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Verità e giustizia per Abdallah Said e per tutte le vittime delle navi quarantena

di Redazione - sabato 22 gennaio 2022 - 3799 letture

ABDALLAH Said era un ragazzino di 17 anni che non sarebbe mai dovuto salire sulla nave quarantena Azzurra il 27 agosto del 2020.

Erano i primi mesi di attività delle navi a seguito dei Decreti legati all’emergenza COVID-19, migliaia di minori stranieri non accompagnati vennero “ospitati” per la quarantena necessaria sulle navi, contrariamente a tutte le norme in materia di diritti del minore. Solo molti mesi dopo, a seguito di una levata di scudi dei tutori e dei garanti per i minori e delle associazioni venne finalmente bloccato l’accesso a bordo dei MSNA.

ABDALLAH Said era affetto da una Meningoencefalite ad eziologia tubercolare complicata da un grave quadro encefalico con idrocefalo.

Una patologia tanto grave, come sottolinea l’autopsia effettuata dai periti del tribunale del 30 agosto 2021, che avrebbe dovuto presentare segni prodromici del suo aggravamento anche sulla Nave Azzurra in fase di navigazione.

Said sulla nave era stato sottoposto a visita medica il 27 agosto e non presentava febbre o segni particolari, a quanto riportato dai medici a bordo, eppure era debole e disorientato il 3 settembre, quando presentava anoressia e i compagni di viaggio lamentavano con lo staff a bordo del peggioramento delle condizioni dell’amico, tanto da portarlo ad avere allucinazioni e a presentare incontinenza urinaria. IL 5 settembre, i medici di bordo si accorsero che necessitava di trasferimento in luogo idoneo. Solo il 7 settembre Said verrà tradotto al P.O. Muscatello di Augusta. Va riportato che nei giorni antecedenti, Said non riusciva a bere e mangiare ed avrebbe quindi richiesto ospedalizzazione immediata per adeguata infusione di liquidi.

Si accenna che le difficoltà di comprendere la lingua di Said resero difficile comprendere la sua situazione clinica: BARRIERA LINGUISTICA. Le navi quarantena hanno mediatori a bordo di varie lingue, che ricevono regolare stipendio come da contratto; così come le altre figure presenti a bordo.

Perché la Croce Rossa non aveva un mediatore somalo a bordo, considerando il numero elevato di arrivi di questa nazionalità?

La questione legata alla barriera linguistica in nulla però giustifica il ritardo nel trasferimento all’ospedale ed evidenzia, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, la totale inadeguatezza della navi non solo ad accogliere ma anche a portare avanti “Il ruolo” determinato dalle norme ANTI Covid. Ancora oggi nonostante segnalazioni e denunce le navi continuano a trasportare persone per la quarantena, a seguito delle proroghe ulteriori fino al 31 marzo 2022.

Said era minore affetto da gravissima patologia: per l’uno e l’altro motivo era nel posto sbagliato. Inoltre, la nomina del tutore, obbligatorio,era stata posta in ritardo. L’avvocata Antonia Borrello, tutrice, sarà lei stessa a chiedere approfondimenti sul caso relativamente all’accaduto il 16 settembre 2020

Dall’ospedale Muscatello Said verrà trasferito in urgenza all’Ospedale Cannizzaro di Catania poiché la situazione si era fortemente aggravata, dove nonostante le cure adeguatamente poste , morirà il 14 settembre 2020.

Le indagini continueranno ad andare avanti e siamo certi che gli avvocati Antonia Borrello e Giuseppe Carnabuci faranno del loro meglio per rendere giustizia a Said.

Said era in condizioni gravissime, i medici periti riportano che sarebbe probabilmente morto lo stesso, poiché fortemente debilitato dalle condizioni di vita antecedenti. Noi crediamo che l’ulteriore trattenimento su nave quarantena, dal 27 agosto al 5 settembre, ed il ritardo nel trasferimento in ospedale facciano parte delle cause che hanno condotto Said alla morte.

Said in quanto minore doveva essere accolto in struttura adeguata, con un mediatore adeguato e personale attento. L’Italia è stata dunque triplamente responsabile di: trattenimento di minore non accompagnato, imperizia nell’assistenza alla persona ed omissione di soccorso

Il sistema di accoglienza su navi ci continua a mostrare la scarsa attenzione alla persone, l’utilizzo di tali luoghi per lederne, ancora una volta, i diritti pacchi e non individui. Un tritacarne per respingere ed umiliare chi arriva, nell’invisibilità più assoluta. Un sistema killer, come ha mostrato anche la storia di Wissem Ben Abdel Latif (anch’egli passato sulle navi quarantena senza poter aver accesso al diritto di richiesta di protezione internazionale), morto legato ad un letto nel reparto psichiatrico del San Camillo a Roma il 28 novembre 2021.

A più riprese abbiamo denunciato il sovraffollamento delle navi quarantena e l’impossibilità, considerando lo staff presente, di monitorare le esigenze di ogni individuo, questo al costo di 3 milioni di euro al mese per nave.

Come Campagna LasciateCIEntrare e Rete Antirazzista Catanese continueremo a pretendere verità e giustizia per Said. Un morto di Stato, un’ altra vittima di crimini di pace e delle navi quarantena, delle quali richiediamo l’immediata abolizione.


Così è morto Said. L’incubo delle navi quarantena / di Gaetano De Monte

da Domani, 18 gennaio 2022

«Durante la fase di navigazione (27 agosto 2020 - 5 settembre 2020), l’esistenza di una importante barriera linguistica, una presentazione clinica atipica, il setting assistenziale della nave poco appropriato e uno sbarco del paziente reso complicato dalle procedure anti Covid-19 hanno certamente rappresentato condizioni che hanno determinato un ritardo diagnostico».

Sono le conclusioni a cui sono giunti i consulenti tecnici dei magistrati nella perizia medico legale depositata alla procura di Siracusa nell’ambito dell’indagine sulla morte del minore di origini somale, Said, deceduto il 14 settembre del 2020 dopo essere stato trattenuto per quasi 10 giorni all’interno di una nave quarantena per migranti. E gettano un’ombra ulteriore sull’utilizzo di questo tipo di misura che la stessa ministra Luciana Lamorgese aveva dichiarato di voler eliminare. Said è stato il secondo minore migrante a morire, in pochi mesi, dopo essere stato ospitato su una nave quarantena per migranti.

La perizia

Ora sulla sorte di Said si addensano nuovi interrogativi, in parte contenuti nel documento di 45 pagine depositato alla procura siciliana dai consulenti tecnici, Maria Tea Teodoro, Fortunato Stimoli e Gaetano Scifo. In sostanza, i periti riconoscono in più passi della perizia che la permanenza per quasi dieci giorni sulla nave quarantena Allegra abbia aggravato le condizioni di salute di Said.

Ma gli stessi consulenti scrivono anche «che anche una diagnosi tempestiva avrebbe dato al paziente in verità poche probabilità di sopravvivenza data la complessità e gravità della infezione tubercolare». E dunque – secondo i periti – Said sarebbe morto lo stesso, probabilmente, a causa delle complicanze della patologia. Però è altrettanto vero che avrebbe potuto evitare ulteriori sofferenze, provocate dal trattenimento per alcuni giorni sulle navi quarantena .

Il calvario

Come si legge nella relazione predisposta dal responsabile sanitario di bordo, «anche alla luce di una consulenza psicologica effettuata sulla nave, il paziente necessità di essere trasferito in struttura ospedaliera». Lo sbarco è avvenuto, ma soltanto il 7 settembre 2020, «quando il paziente è» finalmente «giunto nel presidio ospedaliero Muscatello», a Siracusa.

Già dal 3 settembre «le condizioni del paziente avevano però iniziato a deteriorarsi ulteriormente sia dal punto di vista fisico sia psichico; successivamente il paziente era diventato incontinente e non autonomo e aveva cominciato a manifestare delle allucinazioni», si legge ancora nella sua cartella sanitaria. «Persistendo la incapacità ad alimentarsi e idratarsi più volte si è cercato di praticare l’infusione di liquidi che purtroppo ha avuto esito negativo». È il calvario di Said.

La battaglia della tutrice

L’indagine è nata dall’esposto presentato al Tribunale dei minorenni di Catania dalla tutrice di Said, l’avvocata Antonia Borrello. «Sono stata nominata tutore del minore l’11 settembre», aveva raccontato ai magistrati «nonostante la "legge Zampa" fissi tale obbligo entro tre giorni dall’arrivo in Italia del minore straniero non accompagnato.

I medici del reparto mi hanno detto che non potevano fornirmi la documentazione della nave Azzurra e che non sapevano rispondere alla mia domanda in merito al ritardato trasferimento dalla nave presso una struttura sanitaria». Al momento, la domanda non ha ancora trovato una risposta.

I costi del sistema

Ci sono poi altre domande sulla gestione delle navi quarantena per stranieri. Le ha rivolte, lo scorso marzo, alla Corte dei conti il Comitato verità e giustizia per i nuovi desaparecidos del Mediterraneo attraverso il suo presidente, l’avvocato Arturo Salerni. Il legale ha presentato un esposto chiedendo di «verificare se nei fatti descritti siano rinvenibili ipotesi di illegittimità e di danno erariale, e in caso positivo di individuare i soggetti responsabili».

Su quali siano stati i costi affrontati ci sono al momento solo ipotesi, a partire dalle cifre contenute nei bandi ministeriali. Nel frattempo, nonostante un costo giornaliero sostenuto dallo stato quattro volte superiore rispetto all’accoglienza nelle strutture a terra, e dopo le promesse del ministero dell’Interno, il sistema delle navi quarantena non è mai stato fermato.

Secondo i dati forniti dal progetto In limine dell’Associazione studi giuridici immigrazione, i migranti transitati dall’hotspot di Lampedusa, in soli tre mesi, dal primo luglio 2021 al 20 settembre 2021, e poi trasferiti per la quarantena sulle navi, sono stati 5.838; "ospitati" a bordo di nave Adriatico, nave Allegra, nave Atlas, nave Aurelia, nave Azzurra. A loro si aggiungono le oltre 10mila persone straniere finite in quarantena a bordo delle navi, secondo i conteggi di fine 2020 della stessa associazione.

È un tipo di accoglienza che nella realtà nessuno, nel governo, sembra intenzionato a fermare. Ed è un affare legittimamente redditizio per le grandi compagnie di navigazione, ma anche per la Croce rossa che vi assicura a bordo l’assistenza sanitaria.

Testimoni a bordo

In realtà lo stesso presidente della Croce rossa italiana, Francesco Rocca, ha definito, in una recente intervista , «borderline, il modello nato all’inizio della pandemia e in un clima ostile da parte degli amministratori locali che non volevano accogliere i migranti. Un’esperienza che deve chiudersi con la fine dell’emergenza sanitaria», ha detto Rocca a Micromega.

Chi ha lavorato come operatore a bordo della nave Allegra quando c’era Said invece racconta, protetto dall’anonimato: «All’inizio mancava una adeguata strumentazione sanitaria e mancavano i macchinari». «A bordo, anche negli ultimi mesi, sono state ospitate diverse persone che poi dopo l’ingresso sulle navi quarantena si sono dichiarate minorenni, ma che non sono state fatte sbarcare sùbito».

Un’altra fonte che ha lavorato in un altro periodo più recente a bordo delle navi quarantena, racconta: «Dopo la fine della quarantena e lo sbarco a terra dalle navi, le persone vengono trasferite sugli autobus. Poi, in base a una lista che viene consegnata dai funzionari del ministero dell’Interno al personale della Croce rossa, molto spesso gli uomini di origine tunisina o provenienti dal Maghreb vengono destinati ai Centri per i rimpatri, i Cpr». «Non può non sorgere un dubbio – dice – che la pandemia sia soltanto un pretesto per sperimentare un metodo. Potrebbe essere sicuramente molto efficace per i "rimpatri veloci". Ma noi lo possiamo testimoniare: ha un costo in termini economici e di vite umane».


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