Sardegna: Il vertice dell’Ambiente amava il cemento

Un articolo di Mauro Lissia, giornalista di Nuova Sardegna, per capire un po’ di più sulle sanatorie edilizie "facili" che hanno deturpato il territorio della Sardegna.
Inchiesta sulle sanatorie edilizie facili: dalle intercettazioni telefoniche di Lucio Pani, il direttore dell’ufficio regionale della tutela del paesaggio da due giorni in carcere, emerge la fitta rete di amicizie nel mondo della politica e dell’imprenditoria del dirigente pronto a firmare autorizzazioni e dare permessi che la magistratura ritiene illegali. Tra le licenze che sono state accordate con disinvoltura e contestate dagli inquirenti anche quella per un centro sportivo destinato a parenti del funzionario.
«Dimmi dove vuoi l’albergo, te l’approvo io»
CAGLIARI. Lucio Pani deve restare in carcere perché è pericoloso: lo conferma «l’impressionante sequela di quotidiane condotte antigiuridiche» che si riscontrano negli atti dell’inchiesta.
Lo consiglia soprattutto «l’esercizio del pubblico ufficio che ricopriva, di importanza cruciale per la tutela dei beni che costituiscono patrimonio dell’intera collettività, in quanto tali, dotati di tutela di rango costituzionale». A scrivere è Daniela Amato, il gip che ha accolto la richiesta di custodia cautelare firmata dal pm Daniele Caria contro il direttore dell’ufficio regionale tutela paesaggio, finito in cella dopo quasi tre anni di indagini. E sono indagini che mostrano un inquietante livello di corruzione all’interno dell’amministrazione pubblica.
Scrive il gip Amato nell’ordinanza, riferendosi al contenuto delle intercettazioni telefoniche raccolte dal Nucleo investigativo del Corpo Forestale, diretto da Ugo Calledda: «II tono sprezzante e compiaciuto con cui il Pani nelle numerose conversazioni con i correi commentava di volta in volta le proprie gesta illegali è prova ulteriore del profondo radicamento in lui di un sistema di valori antigiuridici che si sovrappone e sostituisce alle regole di imparzialità e al rispetto del principio di legalità cui deve informarsi l’operato dei pubblici dipendenti. Regole che invece erano persino oggetto di sarcasmo».
Per il gip il dirigente regionale era «serenamente convinto di essere impunibile» grazie a un’agognatissima nomina a direttore dell’ufficio tutela firmata dal presidente della giunta regionale Mauro Pili e sostenuta da una rete di amicizie che il magistrato elenca senza commenti, riferendosi solo a conversazioni telefoniche: dal senatore Romano Comincioli all’onorevole Clemente Mastella, dall’editore-imprenditore (e cugino) Sergio Zuncheddu al consigliere regionale diessino Tore Sanna, dall’avvocato d’affari Peppetto Del Rio al presidente di Banca Cis e editore Giorgio Mazzella. Tutti, a suo dire, l’hanno aiutato a raggiungere la poltrona di direttore dopo un lungo anonimato vissuto come architetto non eccelso e come consigliere comunale a Quartu, nei banchi dei Ds. E tutti dovevano appoggiarlo - dice, parlando con uno dei suoi interlocutori - perché lui era capace di ragionare «non da ambientalista, perché se magari arrivava un ambientalista li bloccava tutti». Per questo, dice «si sono mossi in parecchi».
Imprenditori notissimi, operatori turistici, immobiliaristi. Cui prometteva, come lui stesso racconta: «... se ti serve qualche firma., vieni da me, te la faccio fare! ti posso approvare quello che vuoi... dove lo vuoi l’albergo? dove lo vuoi? non sto scherzando, dimmi... te l’approvo subito!!».
Ed è così, risulta dagli atti del procedimento: quelli chiedono e lui approva. Per approvare falsifica documenti, ignora leggi, applica a modo suo - e lo spiega con disinvoltura - il principio della discrezionalità negli atti amministrativi, seguendo soltanto la logica degli interessi personali e dei favori.
Oppure - spiega ancora, senza reticenze - usa il sistema dell’approvazione per gradi: prima una struttura amovibile, concessa per un anno. Poi ancora un anno e così via. Finche qualsiasi abuso, anche il più devastante, diventa stabile. Eccolo dunque impegnato a risolvere il problema del direttore del Forte Village Lorenzo Giannuzzi, che voleva ripascere l’arenile un po’ dimagrito del suo resort a cinque stelle. Eccolo insieme all’allora direttore dell’ufficio tutela Ruggero Carta a sanare con un provvedimento che il gip giudica falso l’enorme abuso di Baccu Mandara di Vincenzo e Salvatore De Donato, coi bulldozer del Genio Militare che già sferragliavano attorno agli edifici, chiamati dal tribunale. Rieccolo infine a tagliar corto sulle pratiche per realizzare il Green Blu Center del Margine Rosso, a Quartu, dove la proprietà è della sua stessa famiglia. Qui viene visto dirigere i lavori da lui stesso autorizzati, ordinare materiali, dare indicazioni all’impresa.
L’inchiesta sembra dimostrarlo inoppugnabilmente: ovunque ci siano ostacoli legali e amici da aiutare a superarli, Lucio Pani interviene. Un Nembo Kid dell’illegalità ambientale: «A noi i comunisti non ci hanno dato niente...» ama ripetere. E giù risate. Mazzella, per esempio: malgrado il funzionario istruttore del Cis Graziella Mereu ribadisca il proprio parere negativo, il presidente della banca interviene personalmente per far concedere alla ’Green Blu srl’ quella metà del finanziamento (un milione e 773 mila euro) richiesto per realizzare il Green Blu Center, un centro sportivo, in base alla legge 28. E il finanziamento viene concesso nonostante - rileva il magistrato - i titolari della società costruttrice si fossero licenziati solo per un giorno dal proprio lavoro, pur di guadagnarsi lo status di disoccupati: «Banca Cis vi vuole disoccupati, un giorno, il giorno in cui si firma l’atto per il contributo...».
Poi, in una conversazione intercettata, Pani si vanta: «Tutta la costa vincolata almeno per Cagliari passa nelle mie mani... alberghi... tutto! Mazzella l’ho approvato io...».
Mazzella è l’hotel S’Ighientu, sul litorale di Quartu, intestato alla società Bilancia di cui è amministratrice la moglie Angela Maria Scanu, sotto processo per violazione delle norme urbanistiche.
La Regione aveva aiutato il comune di Quartu a decidere per l’ok all’ampliamento della struttura. Dietro, ora risulta chiaro, c’era Lucio Pani. Che in un caso si prende un bonario rimprovero dal superiore Ruggero Carta: «Lucio deve imparare che non si possono chiedere certe cose, che non si possono fare».
«E’ possibile costruire ovunque a discrezione del nostro ufficio»
CAGLIARI. Lucio Pani parla al telefono con il giornalista Sergio. Si lamenta perché gli ambientalisti denunciano le decisioni dell’ufficio regionale tutela del paesaggio e la Procura indaga: «C’è il magistrato che ci ha denunciato - dice Pani - ha fatto questo convegno parlando della nostra legge, dicendo che noi la interpretiamo male e questo già ti fa capire cosa pensano su di noi... quando noi, sono loro che la interpretano male perché secondo loro non si può realizzare niente dove c’è il vincolo. Invece noi siamo del parere, come dice la legge, che con la nostra discrezionalità si può realizzare qualsiasi cosa». Poi Pani spiega come si fa a interpretare le leggi dell’urbanistica, prima di chiedere un po’ di benevolenza giornalistica: «La nostra legge è così, si mette il vincolo generico. Prima del piano paesistico tu esprimi un parere soggettivo, cioè l’ufficio dice ’ok, a me sta bene tutto quello che mi stai proponendo’ e nessuno glielo può contestare perché è soggettivo, non c’è un regolamento che dice come lo devi fare - va avanti il dirigente regionale - mentre invece a differenza il piano paesistico ti dice: ’sì, li puoi costruire’ però rimane sempre la nostra discrezionalità su come farlo costruire».
di Mauro Lissia - Nuova Sardegna, 09/06/2005
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