Sorry we missed you, di Ken Loach

Ieri sera, seguendo un consiglio su Fb di Luigi Boggio, ho visto su RAI3 questo straordinario film, che ha superato ogni mia aspettativa. Una rappresentazione sconvolgente del lavoro come sfruttamento e disumanizzazione, ma non solo.

Sullo schermo si muovono i personaggi di una famiglia normale, una bella famiglia: un marito e padre devoto, una moglie che corre come badante da una casa all’altra, due figli adolescenti, maschio e femmina, belli e intelligenti. Siamo ai nostri giorni, in un evoluto ambiente cittadino. Ma il protagonista, come nel mondo verghiano dei Malavoglia, è preso a un tratto dalla frenesia di migliorare la sua condizione economica, convinto di aver trovato il sistema per farlo come corriere al servizio di un’impresa di consegna merci. Il sacrificio sarà compensato dalla possibilità di realizzare il sogno di una casa di proprietà.

La spirale infernale in cui l’uomo si ritrova mina alle radici l’equilibrio di quel piccolo mondo familiare rischiando di travolgere le vite dei suoi componenti. Cambia il rapporto dei personaggi col tempo, che diventa sempre più esiguo e sfasato rispetto alle loro necessità di vita relazionale comune. Essi diventano sconosciuti a se stessi e compiono azioni inavvertitamente distruttive o autodistruttive.

La creatività adolescenziale rappresentata dal figlio, geniale writer all’insaputa degli stessi genitori, viene repressa socialmente e letta come devianza.

Un film che arriva allo spettatore come un pugno nello stomaco. Un pesante atto di accusa alle nostre abitudini di consumatori seriali per interposta Amazon, incapaci di vedere le nuove schiavitù di infinite torme di invisibili, noi stessi schiavi perché in diverso modo diminuiti nella nostra dignità e libertà di esseri umani.

Sorry we missed you, di Ken Loach - I protagonisti del film