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Per semplificare è possibile individuare
due filoni nella poetica di De Gregori: il lirico-letterario e l'etico-storico-politico.
La canzone più rappresentativa del primo filone è "La donna cannone":
"Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno giuro che lo
farò e oltre l'azzurro della tenda nell'azzurro io volerò quando la donna
cannone d'oro e d'argento diventerà senza passare per la stazione l'ultimo
treno prenderà E in faccia ai maligni e ai superbi il mio nome scintillerà
[…] e dalla bocca del cannone una canzone suonerà e con le mani amore
per le mani ti prenderò e senza dire parole nel mio cuore ti porterò e
non avrò paura se non sarò bella come dici tu ma voleremo in cielo in
carne ed ossa non torneremo più. E senza fame e senza sete e senza ali
e senza rete voleremo via. Così la donna cannone in quell'enorme mistero
volò tutta sola verso un cielo nero nero s'incamminò tutti chiusero gli
occhi nell'attimo esatto in cui sparì altri giurarono e spergiurarono
che non erano mai stati lì. E con le mani amore per le mani ti prenderò
e senza dire parole nel mio cuore ti porterò e non avrò paura se non sarò
bella come vuoi tu ma voleremo in cielo in carne ed ossa non torneremo
più. E senza fame e senza sete e senza ali e senza rete voleremo via".
Da La donna cannone, 1986
La splendida figura creata da De Gregori è un piccolo mostro e un piccolo
artista, che sceglie di morire per amore; Con versi memorabili, nel suo
stile metaforico, allusivo, ellittico, De Gregori canta il desiderio della
donna cannone di coronare un amore impossibile, volare nell'azzurro del
cielo, divenendo d'oro e d'argento; e invece s'incammina verso la morte,
un cielo nero nero, un enorme mistero. Quest'ultimo viaggio, che non potrebbe
che essere "degregorianamente", "l'ultimo treno" preso senza bisogno di
passare da nessuna stazione, è accompagnato dal disprezzo e dall'indifferenza
di tutti. Ma il sogno d'amore è più forte persino della morte " e non
avrò paura se non sarò bella come dici tu / …E senza fame e senza sete,
/ e senza ali a senza rete voleremo via [io e te, amore]". La canzone
non è solo poesia. Non è sufficiente analizzare il testo per apprezzare
in pieno la magia struggente e malinconica di questo sogno senza speranza
raccontato con grande partecipazione poetica. Certamente osservare la
tecnica artistica, quel modo particolare di raccontare spezzando il consueto
percorso logico-sintattico a favore di una comunicazione più ellittica,
può essere illuminante per capire. Ma è solo quando la parola si unisce
alla musica e all'interpretazione della voce, che si ha l'opera d'arte
"canzone d'autore". Lo stesso De Gregori afferma " non sopporto chi dice
che la canzone è poesia" e ancora "Io non voglio fare un sezionamento
delle mie canzoni […]quando leggo "Paolo e Francesca" non mi chiedo Giancitto
cosa c'entrasse in realtà, a che pagina del libro li ha trovati che si
baciavano, se abbiano scopato o meno […]. E una curiosità per niente sana.
E' una curiosità puntuale, didascalica, a cui ci ha abituato una scuola
fatta da maestre vecchie e impreparate. Non è così che va guardato né
un quadro, né una canzone, né niente". Ha certamente ragione, contro quanti
cercano a tutti i costi d'inquadrare un oggetto ibrido è complesso come
la canzone negli schemi della letteratura additandola come la poesia contemporanea.
In fondo la canzone non ha affatto sostituito la poesia, né la si può
ridurre solo a questo. Certamente ha un rapporto stretto con essa, la
potremmo chiamare figlia o meglio sorella per non porla in un piano di
subordinazione, ma allo stesso tempo è un'altra cosa. July, 2000
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