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Giro89
Girogirotondo se casca
la scuola...
La ricerca scientifica e la poca considerazione
in cui è tenuta
(Margherita Hack), da Granello
di sabbia n.43, by Attac Italia
Chi ci governa parla molto poco
della scuola e ancora meno dell'Università
e
soprattutto della ricerca scientifica. Silenzio
profondo sulle lettere e
richieste firmate dai ricercatori italiani, preoccupati
per i tagli ai fondi
per la ricerca e per l'inevitabile perdita di
competitività in un campo in
sempre più rapido sviluppo. Forse il presidente
del Consiglio e il ministro
Moratti non sanno che solo Grecia, Portogallo
e Spagna investono meno di noi
in ricerca e sviluppo (rispettivamente 0,5 ; 0,65
e 0,86% del PIL contro l'
1,03 dell'Italia e il 2% della media dell'Unione
Europea), e che il numero
di ricercatori per 1000 lavoratori è esattamente
la metà in Italia rispetto
a Francia, Germania e Inghilterra. Inoltre, il
numero di laureati all'anno è
di 120.000 contro 400.000 di Francia e Regno Unito
e il numero di dottorati
di 4.000 contro 10.000, e l'età media dei
docenti e ricercatori universitari
è fra i 50 e i 60 anni, quando è
ben noto che in campo scientifico e
tecnologico il massimo della creatività
si ha sotto i 40 anni.
In media in Europa, a parità
di popolazione e PIL si spendono 42 miliardi di
euro, contro gli 11,5 miliardi dell'Italia.
Secondo uno studio del Fondo Monetario Internazionale
citato da Paolo Sylos
Labini, mezzo punto percentuale in più
del PIL per la ricerca genera un
aumento della produzione del 7% in 10 anni e dell'11%
in 20 anni. Perciò il
governo dovrebbe rendersi conto che la cultura
e la ricerca sono
fondamentali per lo sviluppo del paese, e che
i risultati non si hanno
immediatamente, e anche la ricerca pura, che sembra
non avere applicazioni
immediate, può rivelarsi poi estremamente
importante.
Se l'Italia vuole mantenere il quarto posto di
potenza europea e il quinto o
sesto di potenza economica mondiale, deve incrementare
rapidamente i fondi
per la ricerca innovativa nei campi più
tecnologicamente avanzati.
Un punto dolente nella ricerca
italiana è la scarsa comunicazione e
collaborazione fra università e industrie.
Iniziative importanti per
migliorare questa collaborazione sono le Aree
di ricerca, come ad esempio l'
area di ricerca di Trieste, che è oggi
in pieno sviluppo, e ospita sia
laboratori universitari che laboratori di numerose
industrie, favorendo una
continua e proficua collaborazione.
Le potenzialità umane e
le strutture nazionali e quelle internazionali
di
cui l'Italia fa parte non mancano. Non permettiamo
che si inaridiscono per
colpa dell'ignoranza di chi ci governa.
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