Sindaci sfiduciati e sindaci alla ricerca di assessori
La crisi dell’amministrazione pesa, si avverte e si fa sentire in ogni istante della vita quotidiana... Cosa succede a Pachino, Avola, Rosolini, Augusta, Siracusa, Melilli, Carlentini, Lentini...
Sfiduciata all’unanimità la sindaca di Pachino Carmela Petralito della destra del quadrante astrologico della presidente del consiglio Giorgia Meloni. Anche i suoi consiglieri hanno votato per mandarla a casa dopo mesi di turbolenze politiche. È stata la prima donna sindaco della cittadina finita dal fuoco amico e vari comprimari di scena. I commenti che si leggono e che si sentono per le strade sono tutti indirizzati non sulle incapacità della Petralito, ma sul ruolo avuto nella vicenda dei Cannati di Avola e dei Gennuso di Rosolini. Senza di loro non c’è foglia che si muova nella zona. Entrambi fanno parte dello stesso schieramento politico: Fratelli d’Italia i Cannati, Forza Italia i Gennuso con propensione verso altre zone della provincia, anche se non è facile per la presenza di altri personaggi locali non secondari.
A Siracusa città troviamo il sindaco Italia che nuota nelle acque del trasversalismo politico e che non corre nessun rischio di essere sfiduciato.
Nell’area industriale di Augusta, Priolo, Melilli si nota per protagonismo politico il lombardiano Giuseppe Carta anche se da quelle parti Pippo Gianni resiste e il sindaco di Augusta Giuseppe Di Mare non è da meno dopo il transito a Fratelli d’Italia. Nella zona Nord si nota il sindaco di Carlentini Giuseppe Stefio che per una manciata di voti non è riuscito ad entrare all’assemblea regionale, come del resto il sindaco di Francofonte Daniele Nunzio Lentini.
Nella città di Gorgia, Lentini, le cose come sempre sono sempre più complicate dopo che il sindaco Rosario Lo Faro ha azzerato la giunta, ma che la nuova non viene ancora fuori. Sembra una partita a carte per i continui rilanci del deputato regionale Carta del movimento autonomista di Lombardo che nel tempo ha costituito un proprio gruppo consiliare. La partita si dovrà pur chiudere per evitare ulteriori lacerazioni sociali profonde della città. Se non è possibile non resta che ridare la parola agli elettori in primavera, dopo aver compiuto degli atti di responsabilità civica con l’approvazione dei bilanci 2022/23 e l’avvio dei progetti già pronti al decollo.
Sarebbe, a mio avviso, un atto di responsabilità nei confronti della città, considerato pure che la ventilata mozione di sfiducia è stata avvolta nel buio fitto della città della notte. Ma che potrebbe venire alla luce nel corso della seduta dell’autoconvocazione del consiglio.
Cosa avverrà non saprei non essendo dotato di poteri previgenti.
Ma quello che maggiormente colpisce è la mancanza di reazione della città. Una città cha ha smarrito, non da oggi, la voglia di farsi sentire e di stare insieme, anche se esiste una fitta rete associativa e culturale di un certo interesse per le iniziative che promuovono e portano avanti con impegno e sacrifici individuali non da poco. Da una parte questo mondo, dall’altro l’inesistenza del mondo della politica. Con il nulla è difficile incontrarsi per il bene della comunità. Questa è una delle contraddizioni più laceranti e di difficile soluzione, anche perché manca uno dei luoghi fondamentali della democrazia elettiva con i suoi organi e il suo governo. La crisi dell’amministrazione pesa, si avverte e si fa sentire in ogni istante della vita quotidiana. L’ora della responsabilità e della decisione è giunta, trovando un senso alto d’amore per la città in autonomia e libertà.
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