Vi racconto il mio governo da Conte

Il mondo è retto da demoni e chi entra in politica si compromette con la potenza e la violenza come mezzi. Stringe un patto con potenze diaboliche. Non è vero che il bene possa derivare solo dal bene e il male solo dal male... Parla il Conte.

di Deborah A. Simoncini - lunedì 9 settembre 2019 - 2345 letture

Il leader politico deve essere pronto a usare mezzi moralmente dubbi per ottenere buoni risultati.

Il mondo è retto da demoni e chi entra in politica si compromette con la potenza e la violenza come mezzi. Stringe un patto con potenze diaboliche. Non è vero che il bene possa derivare solo dal bene e il male solo dal male.

Spesso vale il contrario. Per impegnarsi nella politica ci si deve rendere conto di questi paradossi etici e assumersi la responsabilità delle conseguenze. La politica è l’arte del compromesso per prendere decisioni che portino ai benefici sociali. Soppesare i costi e sostenere gli strumenti della forza.

L’azione politica non può essere guidata solo dalle convinzioni. Nel prendere una decisione bisogna tenere conto di tutto quello che è in gioco e accettare la responsabilità delle conseguenze.

Ho passato gli esami e sono stato instradato per diventare un leader politico. Ero un giovane privo di patrimonio e mi sono esposto alle condizioni della carriera accademica. Mantenendomi per un certo numero di anni senza saper in alcun modo se in seguito avrei avuto la possibilità di raggiungere una posizione che mi assicurasse di recuperare il tempo e il denaro speso. Ho cominciato con uno stipendio modesto che, il più delle volte, corrispondeva al salario di un operaio a basso livello di specializzazione. Sono arrivato a far carriera, a insediarmi nel sistema universitario ed essere un ordinario in vecchio stile, anche nell’atteggiamento interiore.

Ho delle innegabili ed eccellenti capacità intellettuali, oltre alla comprensione nella lettura e alla capacità espressiva scritta, che sono importanti per i diversi livelli di governo, sia a livello centrale che periferico. Sono capace di mettere in atto gli obiettivi scelti dalle coalizioni di organizzarle e risolvere i problemi. Sono capace di analizzare in modo esaustivo tutte le parti dei contesti: i punti di vista, soppesare le domande dalle informazioni date e trarre conclusioni o valutazioni ragionevoli. So usare la mia esperienza pratica e di vita per individuare e definire i problemi. Elaboro valutazioni, trovo compromessi e propongo piani in corso d’azione. Freddo e abile nel pensare rapidamente e su due piedi. Riesco a spiegare e giustificare le politiche adottate con discorsi a braccio che entusiasmano. E con abilità passo da un discorso più inclusivo a un altro più esclusivo, per la vittoria elettorale. Non andrò a discutere nel dettaglio quello che andrò a fare perché l’Italia è un Paese grande e complesso con necessità e priorità in tempi e luoghi diversi. Qualsiasi risposta fondata dipenderà in parte e soprattutto da quello che il popolo italiano vuole davvero. Dobbiamo cercare di promuovere il benessere delle persone. Il mio governo intende essere compatibile con le molte teorie e i diversi punti di vista che riguardano gli scopi del governo. Anche i più duri oppositori mi riconoscono competenza e preparazione. Sono orgoglioso della qualità delle persone che lavorano con me. Sono autentiche forze della natura. Se la mancanza di progettualità ha caratterizzato gli ultimi periodi della politica italiana, nel cambio di passo la presenza di una documentazione particolareggiata nel mio programma sarà tutta a vantaggio per la mia opera. Progetteremo con calma e avremo una visione di lungo periodo. Dobbiamo pensare a progetti buoni per coloro che verranno dopo. Se no la politica rimane schiacciata in un presentismo senza speranza. E’ il presente continuo che impedisce l’orizzonte, la visione. La politica va fatta per raggiungere risultati che restano nel tempo, provando a cambiare le cose, con coraggio, determinazione e tenacia.

Dobbiamo avere un’idea del futuro e aprirci alla trasparenza, per questo, nell’aumentare gradualmente il mio prestigio, amplierò l’accesso al governo delle élite, dei magnati locali e adotterò il reclutamento per “raccomandazione”. Ho ristabilito il diritto di avere l’ultima parola nel reclutamento del governo.

Non accetterò di subire condizionamenti restrittivi.

Molti osservatori stanno già descrivendo il mio nuovo governo come un’oscura manovra di palazzo. L’idea che sia un progetto a tavolino, come se avessi usurpato la Lega di chissà quale investitura democratica o popolare, è una fake news alimentata da un nutrito club. Non sono stato io a decidere di cambiare cavallo. Non ho ordito complotti segreti, ma preso una decisione. Molti mi hanno chiesto di fare un passo coraggioso e inventare qualcosa di nuovo. Non posso seguire le orme di Macron e non credo nei partiti micropersonali e nella democrazia ridotta a nomi e cognomi, ma dovrò alla fine farmi un partito: un piccolo, ennesimo, insignificante partitino, per continuare a governare e rilanciare il Paese.



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