segnali dalle città invisibili
 

Giro88 Carovana antimafia 2002
Per una storia interna di Girodivite

testo di sergio f., per la presentazione della Carovana antimafia 2002 a Catania

Eravamo io e Massimo Riera. Doveva essere marzo o aprile. Il 1994. Stavamo andando verso la sede de "I Siciliani" che allora era in viale Regina Margherita. A piedi lungo la via Etnea, eravamo arrivati a Catania via treno, le nostre finanze non ci consentivano slarghi neppure per l'autobus. Ci fermavamo di continuo e nel mentre si discuteva e si cercava. Dovevamo deciderci a trovare il nome. Il nome è importante, si diceva. Occorreva un nome corto, vivace, che desse senso. Con un nome, dicevamo, potevamo coagularci attorno a una identità. E finalmente uscire con il nostro foglio. E poi eccolo. I nostri occhi cadono su un libro esposto. Credo fosse uno di quei venditori che allora c'erano lungo la via principale di Catania, che appendevano i libri occupando gli angoli delle vie laterali. Forse la vetrina di una libreria: Muglia, o Castorina. "Il giro della vite" di Sebastiano Addamo, edizione verde Garzanti. Ci entusiasmiamo. Perché Addamo era scrittore del paese da cui proveniamo, Lentini. E nel tragitto tra via Etnea e viale Regina Margherita pensiamo a Benjamin Britten, e al raccconto di Henry James. Insomma, quando arriviamo alla sede de "I Siciliani" abbiamo il nome della testata. A Massimo Malerba, che portava allora avanti il progetto della holding dei Poveracci, e da cui avevamo imparato a mettere le mani su un computer per impaginare un giornale con Quark Xpress, abbiamo dato il nome che serviva: "Girodivite", con la sottotestata: "notizie dalle città invisibili". Perché c'entrava Calvino, e perché sentivamo davvero di provenire dall'invisibile, da città senza voce e che un senso volevano tentare.

Il millenovecentonovantaquattro. C'è una storia tutta esterna del nostro giornale, fatta dai numeri che si sono susseguiti in questi anni. E l'idea che non ci dovevamo limitarci a stampare il nostro foglio, ma partecipare alla città e alle cose che accadevano. Le manifestazioni, gli eventi della musica e della vita civile. Gli "speciali", da quello dedicato nel 1999 alla Carovana antimafia, a quello sulla guerra contro la Jugoslavia - siamo stati tra le poche testate (l'unica?) del Meridione a parlarne e prendere posizione contro i bombardamenti in Kossovo. Quando a Francofonte dei teppisti bruciano l'ingresso della scuola, siamo con gli insegnanti e con gli studenti a ridipingere le pareti - e con noi i ragazzi di Libera venuti da tutta Italia. E siamo tra i primi in Italia a essere su Internet, dal gennaio 1995 con il nostro giornale interamente consultabile online. E oltre a Girodivite, gli altri progetti paralleli: "Sherazade" rivista di storia di genere, "Bancarella" che si occupa dei "libri ritrovati" cioè dei libri economici e di "seconda scelta", fino a "Antenati" storia delle letterature europee online con oltre 10 mila schede liberamente consultabili, e "Tribenet" portale dell'arte.

E c'è una storia "interna" e intima. Fatta di persone. Una delle cose più belle di questo giornale è stata la possibilità - il privilegio - di poter conoscere delle persone. Persone che rimangono tutte nella nostra memoria, in questa comunità che è Girodivite - la nostra "famiglia Malaussene". Le mille storie di cui abbiamo raccontato, di altre non abbiamo detto né mai potremo dire. Sono le nostre più tragiche, dolorose storie, che ci bruciano ancora. Salvina, che faceva parte del nostro gruppo, e che non c'è più. La storia del signor Bosco, come lo chiamavamo noi, un pensionato che viveva nel quartiere del Campo sportivo a Lentini e che faceva delle meravigliose statue in legno e radica di arancio e che dopo il suicidio della moglie ha preferito seguirla. Gli amici che in questo momento lottano contro la malattia.

Il duemilaeddue. Girodivite con la sua nuova generazione di redattori. Rocco, Alessandro, Angelo, Valentina, Blanca, Rosaria, Italo, Pina, Vanessa, Lucio… Ecco: i nomi, le persone. Quelli che fanno il giornale e quelli che il nostro giornale lo leggono, lo spulciano, lo usano. Perché poi Girodivite è stato ed è soprattutto questo: un gruppo di ragazzi e ragazze che stanno assieme e che nel fare assieme un giornale, in questo "fare assieme", mettono il desiderio delle cose, di divertirsi, di conoscere, di curiosare e scoprire "cosa c'è in giro".

[87] "Ianku è u sali e u ciumi tira ntagghi"[86] "Ku n'appi n'appi re kassateddi i paskua" [85] "Kuannu a sira s'addumunu i tivvù, i stiddi s'astutunu" [84] "Rissi u surci: Rammi tempu ka ti perciu..." [83] "Fatti a nomina e vo' kukkati" [82] "Ku nun mancia, nun fa muddiki. Ku mancia fa muddiki" [81] "Nkoppu kabbanna, nkoppu dabbanna, tiritituppete nta ukka d' lamma"

Il Progetto
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