Persone: Riccardo Bonacina, giornalista
Morto Riccardo Bonacina, l’11 dicembre 2024, giornalista fondatore di ’Vita’ aveva 70 anni
Nel 1994 aveva fondato lo storico periodico dedicato al terzo settore e a tematiche sociali. Il sindaco di Milano Sala: "Mancherà alla comunità milanese e al nostro Paese". I funerali si terranno venerdì 13 dicembre 2024 nella basilica di Sant’Eustorgio
È morto nella mattina [dell’11 dicembre 2024] a 70 anni Riccardo Bonacina, giornalista e fondatore di "Vita", lo storico periodico che dal 1994 si occupa di temi sociali, di terzo settore e di volontariato. Dopo esperienze lavorative in Fininvest e in Rai, nel 1994 Bonacina decise di lasciare il giornalismo televisivo per fondare VITA che, come ricorda il direttore di Vita Stefano Arduini su VITA.it, allora in molti definirono “L’Espresso del sociale”, un giornale dedicato al terzo settore e nato dall’alleanza “fra un gruppo di giornalisti e un network di organizzazioni non profit (il comitato editoriale)".
Sala: "Ci mancherà". Renzi lo ricorda in Senato
Molti esponenti della politica e della società civile hanno espresso il loro cordoglio per la morte di Bonacina. "Con la scomparsa di Riccardo Bonacina – scrive sui social il sindaco di Milano Giuseppe Sala -, Milano e il giornalismo perdono una delle voci che meglio ha raccontato le emergenze e le battaglie sociali e civili del nostro tempo. Mancherà alla comunità milanese e al nostro Paese". Anche Matteo Renzi, dall’Aula del Senato ha voluto ricordare Bonacina: "Presidente - ha detto Renzi - solo per chiedere al Senato, alla presidenza e ai capigruppo di dedicare un pensiero particolare e un ricordo nei prossimi giorni a una persona scomparsa nel corso dei nostri lavori: qualche istante fa ci ha lasciato Riccardo Bonacina, il padre della legge del Terzo Settore. Vorrei che il Senato possa ricordarlo come merita".
Il cordoglio delle Terzo Settore
Un ricordo commosso è arrivato anche dal presidente di Telefono Azzurro Ernesto Caffo. "Riccardo Bonacina - scrive Caffo - era prima di tutto un amico. Un grande amico. Un appassionato scopritore del bene che senza di lui e la sua intuizione di portarlo davanti alle telecamere difficilmente trovava dignità da parte dei media. Erano gli anni in cui Telefono Azzurro avviava i suoi primi passi". "Con Riccardo e gli amici di Vita - ricorda - abbiamo condiviso battaglie comuni, abbiamo condiviso impressioni e giudizi. Riccardo, e non è scontato dirlo, aveva un grande cuore e una grande passione civile e umana. Era la conseguenza della fede che lo animava. Telefono Azzurro è vicina in questo momento alla famiglia di Riccardo e agli amici di Vita".
"Riccardo Bonacina diceva: ’Non spieghiamo solo cos’è la cooperazione, ma raccontiamo le sue storie, facciamo parlare i nostri partner e non copriamo la loro voce’ e le sue riflessioni, il suo incessante impegno, sono una guida per tutti noi" ha affermato anche Attilio Dadda, presidente di Legacoop Lombardia. esprimendo vicinanza "ai familiari e colleghi, con il pensiero a una vita dedicata alla sostenibilità economica, sociale e ambientale, valori in cui si riconosce l’identità cooperativa".
I funerali di Bonacina si terranno venerdì 13 alle ore 11 nella basilica di Sant’Eustorgio a Milano.
Fonte: TG24 Sky.
Riccardo Bonacina, la radicale passione sociale e umana di un maestro del giornalismo / di Stefano Arduini
È mancato questa mattina il fondatore di VITA. Un grande giornalista, innovatore e visionario: pioniere di una vera propria scuola di giornalismo. E un grande maestro e amico per tanti di noi. Il nostro ricordo
Questa mattina è mancato Riccardo Bonacina, il fondatore di VITA. Un grande maestro e amico per tanti di noi che, come me, insieme a lui hanno percorso un lungo tratto di vita che non si può definire solo professionale.
Dopo gli inizi al “Sabato” negli anni Ottanta, l’esperienza in Fininvest e ppi in Rai, nel 1994 Riccardo fonda VITA, che allora in molti definirono “L’Espresso del sociale”. Il primo numero uscì il 27 ottobre 1994. Un giornale quasi clandestino, certamente ribelle nato da «un moto di rabbia», come amava ricordare, di fronte al fatto che nella dieta mediatica di allora i temi del sociale e dell’impegno civile erano considerati ancillari: buone azioni di buona gente, ma che in fondo contavano poco. Non era così. E 30 anni di storia dimostrano che quell’intuizione, costruita sulla base di un’alleanza fra un gruppo di giornalisti e un network di organizzazioni non profit (il comitato editoriale), aveva colto un bisogno reale di rappresentanza e racconto.
Riccardo è stato un uomo appassionato. Una passione che quelli che hanno lavorato con lui hanno toccato con mano quotidianamente, nella sua intensità e radicalità, nel modo di fare giornalismo e nel racconto sociale di cui, di fatto, è stato l’inventore nel nostro Paese. La stessa passione e la stessa radicalità le metteva nelle relazioni umane, coltivate con cura delicata e con cultura profonda, ma mai esposte, mai sbandierate. Così come mai sbandierata era la sua fede. Che considerava una grande fortuna nell’affrontare con realismo e fiducia le sfide e le difficoltà della vita.
Riccardo è stato anche un uomo e un giornalista coraggioso. Del resto, chi avrebbe lasciato il posto in Rai per fondare un giornale sul Terzo settore? Proprio ieri, perché fino all’ultimo è stato “sul pezzo” (in questi giorni stava scrivendo un ricordo per il decennale dalla scomparsa di Franco Bomprezzi, un suo grande amico), come spesso ci capitava, ci interrogavamo sulla crisi del giornalismo e su come dare solidità all’avventura di VITA.
La chiave di volta era la “libertà”. Per lui mantenere la libertà di pensiero e d’azione nel fare VITA è sempre stato il primo criterio su cui fondare anche il modello di impresa che si era inventato e che, insieme a Giuseppe Frangi, suo fraterno amico ed ex direttore di VITA prima che io ne assumessi la carica nel 2018, aveva portato avanti per tanti anni.
Un coraggio che ha dimostrato anche nel passaggio di consegne con il sottoscritto. VITA è stata la sua vita. Ma a un certo punto, come mi ha detto e scritto, ha scelto di distaccarsene (sempre però avendone cura) affinché VITA potesse esprimere nuove potenzialità e generatività grazie alla sua natura di organo di informazione indipendente e comunitario, senza che il suo carisma potesse in alcun modo frenarne il futuro.
Oggi il dispiacere è enorme. Il peso della perdita si sente in tutta la nostra redazione. Già stanno arrivando i messaggi commossi di tanti suoi e nostri amici, compagni di avventura di VITA. Ma oggi è anche il giorno in cui possiamo toccare con mano la ricchezza e la potenza dell’eredità e degli insegnamenti che ci lascia. Lui che di fatto ha creato una vera e propria scuola di giornalismo, innovativa e ferocemente ancorata alla realtà («VITA si chiama così perché racconta la vita, così com’è»). Aver conosciuto Riccardo Bonacina è stato un dono preziosissimo. Ne avremo grande cura, Riccardo.
Un abbraccio strettissimo da tutte le persone di VITA va alla moglie Nicoletta e ai figli Paolo, Lucia, Maria e Francesca.
I funerali si terranno venerdì 13 alle ore 11 nella basilica di Sant’Eustorgio (piazza Sant’Eustorgio 1) a Milano
Fonte: Vita.
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