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Giro87
Segnali di
fumo 
Segnali di fumo 15-31 marzo 2002
di pina la villa
18 marzo 2002
Oggi ho incontrato un mio collega professore.
Aveva appena finito il corso di recupero pomeridiano.
E' uno dei precari colpiti dai decreti della Moratti.
All'inizio dell'anno scolastico sperava in una
sistemazione in tempi brevi: sarebbe arrivato
l'agognato ruolo. Oggi la prospettiva si è
allontanata parecchio e deve lottare per mantenere
almeno la supplenza. L'assunzione per gli insegnanti
di religione, i punti per coloro che hanno frequentato
le scuole di specializzazione postuniversitarie,
la diminuzione delle supplenze. E lui si è
visto scendere nella graduatoria. Ha più
di 40 anni e, in quanto precario, non riceve lo
stipendio per due tre mesi l'anno, perché
viene licenziato alla fine dell'anno scolastico
e riassunto all'inizio dell'anno scolastico successivo.
E non sa mai in quale scuola sarà l'anno
dopo.
20 marzo 2002
Un articolo interessante sul settimanale "Internazionale"
parla della diversa soglia del dolore fra maschi
e femmine. Lo hanno dimostrato alcuni test sugli
analgesici. Pare che ce ne siano alcuni efficaci
sugli uomini ma che non hanno nessun effetto sulle
donne. Il problema è che fino a poco tempo
fa i test non discriminavano fra donne e uomini.
Non potrà più essere così.
I luoghi comuni hanno un loro fondamento? L'abbassarsi
della soglia del dolore nelle donne ha a che vedere
con la produzione di ormoni. Il testosterone aumenta
la soglia, l'estrogeno la diminuisce, ecco perché
le donne sono meno tolleranti prima delle mestruazioni
e si preparano invece al dolore del parto con
l'aumento del testosterone. Comunque gioca ancora
un ruolo potente lo schema culturale. Gli uomini
sono sensibili a "salvare la faccia"
in pubblico, ecco perché sembrano avere
una soglia del dolore più alta. "Nel
corso di alcuni esperimenti condotti per l'università
statale di New York, Frederic Levine e Laura Lee
De Simone hanno scoperto che la soglia del dolore
degli uomini saliva se i test erano condotti da
un tecnico donna attraente. Le donne, invece,
sembravano immuni al fascino di uomini atletici."
Direi che in quest'ultimo caso facevano di tutto
per mostrare dolore anche se non lo provavano.
21 marzo 2002
Il 3 aprile esce in libreria, per Adelphi, Zio
Tungsteno, un libro di Oliver Sacks. E' suo anche
il libro, Risvegli, che ha ispirato l'omonimo
film con Robert De Niro. In quest'ultimo racconta
la sua passione per la chimica, ispiratagli proprio
da suo zio, che a causa dei suoi studi veniva
appunto chiamato Tungsteno. Di Oliver Sacks, psichiatra
e scrittore, ho letto L'uomo che scambiò
sua moglie per un cappello, pubblicato sempre
da Adelphi. Attraverso il racconto dei suoi casi
clinici, di persone affette da malattie neurologiche,
Sacks studia lo strano funzionamento del nostro
cervello.
Nel racconto i casi non sono utilizzati come semplici
esempi, ma sono storie avvincenti di donne e uomini.
Risulta chiaro, anzi chiarissimo, come la normalità
sia la cosa più rara. Ma ci confortiamo
con la scoperta che la malattia può essere
considerata anche come risorsa, come possibilità.
Si scopre che le risorse dell'intelligenza e della
voglia di vivere degli uomini sono eccezionali
e infinite, come infiniti sono gli scarti dalla
normalità che la malattia rappresenta.
Le storie: il musicista che non sa cogliere i
volti e le immagini, ma ha affinato il pensiero
astratto e categorizzante; il militare che ha
perso la memoria degli ultimi vent'anni di vita,
che dimentica quello che fatto e visto dieci minuti
prima e che quindi viene impegnato in attività
rapide e veloci (battere a macchina, per esempio);
la sindrome di Tourette (che rende iperattivi)
di un jazzista che attraverso la malattia e la
terapia conseguente ritrova il talento musicale;
alcuni sordi a un incontro con un politico. Chi
ascolta le parole e osserva l'oratore sembra convinto
dell'onestà e delle buone intenzioni del
tizio, ma loro che lo vedono soltanto ne colgono
le reali intenzioni e ridono.
23 marzo 2002
Oggi a Roma la manifestazione della CGIL. Peccato
non esserci andata. L'ho vista in TV. Una delle
poche occasioni negli ultimi tempi in cui ho pensato
che valesse la pena guardare la TV.
Il Tg 3 rimanda ancora le immagini
della manifestazione del 23 marzo.
Roma non è mai stata così bella,
con le bandiere rosse della CGIL nuove di zecca,
gli striscioni, i corpi e i visi e i vestiti colorati
e familiari.
Nessuno ha le divise della TV: i vestiti scuri
alla Bruno Vespa per gli uomini e i vestiti che
offrono al pubblico sbavante le parti essenziali
del corpo per le donne.
Emilio Fede, costretto a parlare
della manifestazione del 23 marzo, parla di "raduno"
della CGIL a Roma. Il tono sprezzante viene mantenuto
per tutto il tempo che dedica all'avvenimento,
ma si vede che è nervoso. Descrive in tono
volutamente neutro, "oggettivo", le
bandiere, ci sono quelle con Che Guevara e quelle
con "altri rivoluzionari", come per
dire "vedete con chi abbiamo a che fare?".
700.000 o tre milioni i partecipanti alla manifestazione?
Fede è disposto, nella sua magnanimità,
a riconoscere che erano dodici milioni.
Umberto Eco dice che il governo
di Berlusconi non è il fascismo, è
peggio. Perché agisce attraverso la denigrazione
mediatica degli avversari.
Giovanni De Luna è uno storico.
Nel suo libro Donne in oggetto, Bollati Boringhieri,
1995, ricostruisce la storia dell'antifascismo
italiano partendo dai documenti del Tribunale
speciale fascista, relativi alle donne processate
(ecco perché Donne in oggetto). Afferma
che la scelta antifascista è sempre antecedente
la scelta di essere comunisti o giellisti. E la
scelta di essere antifascista è sempre
una scelta etica. Scopre, nell'universo antifascista,
"una sorta di paradigma identitario in grado
di delineare i tratti di una vera e propria alterità
nei confronti dei modelli che ispiravano l'italiano
di Mussolini". Il nonno dell'italiano di
Berlusconi.
"Al vertice come alla base, il programma
esistenziale di quanti sostennero il fascismo
e soprattutto si riconobbero nei suoi modelli
comportamentali sembrava [
] segnato da alcuni
elementi ricorrenti: un concetto sentimental-servile
della legittimazione del potere, un familismo
avidamente lucrativo, l'opportunismo di chi è
sempre pronto a saltare comunque sul carro del
vincitore".
De Luna cita i ricordi di Amendola, l'oggetto
è Ciano, che parlava sempre male dei fascisti:
"Un giorno gli chiesi perché se la
pensava così non si staccava dal fascismo.
"Fossi matto!" mi rispose. "Con
mio padre ministro e membro del Gran Consiglio
ho la carriera assicurata. Per te è un'altra
cosa, devi restare dalla parte di tuo padre".
"Siamo nel 1924. Più o meno nello
stesso periodo, il padre di Giorgio, Giovanni
Amendola, incontrò un suo antico e fedele
grande elettore, l'oculista Cirincione: "Tu
Giovanni - si sentì dire - sei un eroe
o un santo, io non lo sono. Io nella vita ho avuto
una sola ambizione, quella di comandare a Bagheria.
Per questo ero con Orlando. Avrei preferito restare
come ero, ma adesso comandano i fascisti e io
devo passare dalla loro parte se voglio continuare
a comandare a Bagheria".
Oggi come allora, la differenza specifica è
etica?
24 marzo 2002
Ieri sera all'Ariston,
il film di Robert Altman, Gosford Park, USA, 2002,
137 minuti. Dice il Sole24ore. "Come in un
giallo di Agatha Christie, un omicidio svela il
"marcio" della High Society. Naturalmente,
ad Altman molto più che il giallo interessa
il marcio".
Ci sono, nel film - lo vediamo anche nell'indicazione
finale del cast - "quelli di sopra"
"e quelli di sotto". Siamo in Inghilterra
nel 1932. Quelli di sopra sono conti, baronetti
e cose simili che si riuniscono in una tenuta
di campagna per una battuta di caccia. Quelli
di sotto sono i loro domestici, quelli della casa,
-un esercito di domestici, cuoche, cameriere guidato
da una governate come una direttrice d'albergo
- e i "valletti" e le cameriere personali
degli ospiti. Un mondo speculare, ignorato da
quelli di sopra, che vive però del riflesso
delle loro beghe, dei loro difetti e con il quale
il padrone di casa ha e ha avuto più di
un contatto. Non è necessariamente un mondo
migliore, quello di sotto, soprattutto per il
fatto di vivere degli stessi gesti e degli stessi
resti degli altri: il bicchiere di spumante, la
musica del divo del cinema. Ma è un mondo
più consapevole, vitale, vario e in movimento.
Le scene del piano di sopra sono più scintillanti
ma più statiche, quelle del piano di sotto
più grigie, ma con un'umanità in
cui la vita sembra ancora esserci, nel bene e
nel male.
Non succede niente, nel film, a parte un omicidio
a metà del secondo tempo, quando proprio
era necessario che succedesse qualcosa. Ma il
film sarebbe potuto ancora andare avanti col suo
ritmo lento a disegnare i riti di una battuta
di caccia in una tenuta inglese, osservati da
una cameriera ancora da istruire. Ogni personaggio
ben definito e ben recitato. La moglie snob, il
marito crudele, la figlia nei pasticci, l'arrivista,
quello nei guai finanziari, la zia parassita,
il cantante inglese, due ragazzi che non ho capito
bene che ci stavano a fare. Anche nel rapporto
tra l'ispettore e il suo agente e tra il produttore
e l'attore si ripete lo schema dell'alta società
che non osserva e non capisce quello che succede
attorno e la piccola società che osserva
e si risente, ma non va oltre. O si ribella come
può.
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