segnali dalle città invisibili
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Un mondo in pillole: Istanbul
scheda paese

Istanbul (1° giorno)

19 gennaio 2002
Nonostante le poche ore dedicate al sonno e la sveglia alle 3:45 del mattino, io e il collega Alessandro riusciamo a prepararci nei tempi stabiliti e ad arrivare puntuali all'aeroporto Fontanarossa di Catania.
L'aereo decolla alle 6:15. L'entusiasmo è tanto e il sonno pure…tuttavia da provetti viaggiatori iniziamo a leggere le guide e i libri che ci accompagneranno durante tutto il viaggio. Iniziamo a documentarci sulla geografia e sulla storia di Istanbul.
La città è oggi una grande metropoli mondiale e questo grazie alla sua particolare posizione geografica. Istanbul si estende infatti sulle due sponde del Bosforo, che collega il Mar Nero e il Mar Marmara e nel frattempo separa l'Asia e l'Europa. Il "Corno d'Oro", insenatura di mare lunga 7 km, divide in due la parte Europea.
Istanbul è l'unica città al mondo situata su due continenti e per questo ebbe sempre una grande importanza geopolitica. Nel 330 d.C. l'imperatore Costantino, volendo dividere l'impero romano, elevò Bisanzio al rango di capitale dell'Impero Romano d'Oriente chiamandola Costantinopoli. Nel 1453 Mehmet II Fatih (Il Conquistatore) riuscì ad espugnare le mura di Costantinopoli e a convertire tutte le chiese in moschee. L'Impero Ottomano venne abbattuto con la prima guerra mondiale alla quale seguì un periodo repubblicano che sfociò nella presidenza assolutista di Atatürk.
Oramai mancano pochi minuti all'atterraggio sul suolo dell'antica Costantinopoli. Sono le 13:50 e gli assistenti di volo ci danno il benvenuto in terra turca: siamo arrivati!
Effettuate tutte le operazioni alla dogana, timbro e visto, ci incamminiamo verso l'uscita dell'aeroporto dove ci attenderà il pulmino per il transfer all'albergo. Ogni cosa attira la nostra attenzione e curiosità: dai cartelloni pubblicitari che popolano l'aeroporto agli stessi turchi che si rivelano un popolo davvero cordiale e premuroso.
Il tempo non è dei migliori: pioviggina e fa anche abbastanza freddo. Mezz'ora di strada e arriviamo in albergo, situato nel quartiere di Sultanahmet, l'area turisticamente più frequentata di Istanbul.
Sono le 3 del pomeriggio: disfiamo i bagagli, facciamo una rapida doccia e poi via, entusiasti e pimpanti più che mai, per iniziare la nostra avventura!
Appena usciamo dall'albergo ci rendiamo immediatamente conto di trovarci in un luogo incantato e magico. Il sole è già sceso e le prime luci artificiali prendono il sopravvento. Siamo in un punto in cui ci troviamo circondati dalle moschee più importanti di Istanbul: la Moschea Blu e Santa Sofia (oggi museo). I nostri occhi saltano da un dettaglio all'altro senza fermarsi un attimo. I lunghi minareti delle moschee, che animano ogni angolo, ci colpiscono molto: di lì a poco scopriremo che, cinque volte al giorno, dai loro megafoni con un suggestivo richiamo melodico l'imam richiama alla preghiera tutti i fedeli.
Arriviamo all'Hippodrome: oggi una striscia di giardini lunga circa 500 metri, caratterizzata da un obelisco egizio e uno bizantino e una deliziosa fontana, regalo del kaiser Guglielmo II in occasione della sua visita ad Istanbul nel 1901; ieri (in età bizantina) un ippodromo dove si tenevano incontri sportivi. Successivamente il piazzale servì come luogo di mercato e spesso di protesta contro il sultano residente nel vicino Topkapi Palace.
Accanto all'Hippodrome si trova la splendida moschea del sultano Ahmet, Sultanahamet Cami, o Moschea Blu, così chiamata per le decorazioni interne. Il sultano la fece costruire agli inizi del 1600 per contrastare la vicina Santa Sofia, che teneva ancora in sé memorie della Cristianità. Appena varcato uno dei cinque ingressi un giovane ragazzo si avvicina a noi e si improvvisa guida. Marcello, così da noi chiamato poiché il suo nome era alquanto impronunciabile, ci illustra con un inglese abbastanza fluente la grande moschea, l'ultimo edificio maestoso dell'architettura religiosa Ottomana.
Per un occidentale entrare in una moschea è un momento davvero particolare. Prima di varcare la soglia del luogo sacro occorre togliersi le scarpe, riporle negli appositi armadietti e coprirsi il capo, indicazione riservata soltanto alle donne, alle quali sono riservate delle speciali "gallerie" in fondo all'edificio.
Come sappiamo l'Islam proibisce le immagini: nella moschea quindi troveremo decorazioni caratterizzate da versetti del corano, da frasi del Profeta Maometto, da maioliche dai motivi floreali e tantissime finestre. Il pavimento è rivestito completamente dai tappeti, sui quali i musulmani si inginocchiano per pregare in direzione della Mecca. Il mihrab è la nicchia verso cui i fedeli si indirizzano per formulare la loro rituale orazione. Solitamente vicino ad essa si trova il mimber, ovvero il pulpito per la predica.
Una grande eleganza caratterizza l'esterno della Moschea Blu: la cupola centrale, le semicupole che la sostengono, i 6 minareti e tutti gli altri elementi architettonici sono organizzati con perfetta armonia.
Marcello continua a parlare senza mai fermarsi. Ogni tanto veniamo distratti dai suoi "colleghi" che tentano di venderci "set" di cartoline o guide sulla Turchia o Istanbul. La visita si conclude nel cortile esterno della moschea, al cui centro si trova una fontana in cui ogni fedele ha il compito di lavarsi le mani, i piedi e la testa prima e dopo la preghiera.
Con sommo stupore scopriamo che la nostra guida non pretende nessun tipo di "premio": contro ogni previsione ci offre addirittura un çay (tè turco) nel suo bazar. Si è fatto tardi e la stanchezza comincia a farsi sentire. Santa Sofia è chiusa: la visiteremo domani. Salutiamo Marcello e ci dirigiamo verso l'albergo.
Ceniamo in camera e organizziamo il tour per il giorno dopo…

 

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