassa
integrazione appena le vendite calano.
Ma c'e' chi sostiene che questa volta la Fiat si trovi in
una seria crisi reale.
In effetti il signor Agnelli potrebbe essere l'ennesima
vittima della sindrome delle macchine da scrivere. Anni fa
se ne vendevano a milioni. Poi sono arrivati i computer e
tutte le aziende che non si sono adeguate in tempo sono
scomparse. Milioni di macchine da scrivere buttate nella
pattumiera del mercato. Anche volendo comprarne una oggi
avreste dei problemi a trovarla.
La politica commerciale della Fiat, in questi 50 anni, e'
stata piu' conservatrice dei governi democristiani che
l'Avvocato appoggiava.
Ad esempio da 30 anni la Fiat vende in Brasile auto che
vanno a alcol metilico ma si e' guardata bene dall'importare
l'uso di questo carburante economico e molto meno
inquinante, in Italia. L'Avvocato non ha a cuore la salute
degli italiani?
Gia' negli anni '80 Fiat aveva in mano il Totem, una
fantastica invenzione. Si tratta di un motore, che si puo'
alimentare anche a alcol metilico, che produce elettricita'
e calore. D'estate si puo' collegare a un refrigeratore per
produrre freddo. Un marchingegno in grado di far risparmiare
almeno il 30% delle spese per il combustibile e di
salvaguardare l'ambiente (oltretutto se si usa il gas per
produrre elettricita' si paga l'Iva al 10%, se si produce
solo calore l'Iva e' al 20%).
Ma assurdamente non e' stato fatto quasi nulla per imporre
questo prodotto innovativo sul mercato. Il management Fiat
aveva progettato l'auto elettrica annunciando grandi
investimenti all'Alfa Romeo di Arese ma poi tutto fu
lasciato cadere. Intanto Volkswagen ha sperimentato il
riciclaggio delle auto demolite (cioe' il totale recupero di
tutti i materiali utilizzati per costruire l'auto) e motori
a basso consumo alimentati con biodiesel, Mercedes e Ford
hanno cominciato a costruire su larga scala l'auto a
idrogeno (che esisteva gia' negli anni '70), Toyota ha
sviluppato la produzione di auto ibride benzina-elettricita'
in catena di montaggio, imballaggi riutilizzabili in
alluminio e carrozzerie super semplificate, la francese Mdi
ha realizzato il motore a aria compressa. Al salone di
Chicago del '96 veniva presentata la AFS-20 una berlina a
batterie cinetiche (dischi di metallo che ruotano a
altissima velocita' dentro cilindri sottovuoto, senza
toccarsi tra di loro e senza toccare il cilindro, grazie
alla forza respingente di particolari magneti). Ma certe
diavolerie non hanno mai scalfito la titanica prudenza
dell'Avvocato. Fiat, religiosamente fedele al petrolio e ai
motori ad alto consumo, restava cosi' indietro con
investimenti limitati nella ricerca, pur incassando
sovvenzioni statali di centinaia di miliardi per sviluppare
le innovazioni. Il dibattito che si sta svolgendo in questi
giorni sulla crisi della Fiat e di altre case
automobilistiche, e' tutto incentrato sul marketing: la
capacita' di cogliere i gusti e le mode, azzeccando il
modello piu' gradevole per la clientela. Ma e' un falso
problema. Se ricerchiamo ragioni piu' allargate ecco che
rispunta la cosiddetta sindrome delle macchine da scrivere.
Gia' cinque anni fa alcuni ricercatori fecero previsioni a
breve termine tragiche sul destino dei motori diesel e a
benzina, vaticinando, appunto, per le auto tradizionali, un
disastro del tutto analogo a quello che cancello' dal
mercato l'esistenza della macchine da scrivere. Ancora molti
non si rendono conto che milioni di persone non trovano piu'
accettabile il traffico convulso, l'inquinamento, l'aumento
dell'anidride carbonica, l'effetto serra, le guerre e le
dittature legate al potere del petrolio. Non riescono a
immaginare che queste auto pesanti, difficilmente
riciclabili, poco sicure e molto rumorose possano diventare
rapidamente una curiosita' del passato.

Dario Fo, Franca Rame, Jacopo Fo

 

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