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Persone: Carla Bley

Ricordiamo Carla Bley, una delle più importanti compositrici e pianiste jazz del Novecento...

di Redazione Risonanze - mercoledì 18 ottobre 2023 - 804 letture

Vogliamo ricordare Carla Bley, una delle più importanti compositrici e pianiste jazz del Novecento, tra le protagoniste del free jazz e dell’avanguardia degli anni Sessanta, scomparsa all’età di 87 anni.

«Carla era instancabile, lavorava su ogni pezzo finché non era perfetto, che è uno dei motivi per cui nella sua musica sembra tutto così necessario. Succedeva spesso che trovasse lo spunto per un nuovo pezzo in concerto, mentre stava lavorando da qualche parte. Questo rendeva la sua musica priva di forzature, perché la scrittura nasceva dall’improvvisazione e l’improvvisazione dalla scrittura.»

Paul Bley su Carla Bley, da: Liberare il tempo, Quodlibet Chorus, 2022.


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Carla Bley - Cover del disco di Carla Bley Life Goes On, ECM, 2020

Carla Bley - Escalator Over the Hill - Jazz à Vienne 1998 - LIVE

With Phil Minton (Vocal), Lindsey Richardson (Vocal), Syd Straw (Vocal), David Moss (Vocal), Linda Sharrock (Vocal), Paul Haines (narrateur), Baikida Carroll (Trompet), Guy Barker (Trompet), Gary Valente (Trombone), Richard Edwards (Trombone), Adrian Lane (Trombone), Richard Henry (Trombone), Wolfgang Puschnig (saxophone, flut), Andy Sheppard (Saxophone), Julian Arguelles (Saxophone), Karen Mantler (Keyboard, vocal), Steve Lodder (Piano, Vocal), Parmela Attariwala (Violin), Brad Scheppach (Guitar), Steve Swallow (Bass), Ramesh Shtham (Percussions), Dennis Mackrel (Drums). Titles: Rawalpindi Blues - End of Rawalpindi - End of Animals - And it’s Again (Carla Bley)

Jazz à Vienne le 6 juillet 1998


Carla Bley, una delle più importanti compositrici e pianiste jazz del Novecento, spesso associata all’avanguardia e al free jazz degli anni Sessanta e ricordata in particolare per l’album Escalator over the Hill, un’opera jazz-rock di un’ora e mezza, è morta a 87 anni. Suo marito, il bassista Steve Swallow, ha detto che Bley aveva un tumore al cervello.

Bley era nata in California nel 1936, e non ancora maggiorenne, mentre lavorava al celebre locale newyorkese Birdland, conobbe il grande pianista jazz Paul Bley, che sposò e di cui prese il cognome. Fu lui a incoraggiarla a suonare e a comporre, attività a cui cominciò a dedicarsi dalla metà degli anni Sessanta. In quegli anni frequentò e collaborò con alcuni dei principali musicisti dell’avanguardia del jazz, dal trombettista Don Cherry al contrabbassista Charlie Haden al vibrafonista Gary Burton, dirigendo diverse formazioni e orchestre dell’epoca.

Escalator over the Hill fu pubblicato tra il 1968 e il 1971, su tre dischi, e fu suonato dalla Jazz Composer’s Orchestra. Era un’opera, con tanto di parole e libretto, che spaziava dal jazz al rock alla musica colta, ispirandosi alla tradizione delle big band. Ebbe un buon successo di critica ed è ricordato come uno dei dischi fondamentali dell’avanguardia americana di quegli anni.

In seguito Bley collaborò con molti musicisti rock, e continuò a lavorare agli arrangiamenti della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden, leggendaria formazione che unì il jazz sperimentale alla musica politica folk e tradizionale. Bley aveva pubblicato il suo ultimo disco, Life Goes On, nel 2020.

Fonte: Il Post.


Carla Bley è stata una delle più eclettiche e geniali jazziste. Ecco perché è doveroso ricordarla / di Tommaso Toma

Sovversiva, anticonformista ma anche una grande lavoratrice nella scena jazz, Carla Bley che è stata anche una leader del movimento free jazz ci ha lasciato all’età di 87 anni, dopo le complicazioni di una terribile malattia

Carla Bley, nata Carla Borg nel 1938 è stata una grande compositrice, arrangiatrice e pianista e senza alcun dubbio una delle figure più interessanti e originali nella scena jazz. Dopo una carriera lunga più di 60 anni, è morta martedì nella sua casa di Willow, nello stato di New York, all’età di 87 anni. Il suo compagno di lunga data nella vita e nella musica, il bassista Steve Swallow, ha detto che la morte di Carla Bley è stata causata da complicazioni di un cancro al cervello. Il suo ultimo album, Life Goes On, risale al 2020.

L’impareggiabile eclettismo di Carla Bley

Sovversiva ma anche austera, la sua musica poteva essere delicata, sofisticata. Ma anche squillante e ironica. Carla Bley passava da divertissement musicali, quasi dellle bagatelle, come il notevole Musique Mecanique del 1978 e uno dei suoi album più piacevoli del 1981, I Hate To Sing (che sembrava essere la colonna sonora di un film di Buster Keaton o per esilaranti cartoni animati) a dar vita a una colossale opera jazz, Escalator Over The Hill (1971). Il risultato di tre anni di registrazioni, uno dei più grandi album nella storia della musica jazz. Per questo album Carla Bley coinvolse grandissimi artisti come Gato Barbieri, Enrico Rava e John McLaughlin.

Senza dimenticare che Bley compose la maggior parte di una pietra miliare del jazz, Liberation Music Orchestra del 1969. Nella biografia del 2011, Carla Bley, l’autrice Amy C. Beal ha descritto la sua musica come “vernacolare ma sofisticata, accattivante ma criptica, gioiosa e triste, sciocca e seria allo stesso tempo”.

Anche la sua immagine pubblica era interessante e molto variegata, grazie a una notevole presenza fisica e quei capelli biondi spesso acconciati quasi fosse una punk anti litteram. Sfoggiava uno stile di vita bohémienne, tipico di chi ha vissuto il movimento controculturale californiano nella seconda metà degli anni ’60. Ma era anche una autrice decisamente intransigente. Carla Bley lavorò a 360° nella scena jazz: infatti fu coinvolta nell’organizzazione della Jazz Composers Guild nel 1964, e fu tra le fondatrici di due etichette discografiche: la JCOA Records e la Watt, distribuita dalla ECM. Non solo, aveva attivato un servizio no-profit New Music Distribution Service.

Tre album di Carla Bey sono entrati nella top 20 della classifica Jazz Albums di Billboard: Carla’s Christmas Carols (in collaborazione con Andy Sheppard e The Partyka Brass Quintet) – che ha raggiunto il numero 16 nel 2009 -, Andando El Tiempo (con Sheppard e Steve Swallow) – numero 14 nel 2019 – e Trios (con Sheppard e Swallow), al numero 19 nel 2013. Due dei suoi album solisti, Heavy Heart e The Very Big Carla Bley Band, hanno raggiunto il numero 27 e 25 nella Billboard Traditional Classifica degli album jazz.

Fonte: BillBoard.it.


Carla Bley (Wikipedia)

Carla Bley, nata Lovella May Borg (Oakland, 11 maggio 1936 – Willow, New York, 17 ottobre 2023), è stata una compositrice, pianista e organista statunitense di musica jazz.

Nacque ad Oakland in California ma già a sedici anni si trasferì a New York, per entrare in contatto con l’ambiente jazz più importante dell’epoca. A 21 anni si sposò con il pianista jazz Paul Bley, del quale terrà il cognome anche dopo il divorzio. Già a partire dal 1960, sue composizioni sono state eseguite da diversi jazzisti di fama come George Russell, Jimmy Giuffre, Art Farmer e lo stesso Paul Bley. Diventò un’importante figura del movimento free jazz degli anni sessanta, collaborando con la Liberation Music Orchestra di Charlie Haden e con artisti come Steve Lacy, Don Cherry, Roswell Rudd, Jack Bruce, Robert Wyatt e con il batterista dei Pink Floyd Nick Mason.

Verso la metà degli anni sessanta iniziò un lungo sodalizio musicale con il trombettista austriaco Michael Mantler, che sposò nel 1967 e da cui avrebbe divorziato nel 1992. Insieme formarono la Jazz Composer’s Orchestra, che nel 1965 incise il primo disco, Communication. Andarono quindi in tournée in Europa con il Jazz Realities Quintet, di cui faceva parte anche Steve Lacy.

Il concept album della Bley Escalator over the Hill, pubblicato nel 1971 e ispirato ai testi del poeta surrealista John Haines, vide la partecipazione dello stesso Mantler, di Paul Haines, Jack Bruce, Sheila Jordan, Linda Ronstadt e Jeanne Lee. Nell’album fece la sua prima apparizione come cantante la figlia Karen Mantler, avuta nel 1966 da Michael, che sarebbe apparsa in molti dei successivi lavori della Bley anche in veste di tastierista e armonicista. Nel 1973, Bley e Mantler fondarono l’etichetta discografica indipendente WATT Works, nata per realizzare i loro album.

Nel corso degli anni settanta Carla Bley fondò una big band, tuttora attiva, che porta il suo nome e che l’ha vista esibirsi sui palchi di tutto il mondo. Tale big band si rifà all’insegnamento delle orchestre di Gil Evans e dell’ultimo Duke Ellington potendo contare sull’apporto di molti valenti musicisti, provenienti dai più disparati contesti musicali. Attualmente nella Big Band sono presenti anche musicisti italiani: dal 2002 Beppe Calamosca e Gigi Grata Trombone - Giampaolo Casati Tromba - dal 2009 si aggiunge Helga Plankestainer al Sax Baritono. Da diversi anni il suo importante partner musicale e di vita è il bassista elettrico Steve Swallow. In Italia ha lavorato con i trombettisti Paolo Fresu e Enrico Rava e con il trombonista Gianluca Petrella.

Fonte: Wikipedia.


Indimenticabili i concerti al San Francesco al prato del 1996

Con Carla Bley se ne va una fra le più significative compositrici nella storia della musica improvvisata, nonché una fra le più originali arrangiatrici, indiscutibile signora dell’avanguardia, compositrice dei brani più significativi di Paul Bley e, insieme a Charlie Haden, ispiratrice e guida della Liberation Music Orchestra. Più volte protagonista a Umbria Jazz, indimenticabili i concerti al San Francesco al prato del 1996 che diedero vita al live “The Carla Bley Big Band Goes to Church”, uno dei dischi live più emozionanti di sempre. L’ultima volta di Bley a Umbria Jazz è stato nel 2002.

Carla Bley, nata in California nel 1936, ebbe un incontro determinante nella sua giovinezza quando, non ancora maggiorenne, lavorava come impiegata al famoso locale newyorkese Birdland. In quel periodo conobbe il grande pianista jazz Paul Bley, che successivamente divenne suo marito e dal quale prese il cognome. Fu Paul a incoraggiarla a intraprendere la carriera musicale, sia come interprete che come compositrice. Carla Bley iniziò ad avvicinarsi alla musica e alla composizione verso la metà degli anni Sessanta.

Durante questo periodo, la talentuosa musicista entrò in contatto e collaborò con alcuni dei principali innovatori dell’avanguardia jazz dell’epoca. Tra questi vi erano il trombettista Don Cherry, il contrabbassista Charlie Haden e il vibrafonista Gary Burton. Carla Bley diresse diverse formazioni e orchestre, contribuendo in modo significativo alla scena jazz dell’epoca con il suo talento compositivo e le sue abilità nell’organizzazione di gruppi musicali.

Fonte: UmbriaJournal.



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