Persone: Jane Birkin, modella, attrice e cantante
Aveva 76 anni e nella sua carriera era stata una modella, attrice e cantante di successo, e aveva dato anche il nome a una famosissima borsa
È morta a 76 anni Jane Birkin, attrice, cantante e modella britannica naturalizzata francese, diventata nota in tutto il mondo tra gli anni Sessanta e Settanta soprattutto per la sua relazione con il cantante francese Serge Gainsbourg, con il quale cantò una canzone famosissima e controversa, “Je t’aime… moi non plus”. A lei fu anche dedicata una delle borse più famose e costose di sempre: la Birkin di Hermès. La notizia della sua morte è stata data dai principali giornali francesi, tra cui Le Monde.
Nacque il 14 dicembre 1946 a Marylebone, nel centro di Londra, a nord di Oxford Street. Le fu dato anche un secondo nome che però non usò mai: Mallory. La sua famiglia era da tempo piuttosto ricca grazie all’industria tessile, nella quale i suoi genitori però non lavoravano: la madre, Judy Gamble, era attrice e cantante e si faceva chiamare Judy Campbell. Il padre – David Birkin – arrivava da una Guerra mondiale in cui era stato comandante della Marina ed era stato coinvolto anche in complicate questioni di spionaggio. Birkin nacque un anno dopo il fratello Andrew, che da ragazzo lavorò come trovarobe nella produzione di 2001: Odissea nello spazio e poi divenne sceneggiatore. Crebbe a Londra e studiò sull’isola di Wight – a sud di Southampton – ma se ne andò prima che lì iniziasse a svolgersi il famoso grande evento musicale (quello della canzone dei Dik Dik, che la adattarono da una versione francese).
A 17 anni Birkin decise di andare a Londra per provare a fare l’attrice, come la madre. Era Londra ed erano gli anni Sessanta: era quindi la “Swinging London”, quel periodo in cui in città si svilupparono un insieme di cose che univano ottimismo, creatività e anticonformismo. Birkin trovò lavoro in un musical di John Barry – il compositore di molte delle musiche dei film di James Bond e vincitore di cinque premi Oscar – e lo sposò anche, nel 1965, a 19 anni. Lui ne aveva 33. I due ebbero una figlia – Kate Barry, morta nel 2013 a Parigi – e divorziarono nel 1968.
Nel 1966 Birkin, che fino ad allora nel mondo del cinema aveva avuto solo due parti piccole e poco rilevanti, partecipò a Blow-Up di Michelangelo Antonioni. Nel film interpretava una fotomodella: divenne famosissima per la scena della lotta, in cui appare mezza nuda insieme a Gillian Hills e David Hemmings.
Due anni dopo la sua parte in Blow-Up recitò anche in Wonderwall, un film psichedelico in cui interpretò una modella che va ad abitare accanto a un professore che vive in mezzo al caos e si mette a spiarla. La colonna sonora del film la fece George Harrison. Poco dopo aver recitato in Wonderwall Birkin andò in Francia; nonostante non parlasse francese fece un provino per quello che sarebbe poi diventato Slogan. Ottenne la parte della protagonista femminile, quello maschile lo fece l’attore e cantautore francese Serge Gainsbourg.
Il film andò così così ma loro iniziarono una relazione che sarebbe stata tra le più note degli anni Settanta. Buona parte del merito fu della canzone “Je t’aime… moi non plus” (“ti amo, neanche io”), che uscì nel 1969. Gainsbourg l’aveva scritta un paio d’anni prima pensando di cantarla con Brigitte Bardot: i due avevano avuto una relazione e lei gli chiese di scrivere «la più bella canzone d’amore di sempre», e lui la scrisse in una notte. Poi la relazione tra i due finì: pare che lei gli chiese di non pubblicarla più e lui acconsentì, cercando però poco dopo altre cantanti con cui inciderla. Ne scartò alcune e poi decise di farla con Birkin.
La canzone divenne quella non in inglese che vendette di più fino a quel momento, ma ebbe anche problemi con la censura. Chi non parlava il francese non ne capiva le parole (un verso dice «Je vais et je viens entre tes reins», “vado e vengo tra i tuoi reni”, e in generale parla di corpi nudi di due persone che fanno sesso) ma si ritenne che i versi e i sospiri di Birkin fossero chiare allusioni sessuali (lo erano). La canzone fu censurata anche in Italia e si dice che la RAI vietò addirittura di nominarne il titolo.
Nel 1971 Birkin e Gainsbourg ebbero una figlia, Charlotte, poi diventata attrice e cantante anche lei. I due, che non si sposarono mai, si separarono nel 1980; Gainsbourg morì nel 1991.
Negli anni Settanta Birkin recitò anche in I baroni della medicina con Michel Piccoli, e insieme a Mia Farrow e Bette Davis in Assassinio sul Nilo (tratto da un romanzo di Agatha Christie). Birkin continuò a recitare e cantare anche negli anni Ottanta, Novanta e Duemila, senza fare cose particolarmente memorabili. Recitò però in tre film del regista francese Jacques Doillon, con cui ha avuto una relazione e con cui nel 1982 ha fatto una figlia, Lou Doillon, che fa la modella, cantante e attrice. In anni più recenti Birkin ha anche diretto un film – Boxes, nel 2006 – e si è impegnata in diverse cause umanitarie, soprattutto con Amnesty International.
Dagli anni Ottanta una delle cose per cui Birkin è più famosa è la borsa Birkin di Hermès. Su come sia successo che la casa di moda Hermès abbia deciso di dedicarle una borsa ci sono molte storie. Secondo la versione ufficiale, raccontata da Jane Birkin alla giornalista di moda Dana Thomas, durante un volo da Parigi a Londra Birkin fece cadere la sua borsa rovesciandone il contenuto. Pare che accanto a lei fosse seduto Jean-Louis Dumas, allora CEO di Hermès, e i due cominciarono a discutere della necessità di avere una tasca interna alla borsa. Così si ritrovarono a progettare un modello che rispettasse quelle esigenze, e nacque la Birkin.
Fonte: Il Post.
Jane Birkin, la storia della borsa più desiderata al mondo (che porta il suo nome) / di Cristina Balbo
Si è spenta all’età di 76 anni Jane Birkin. L’iconica artista britannica naturalizzata francese ha lasciato il segno in ogni dove: dalla musica, al teatro, al cinema, alla televisione. È al mondo della moda, però, che il nome della Birkin sarà legato per l’eternità grazie ad uno dei simboli del lusso più costosi e raffinati di sempre: la Birkin bag firmata Hermès.
L’aneddoto sulla nascita della Birkin bag
È stata la stessa Jane Birkin a raccontare alla giornalista Dana Thomas - firma eccellente del giornalismo di moda e costume - la storia della “it bag” più desiderata al mondo. Così, si legge sul profilo ufficiale della casa di moda francese: "Nel 1984, durante un viaggio Parigi-Londra, l’attrice britannica Jane Birkin, seduta accanto a Jean-Louis Dumas, presidente esecutivo di Hermès (1978-2006), si lamentava di non riuscire a trovare una borsa adatta alle sue esigenze da giovane madre". Infatti, nel settembre del 1982, dall’amore con il regista francese Jacques Doillon, era nata la sua piccola Lou, la figlia più piccola dopo Charlotte Gainsbourg (classe 1971), e Kate Barry, avuta dalla relazione con il primo marito nel 1967, morta suicida nel 2013. Il destino volle che Jane quel giorno fosse su un volo Air France Parigi-Londra e che il suo vicino fosse Dumas con cui iniziò una conversazione ricca di scambi e di idee. È a questo punto che il capo di Hermès le promise di creare per lei una borsa capiente, ma allo stesso tempo elegante. Così, nel 1984 nacque la leggendaria ed intramontabile borsa Birkin. "Un creatore nato con un occhio attento ha subito preparato la bozza di un borsone rettangolare flessibile e spazioso con patta brunita e cuciture a punto sella – riporta Hermes - Con uno spazio dedicato ai biberon!". E così nacque la Birkin.
La personalizzazione della Birkin
Negli anni l’iconica attrice, divenne celebre girando la Francia con un cesto di vimini usato come borsa – meno lussuoso, ma comunque indimenticabile – all’avambraccio. La cantante, infatti, ha raccontato di aver avuto nel tempo una sola Birkin nera (donata direttamente dalla casa di moda) che amava personalizzare arricchendola con degli adesivi: “Ho pensato fosse più divertente appenderci qualcosa, così ci appendo l’orologio e tutti i miei braccialetti, quando camminano tintinnano”, aveva affermato Jane Birkin in un’intervista per la CBS. Sono tantissimi gli scatti in cui appare con in mano la sua preziosa Birkin ricoperta di adesivi, rosari buddisti e ciondoli; la stessa bag che nell’aprile del 2011 è stata messa all’asta per raccogliere fondi per le vittime del terremoto del Tohoku in Giappone.
La storia della "Birkin Crocodile"
Nella lunga “relazione” tra la Birkin ed Hermès di certo non sono mancati degli intoppi. Come quando, nel luglio del 2015, l’attrice naturalizzare francese chiese di togliere il suo nome dalla Birkin Crocodile: "Avvertita delle pratiche crudeli inflitte ai coccodrilli durante la loro uccisone per la produzione della Birkin croco - denunciò -, ho chiesto di togliere il mio nome, almeno fino a quando non verranno adottate pratiche migliori, in linea con le norme internazionali". Fu in quel momento che la casa di moda parigina parlò di un’ "isolata irregolarità" in un allevamento in Texas e così, non potendo rischiare di perdere il nome della bag più famosa al mondo, decise di porre subito rimedio.
fonte: Il Giornale.
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