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Giro89
Tanto per abbaiare
Tanto per abbaiare
riccardo orioles, 22 aprile
2002 - n.123
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Grande Berlusconi. E' lui il
vero rifondatore della sinistra italiana.
Un anno fa di questi tempi avevamo D'Alema che aveva
appena finito di
giocarsi a bingo il ds, Bertinotti tutto giulivo
perche' "avevo ragione
io", Rutelli che rutellava e Fassino che fassineggiava,
entrambi
nell'indifferenza generale. E i compagni Rondolino
e Velardi (vedi
Catena del 21 maggio) che scrivevano rispettosamente
a Berlusconi per
consigliargli l'elenco dei giornalisti rossi ma
perdonabili e da non
epurare. C'erano soprattutto gli operai di Torino
e Milano, delle
cinture storiche in cui era nata la democrazia italiana,
che almeno al
trenta per cento avevano votato per Berlusconi,
nell'indifferenza
generale.
Perche' cosi' tanti operai hanno votato per Berlusconi?
E' questa la
grande domanda che la sinistra italiana, nella sua
dalemaggine e nel
suo vippismo, aveva accuratamente rimosso. Rispondere
a questa domanda,
o anche semplicemente porsela, avrebbe infatti implicato
mandare a
fondo lo yacht di D'Alema, cacciare le contessine
e i fighetti dalle
feste di Rutelli, e anche riportare al negozio almeno
meta' delle
cravatte inglesi di Bertinotti (che infatti vedo
in tivvu' sempre piu'
spesso in giubbotto).
Adesso - "Uniti, uniti!" - D'Alema e Bertinotti
sono obbligati a
sfilare insieme, sotto lo sguardo vigile degli operai,
in testa al
corteo sindacale; Fassino e Rutelli vengono umilmente
a imparare
qualcosa alle riunioni di base; Rondolino non si
sente piu' (ma Velardi
conta ancora moltissimo, a quanto mi dicono, nel
settore Ds
dell'informazione: che aspettano a cacciarlo via?)
e i militanti di
base son tutti indaffaratissimi, con facce allegre
e decise e senza
piu' piagnistei a vincere le prossime elezioni e
a tornare
infallibilmente (e senza rondolini) al governo.
Grande Berlusconi. E grande Bossi.
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A proposito di Bossi, e' arrivato il momento - evvia,
ormai il suo
lavoro l'ha fatto - di rendere finalmente pubblica
la verita'. Me la
sono tenuta sul gozzo per tutti questi anni, ma
adesso e' il momento di
parlare..
Nel 1975, Umberto Palmiro Bossi (il secondo nome,
da un certo punto in
poi, smise di usarlo per motivi che capirete) fu
convocato dal
Responsabile Agit-Prop della Sezione del Pci di
Varese, a cui allora
era iscritto. Il Bossi, a quell'epoca, era un semplice
onesto militante
come tanti altri. Dava i volantini contro i padroni,
come tutti, e una
volta tenne un piccolo comizio davanti al Bar Sport
di Colgate per
difendere un un amico (tale Alfio La Barbera) a
cui uno stronzo
fassista aveva dato del terun. Solo quella volta,
perche' in realta'
Umberto Palmiro era un ragazzo timido e per fargli
dire due parole in
pubblico dovevano proprio tirargliele con le pinze.
Pero' i suoi
superiori erano gente sveglia, e si accorsero lo
stesso delle
potenzialita' rivoluzionarie del ragazzo.
A quell'epoca ogni sezione del Pci aveva fra i suoi
dirigenti, per
regolamento, un agente del Kgb o di qualche altro
servizio segreto
communista. Costui non parlava mai tranne che in
riunioni clandestine e
ristrette, non veniva mai mostrato in giro e di
notte veniva messo a
dormire nel ripostiglio della sezione, fra le bandiere
rosse e i secchi
di colla. Era lui, in ciascuna delle ottomila sezioni
communiste
d'Italia, che in realta' dava gli ordini, che riceveva
ogni quindici
giorni, per via piccione viaggiatore, dalla Sezione
Agitazione e
Propaganda del Kgb.
Il responsabile della sezione di Varese si chiamava
Ivanov e era un
communista ferocissimo ed astuto. Il compagno Ivanov
convoco' il
compagno Bossi..
"Cuompagno Buossi!". "Agli ordini,
compagno!". "Ascuolta, tuovarisc
Buossi. Debbo dirti un segrueto!". "Si?".
"Fra trent'anni non ci sara'
piu' partito communista!". "Nooo!".
"Si cuompagno, sara' cosi', fra
trent'anni niet kuommunismo e niet gloriuosa Unione
Suovietika!". "Non
ci credo!". "E' cuosi', cuompagno. Nuostri
infallibili scienziati
suovietici hanno inventato makkina per predire futuro!
Kuommunismo
suovietikuo fatte truoppe kazzate, finito!".
Il Bossi si mise a
piangere disperatamente. "Aspuetta, cuompagno
Buossi! Non e' tutto
puerduto! Un uomo salvera' il kuommunismo, perluomeno
in Italia. E tu
sai ki kuell'uomo noi abbiamo deciso ke puo' essere?".
"Chi?". "Tu,
cuompagno!". "Io?".
Da quel momento la conversazione prosegui' a bassa
voce, talmente bassa
che non sono riuscito piu' a sentire niente. Vedevo
soltanto il
compagno Ivanov che spiegava qualcosa e il compagno
Bossi che assentiva
con grande cenni della testa. "Alluora, cuompagno
Buossi, hai kapito
tutto? Piu' gruosse sono e meglio e'. Kuando kazzate
saranno
sufficientiemente gruosse e numerose e gente sara'
dunkue
sufficientiemente incazzata, alluora kuommunismo
in Italia tuornera'
infallibilmente!".
* * *
La mattina dopo il Bossi ando' al Bar Sport senza
fazzoletto rosso al
collo e senza l'Unita' regolamentare. Dentro c'erano
gia' il Gaita, il
Rodeulf, il Padula e naturalmente l'Alfio, tutti
gia' attorno al
biliardo con le stecche in mano. "Ecco l'Umberto!
- fece Alfio -
Possiamo cominciare!". "Io non gioco!".
"E perche' non giochi?". "Mi
non gioco a billiard con i terun!". "Ma
Umberto, che cazzo ti ha preso
stamattina?".
"Zitto tu che sei venuto da Agrigento a portar
via il lavoro a noi
pasquani! Colpa dei communisti che ti hanno lasciato
entrare in
Pasquania!". "Pasquania? E che cazzo e'?".
Umberto, perplesso, si frugo' nelle tasche, tiro'
fuori il taccuino su
cui a ogni buon conto aveva segnato i passaggi salienti
delle
istruzioni del compagno Ivanov. "Padania, volevo
dire. Tu sei un
terrone e i communisti ti usano per invadere la
Padania".
"Ma Umberto - fece il Gaita a questo punto
- ma non siamo noi, i
communisti?".
"Non piu'! Basta con queste cazzate - occhiata
al taccuino -
veterostaliniste e giacobbine. I communisti sono
la rovina della
Padania, ecco che cosa sono! Basta coi communisti
e i terroni,
Pasquania... Padania indipendente".
"Ma va a da' el cuu - fece il Rodeulf, che
fino a quel momento non
aveva detto una parola - Io non ci capisco una sega
di tutte queste
cazzate ma mi sa che sei diventato un politico e
che fra poco vieni a
cercarci il voto come tutti gli altri. Sai che ti
dico? Ce la facciamo
noi quattro, sta partita, e tu intanto ti fai tutte
la Pasquasia che
vuoi".
"Padania!" sbraito' l'Umberto e usci'
dal locale.
Purtroppo il compagno Ivanov aveva progettato bene,
e gia' un paio di
mesi dopo sulla casa di ringhera dell'Alfio qualcuno
gia' aveva scritto
col gesso il primo "via i terroni". I
voti, l'Umberto ex Palmiro, se li
comincio' a cercare davvero. E qualcuno, al Bar
Sport, lo comincio'
pure a votare.
E passarono gli anni. Questa fu la fase uno. Nella
fase due
(diligentemente prevista dal Progetto Ivanov) l'Umberto,
ormai
capo-partito e senatore, batte' diligentemente tutti
i bar sport della
regione annunciando che i politici erano tutti ladri
e che ormai era il
momento di rimandarli tutti a Roma, dove avevano
imparato a rubare. E
siccome di politici ladri, specialmente in quei
tempi, non c'era
affatto carestia la gente comincio' a dargli un
certo credito. "Tutti
ladri! Roma ladrona! Abbasso Berluskaiser! Viva
Di Pietro!".
La fase tre scatto', come previsto, al momento opportuno.
I politici,
spiego' Bossi (consultando ogni tanto il taccuino
del compagno Ivanov)
non erano tutti ladri; erano bensi' i magistrati
communisti che
volevano farli passare per ladri, ma loro in realta'
erano tutte
persone onestissime e perbene, col solo difetto
di non volersi calare
le braghe davanti all'odiosa dittatura communista
che dominava
spietatamente il paese. "Tutti santi! Abbasso
i maggistrati communisti!
Viva Berlusconi! A morte Di Pietro!".
Adesso l'Umberto non comiziava piu' al bar sport
di Colgate, ma in
piazza Duomo a Milano e nelle televisioni; non girava
piu' in
centoventisette ma, come tutti i politici, in mercedes
di lusso con
l'autista (un autista nuovo, tutto azzimmato, fornito
da Berlusconi;
quello della centoventisette ai tempi dei bar sport
se n'era andato,
deluso, da molto tempo).
La gente non e' mai cretina del tutto per tutto
il tempo, nemmeno in
Pasquasia, e i voti per la Pasquasia Libera, che
prima erano
moltissimi, adesso diminuivano continuamente. La
cosa pero' aveva poca
importanza perche', essendo ormai al governo, l'Umberto
poteva ormai
fregarsene di quel che pensava la gente. E a questo
punto, del resto,
stava ormai per partire la Fase Quattro.
* * *
Come il compagno Ivanov (da tempo riciclatosi in
Manager della Caspian
Petroleum SpA) aveva lucidamente previsto, alla
fine la gente,
rimbambita dalle cazzate dei communisti e soprattutto
dai lussi
megagalattici che gli apparatniki del partito si
concedevano sempre
piu' frequentemente (ce ne fu uno a un certo punto
che camminava solo
con scarpe da un milione l'una), comincio' a schifare
il communismo e
ogni cosa che anche vagamente gli si apparentasse.
Democrazia, senso
civile, politica: tutta roba da communisti. Ci siamo
stufati di tutto
questo: vogliamo un governo non politico, che non
ci rompa le scatole e
che ci lasci dormire. Un governo che ci faccia almeno
qualche bella
promessa il sabato; lo sappiamo gia' che il lunedi'
ci tocca rimetterci
alla carretta; ma almeno, la domenica, passiamola
con un po' di
speranza. Un governo-Sisal, insomma.
E questo governo fu fatto, e ando' avanti. Altoparlanti,
televisioni,
scritte sui muri, giornali - tutto ripeteva in continuazione
che
domenica prossima, sicurissimamente, sarebbe uscito
il numero
fortunato; e la gente, senza crederci, ci credeva.
* * *
La cosa sarebbe potuta andare avanti molto a lungo.
Ma i compagni
sovietici, forti di un'esperienza secolare, non
a caso avevano mandato
il compagno Ivanov a reclutare l'uomo opportuno.
"Perche' sappiate,
cuompagni, che l'arte del rivuoluziuonario tiene
cuonto di tutto e sa
sfruttare per la causa ognunque e qualsiunque elemento"
(Susl., Dottr.
del Comm., IV, 16, 240). E ancora: "In verita',
cuompagni, deve ancuora
nascere il pork kapitalist che ce la mettera' in
kwel post" (Brezn.,
Man. Agit., VI, 13, 190, tomo secondo).
Ed ecco: appena il capo del porco governo capitalista
diceva (purtroppo
i governi capitalisti devono far contente le confindustrie,
ogni
tanto): "Lavoratori, lunedi' sera purtroppo
dovrete prenderla un
momentino in quel posto li'", immediatamente
l'Umberto - che s'era
abilmente intrufolato nel governo - afferrava il
microfono e sbraitava:
"E senza vaselina! Avete capito, stronzi? Vaselina,
niente!".
Ora voi capite che, di fronte a una cosa del genere,
i lavoratori ci
restavano anche un po' male. E certo la popolarita'
del governo non ci
guadagnava. Il che era esattamente cio' che aveva
callidamente
previsto, a suo tempo, il compagno Ivanov.
"Bisognerebbe annegare qualche extracomunitario,
ogni tanto". "No!
Bisogna affogare TUTTI gli extracommunitari! Cannonate
in pancia, altro
che cazzi!". E un altro punto in meno per il
governo. "I magistrati ce
l'hanno col governo perche' sono communisti!".
"Brigatisti, sono!
Aboliamo i magistrati e mettiamoci gli sceriffi!".
"Licenziamo
Santoro!". "Nein! Fuciliamolo senz'altro!".
E vai.
Insomma, a ogni cazzata che il governo diceva il
Bossi vedeva,
raddoppiava, rinterzava e ci aggiungeva il carico
a denari. Ora, una
cazzata va bene, due si sopportano, tre pure, ma
insomma quando il
governo privatizzo' l'aria atmosferica e Bossi,
pronto, dichiaro' che
bisognava anche metterci una tassa, ando' a finire
come tutti sapete, e
come del resto era logico che finisse.
* * *
Berlusconi, come sapete, fu salvato da Prodi e Cofferati
quando la
folla invase Palazzo Venezia e adesso fa il presidente
dello Stato
Libero di Parana'. Dicono che se la passi bene,
a parte Garzon che,
ostinato, dopo tanti anni si aggira ancora travestito
da alligatore da
quelle parti nella speranza - finora delusa - di
beccarlo. Ferrara e'
ministro nel governo di centrosinistra, Mentana
dirige il Tg1, Lerner
Canale 5, io sono disoccupato come al solito e papa
Massimo Primo (il
primo papa coi baffi nella storia del vaticano:
chissa' come ha fatto)
ha appena nominato cardinale Rondolino. Tutti sono
felici e nessuno
s'e' fatto male: come sempre in Italia, salvo qualche
eccezione.
L'unico che manca e' Bossi. Fu visto l'ultima volta
il giorno della
Gloriosa Rivoluzione mentre, in piedi su un carrarmato,
incitava la
folla a fare giustizia del "mafioso capitalista
Berlusconi". Poi non
s'e' visto piu'. Maroni (ora ministro dello Spettacolo)
e Castelli (a
capo dell'Ente Ponte di Messina) sono convinti che
sia caduto
combattendo. Qualcuno dice che e' semplicemente
sparito ma tornera'
quando la Pasquania avra' bisogno di essere liberata
dalla tirannia di
un altro Berluskaiser. Il popolo ha bisogno di miti.
Ma nella sala sotterranea del Cremlino, dove il
Kgb (l'Unione Sovietica
adesso e' clandestina: per motivi di opportunita'
si fanno chiamare
Russia e molte cose le fanno di nascosto, ma e'
sempre uno del Kgb
quello che comanda) tiene le sue riunioni segrete,
adesso c'e' una
lapide in piu', a destra di quella di Stalin e pochi
metri avanti a
quella di Suslov. C'e' il busto di un uomo dai marcati
tratti celtici
(capelli riccioluti neri e zigomi sporgenti), con
sguardo da visionario
e bocca da profeta; sul suo petto brillano l'Ordine
di Lenin, la
Bandiera Rossa, la Stella di Eroe dell'Unione Sovietica
e, piu'
commovente di tutto, un semplice nastrino rosso.
"Tovarisc Bossi", c'e'
scritto sotto. E poche righe in cirillico, che non
abbiamo tradotto.
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Antisemitismo 1. Sul quotidiano saudita Al-Riyadh
e' uscito un
editoriale che accusa i rabbini di usare sangue
umano per confezionare
dolci rituali: "Lo spargimento di sangue da
parte degli ebrei per
preparare pasticcini per le loro feste e' un fatto
storicamente e
legalmente accertato in tutti i tempi". In
Egitto intanto va in onda
"Cavaliere senza cavallo", interpretata
dal famoso attore Muhammad
Subhi, protagonista di una campagna antisemita basata
sui "Protocolli
dei savi di Sion" (un falso di epoca zarista,
in cui gli ebrei si
accusano di ogni nefandezza. "Come ha scritto
il politologo Al-'Aqqad -
dichiara Subhi - per analizzare se i Protocolli
dei savi di Sion sono
un'invenzione tutto quel che dobbiamo fare e' verificare
l'attuazione
dei 24 protocolli. Io nello sceneggiato rivelo tutti
i protocolli che
hanno trovato attuazione fino ad oggi".
Ancora in Egitto, sul settimanale governativo Akher
Sa'a e' stato
ripreso un falso tedesco degli anni Trenta sul presunto
antisemitismo
di Ben Franklin, uno dei "padri fondatori"
degli Stati Uniti: "Se non
escludiamo gli ebrei nel giro di 200 anni - recita
il falso - i nostri
figli lavoreranno nei campi per nutrirli mentre
essi siederanno oziosi
nelle case fregandosi le mani".
* * *
Antisemitismo 2. Sul principale quotidiano italiano,
il Corriere della
Sera, sono usciti finora due lunghi articoli della
scrittrice Oriana
Fallaci che accusano i musulmani in genere di avere
attitudini barbare
e incivili e di avere organizzato un complotto al
fine di invadere i
paesi europei e l'Italia in particolare. Il complotto,
di cui l'autrice
fornisce numerose prove, avrebbe le sue radici nelle
deplorevoli
concezioni della religione musulmana e, da un punto
di vista biologico,
nelle caratteristiche razziali degli arabi in generale.
I due articoli,
successivamente tradotti in opuscoli e diffusi nelle
librerie, hanno
avuto un discreto successo presso il pubblico italiano.
* * *
Antisemitismo 3, 4, 5, scc. Continuate voi perche'
a me fa un po' schifo.
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Colours. Secondo Human Rights Watch (HRW) il sessantatre'
per cento dei
carcerati Usa sono o neri o ispanici. Queste etnie
costituiscono pero'
solo il venticinque per cento della popolazione
globale del paese. La
popolazione carceraria negli Stati Uniti ammontava,
a febbraio, a
1.976.019 persone.
Circa un decimo di tutti i giovani di colore, in
una ventina di stati,
si trova in stato di detenzione; in altri dieci
stati questa
percentuale oscilla fra il cinque e il dieci per
cento. Per ogni
minorenne bianco incarcerato se ne trovano da venti
a venticinque neri
e da sette a diciassette ispanici.
Info: Fabio Quattrocchi, fabiocchi@inwind.it
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Lea wrote:
< Vedo che hai studiato la Chassidut, Riccardo.
Ti sarai messo su una
seggiola, e con le dita delle mani perennemente
imbrattate di
inchiostro, fra un tiro e l'altro di tabacco da
pipa, avrai letto e
riletto i testi della Chassidut come un tempo leggevi
in mia presenza i
discorsi di Pericle da attagliare alla storia attuale.
Ma un po' ti
sbagli, Riccardo.
Un po' ti sbagli nell'interpretare, questa volta.
Hai ragione nel vedere nelle azioni di Sharon niente
che abbia a che
vedere con la tradizione ebraica, quella che vieta
di sradicare gli
alberi del nemico, che condanna cio' come un delitto,
per esempio. E se
i trecento riservisti israeliani rientrano invece
pienamente in quella
tradizione che tu un tempo definisti "Il cuore
pulsante d'Europa", essi
pero' non sono quei Trentasei zaddeqim di cui hai
appreso leggendo la
Chassidut.
I trentasei zadeqim sono invisibili, reggono le
sorti del mondo
soffrendone le pene, sopportando il dolore della
persecuzione
antiebraica che la gente come Casarini - il quale
pure ci informa che
no, che egli ha ben tenuto a freno il suo istinto
antiebraico - trova
ogni volta il pretesto di trarre dalle proprie viscere.
I trentasei zadeqim, poi, non hanno niente a che
vedere con i
cosiddetti pacifisti che si avvicendano nei territori,
fra i quali c'e'
senz'altro tantissima gente che si sta battendo
con coraggio e senza
violenza per assistere la popolazione palestinese,
per donare il sangue
ai feriti, per chiedere la fine dell'occupazione
e una giusta pace per
entrambi i popoli, ma fra cui c'e' anche gente che
in questi mesi ha
provveduto a fare quello che per anni non e' ben
riuscito ai piu'
meticolosi negazionisti della Shoah: negare, appunto
la Shoah. Quella
Shoah per la quale Andre' Schwartz scrisse "L'ultimo
dei giusti".
Gia', poiche' tu dovresti sapere che la Shoah non
si nega solamente
negandola, ma comparandola continuamente a quello
che avviene nei
territori, che, tu dovresti saperlo, non e' neanche
lontanamente
paragonabile all'inenarrabile buio di Auschwitz.
Tu dovresti saperlo,
che nessuno ha detto niente alla figlia dell'ambasciatore
Olp in Italia
neanche quando questa, per anni, si e' onorata di
pubblicare nel suo
sito le piu' abiette e criminali pagine antiebraiche
firmate dai
nazifascisti di Radio Islam. E neanche tu hai scritto
una parola, su
cio'. O, se l'hai scritta, l'hai scritta sempre
con questo tono che i
palestinesi e gli israeliani stanno facendo gli
stessi tragici errori.
Siamo stanchi, Riccardo. Stanchi dei carri armati
di Sharon che fu gia'
definito da Golda Mayer e dallo stesso Begin un
pericolo pubblico
numero uno per la sopravvivenza di Israele e della
sua identita'
ebraica. Ma siamo stanchi di Agnoletto, che alla
vigila
dell'anniversario della Notte dei Cristalli, lo
scorso novembre, non
aveva neanche idea di che cosa si trattasse, per
questo puo'
permettersi di improvvisarsi ambasciatore dei pacifisti
palestinesi
presso coloro che egli definisce i "pochi pacifisti
israeliani".
I pochi pacifisti israeliani, Riccardo, erano trecentomila
quando
sfilarono un mese fa a Tel Aviv contro il governo
Sharon e
l'occupazione.
Essi, come dice il professor Gordon dell'universita'
Ben Gurion, non
sono poi pacifisti, una cosa che non significa piu'
niente per come
l'hanno svilita quelli come Casarini. Essi sono
uomini e donne che
rientrano appunto, pienamente, nella tradizione
ebraica di giustizia.
E voi li avete lasciati soli. Li avete assordati
con le menzogne
dell'assassinio di civili israeliani provocato solo
dalla disperazione,
quando era Marwan Barghuti, il capo di Fatah insieme
ad Arafat, ad aver
capito che la strategia kamikaze era un'arma vera
e propria di guerra
contro l'esistenza di Israele. Altro che Masada.
Siamo stanchi, Riccardo. Stanchi di ripetere che
Arafat, se fosse stato
un Mandela, quando aveva un piede a Gerusalemme,
avrebbe dovuto
trattare con la magnanimita' di un Mandela, non
con la sua solita
doppiezza, quella con cui, negli anni passati, ordinava
l'assassinio di
un ebreo paralitico da buttare a mare da una nave,
e poi si faceva
passare per il mediatore della liberazione degli
altri ostaggi; quella
con cui diede l'imprimatur all'assassinio del piccolo
ebreo fuori dalla
sinagoga di Roma, quella con la quale ancora oggi
dichiara a Ahron
Lerner, giornalista di Ha'aretz: "Manderemo
all'inferno gli infedeli;
mille martiri sono pronti a marciare su Gerusalemme.
Ma siccome credo che tu sappia quant'ancora anch'io
appartenga a quella
tradizione ebraica da te evocata, in nome di quella
tradizione io
stessa sottrarrei all'assedio di Sharon quell'Arafat
che io, al
contrario di te, considero l'artefice di questa
tragedia. Poiche' e'
scritto in ebraico: "Se il tuo nemico ha fame
dagli da mangiare, se il
tuo nemico ha sete dagli da bere, se il tuo nemico
e' in difficolta'
aiutalo".
Ma basta con le menzogne, basta con questa storia
che "i palestinesi
non hanno mai fatto pogrom", quando i palestinesi
bruciavano sinagoghe
a Gerusalemme negli anni Trenta esattamente come
i tedeschi, quando i
palestinesi mandavano Ss palestinesi in Europa ad
aiutare il camerata
Hitler, mentre la Terra d'Israele mando' la brigata
ebraica ad aiutarvi
a cacciare i nazisti. Basta Riccardo. Poiche' si
puo' morire anche di
stanchezza. Ed e' invece la vita, come e' scritto,
che bisogna
scegliere.
Il popolo israeliano ha subito per anni la vostra
pretesa di essere
antisionisti e non antisemiti, quando il sionismo
e' nato fra quei
compagni del Bund che tu non puoi non conoscere.
Il popolo israeliano
ha subito per anni, e anche oggi, questa vostra
scusa dell'appoggio
americano, quando tutti sanno che al tempo della
Shoah anche gli
americani sapevano e non intervenivano, quando tutti
sanno che il
petrolio lo possiedono le satrapie saudite che odiano
Israele, non
Israele.
E percio' compiangiamolo quel popolo israelo ebraico,
per essersi ora
perduto nel progetto di Arik Sharon. Ma in silenzio,
per favore.
Lasciamo parlare i Casarini, i vari Stefano Palmisano
del Brindisi
Social Forum e le loro ignobili accuse tipiche del
repertorio
antigiudaico.
Verra' il tempo di raccontare la verita'. La dolorosa
verita'
dell'occupazione e di questi terribili ultimi giorni
di eccidi nei
Territori la conosciamo, purtroppo. Ma quella della
lunga onda di fango
per aver potuto tirar fuori la quale gli antigiudei
di sinistra devono
ringraziare Sharon alberga ancora in una sofferenza
che, come avrebbe
detto Bianca, la nostra compagna di scrivania di
un tempo, dovra' far
"impallidire le maree" quando sara' raccontata.
>
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25 aprile.
Santoro, e molti altri, wrote:
< Una mattina
mi son svegliato... >
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Per collaborare a questa e-zine, o per criticarla
o anche semplicemente
per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it
-- Fa' girare.
"A che serve vivere, se non c'e' il coraggio
di lottare?" (Giuseppe
Fava)
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