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Giro89
Il Vittorini
La terra trema
R. Caracciolo e L. La Rocca
(V S)
Il film, sceneggiato e diretto
da Luchino Visconti, viene presentato al Festival
di Venezia del 1948. Il critico G. Sadoul lo definisce
"una grande opera del realismo costruita
come un romanzo e priva del sentimentalismo di
altre opere di quel periodo". Visconti aveva
intenzione di fare non uno, ma tre film, strutturati
in una trilogia dal titolo: "La terra trema";
realizzò invece soltanto il primo, "L'episodio
del mare", liberamente tratto dal romanzo
verghiano "I Malavoglia". La rilettura
in chiave progressista del romanzo, compiuta dal
regista, permette di riscontrare il contrasto
fra l'immobilismo del Meridione ed il bisogno
di rinnovamento della società. Ai suoi
occhi "l'epopea verghiana era lo spiraglio
su un mondo misterioso e titanico", del quale
Visconti subiva soprattutto il fascino della musicalità.
A differenza dalla raffinata operazione linguistica
verghiana, egli adotta il dialetto dei pescatori
di Trezza e scrive i dialoghi con l'aiuto degli
stessi attori, che gli suggeriscono la maniera
più "vera" per esprimere i loro
stessi sentimenti. Ma l'incomprensibilità
del dialetto rappresenta un ostacolo, così
Visconti decide di introdurre una brutta voce
fuori campo che riassume il significato delle
scene e ne commenta certe implicazioni morali.
Rispetto al fatalismo diffuso del romanzo verghiano,
Visconti dà ai suoi protagonisti, al loro
universo di "vinti", ed in particolare
al giovane 'Ntoni Valastro, la coscienza dello
sfruttamento e la capacità di maturare
l'esigenza di ribellarsi alle leggi immutabili
del destino.
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