Miserie giornalistiche-canore

Si chiama l’Unità ma è Il Riformista – Carabinieri al “Domani” – A B. rimane il 30% – Nuova direzione per Concita De Gregorio – Condannato Spada: minacciò di morte Federica Angeli

di Adriano Todaro - mercoledì 15 marzo 2023 - 1907 letture

CARABINIERI AL “DOMANI” – Continua l’offensiva della destra nei confronti delle testate non allineate con il nuovo corso o semplicemente critiche. Ora è la volta del quotidiano Domani di proprietà di Carlo De Benedetti e diretto da Stefano Feltri, ex vicedirettore de Il Fatto Quotidiano. Il Cdr del quotidiano denuncia che «Le forze dell’ordine si sono presentate nella redazione di Domani esibendo un provvedimento di sequestro. I carabinieri hanno sequestrato un articolo a firma di Giovanni Tizian e Nello Trocchia riguardante la condanna di Simone Di Marcantonio, a seguito di una denuncia da parte del sottosegretario al ministero del Lavoro, Claudio Durigon. Una procedura a dir poco irrituale, motivata con la necessità di procurarsi l’articolo stesso (peraltro reperibile già pubblicamente sul sito del giornale). La redazione diDomani si trova per l’ennesima volta messa all’indice da un membro del governo: già la premier Giorgia Meloni stessa non ha esitato, neppure a incarico assunto, nel voler portare in tribunale il direttore e il vicedirettore di questo giornale. Ora un sottosegretario di questo governo ha presentato una querela con l’esito che i carabinieri sono entrati nella redazione di un giornale… chiaro che siamo di fronte a una eccezione italiana, per l’uso abusivo del potere allo scopo di condizionare la libertà di informazione».

IL 30% RESTA DI BERLUSCONI – L’agenzia Adnkronos ufficializza la vendita, da parte di Berlusconi de Il Giornale, fondato da Montanelli nel 1974 e attualmente di proprietà della Pfb di Paolo Berlusconi, fratello del leader azzurro. Ormai sembra tutto fatto e Antonio Angelucci (cliniche private, quotidiani Riformista, Libero e Il Tempo, deputato prima di Berlusconi e ora della Lega, uno dei più assenteisti deputati) avrà la maggioranza delle azioni così suddivise: il 70% ad Angelucci e il rimanente 30 alla Pfb di Paolo Berlusconi.

DE GREGORIO ALLA GUIDA DI THE HOLLYWOOD REPORTER – Concita De Gregorio sarà la nuova direttrice di The Hollywood Reporter, uno dei giornali mondiali dell’intrattenimento. Secondo l’editore l’edizione italiana di The Hollywood Reporter Roma sarà una piattaforma multimediale con un sito web, una rivista cartacea e una rete di community che promuoveranno ed evidenzieranno le esperienze locali, gli eventi nazionali ed europei, tutti rivolti al mercato globale. L’editore dell’edizione italiana – Gian Marco Sandri – ha dichiarato che «Roma è la città del cinema, ha fatto la storia dello spettacolo, dal Colosseo a Cinecittà. La convergenza dei successi italiani nell’arte, nello sport, nella musica e nel cinema ha restituito all’Italia una centralità di cui questo ponte tra Roma e Hollywood vuole essere specchio e motore. Per l’industria dell’intrattenimento e non solo». La rivista uscirà in aprile.

CHI FA LA NUOVA UNITÀ? – La scorsa settimana nel dare l’annuncio che l’Unità sarebbe tornata in edicola con la direzione di Piero Sansonetti, avevamo messo in luce che ben 21 lavoratori dell’Unità, dall’inizio del gennaio 2022, erano senza ammortizzatori sociali e senza prospettive di occupazione. Sembrava logico che la nuova Unità utilizzasse questo personale. Invece, ecco la beffa. A realizzare il nuovo corso dell’ex quotidiano del Pci saranno i redattori de Il Riformista (proprietà Angelucci, vedi sopra). Da qui la rabbia degli ex lavoratori dell’Unità che con un comunicato fanno sapere che «I giornalisti e i poligrafici del’Unità non saranno della partita. Viene, infatti, ignorata una questione cruciale, sancita da sentenze che fanno giurisprudenza: la testata sono anche i suoi lavoratori. Un legame indissolubile. Il 18 aprile semplicemente Il Riformista cambierà nome e si chiamerà l’Unità. Questo è il progetto, sicuramente inedito. Siamo di fronte a un caso mai contemplato nel mondo del lavoro e che, soprattutto in ambito editoriale, può aprire scenari con esiti drammatici». Poi così continua: «Il 3 giugno 2017 l’Unità è stata chiusa per le scellerate scelte dell’editore Pessina, nel silenzio complice del Partito Democratico che ne deteneva una quota e alla quale ha poi rinunciato senza darne neanche comunicazione al Cdr – si legge ancora -. Nel frattempo – parliamo di un arco di tempo lungo 6 anni – si sono perse le tracce dell’Archivio storico e di quello Fotografico, patrimonio di questo Paese che, grazie alla nostra collaborazione e al nostro impegno, nei mesi scorsi sono stati indicati alla curatela fallimentare e ritrovati. Apprendiamo ora che anche l’archivio online è stato ceduto con la testata e appartiene al nuovo editore. Non è una bella storia quella che raccontiamo e ai responsabili vecchi e nuovi diciamo un forte, corale ‘NO’. Non esiste spazzare via un intero corpo redazionale, parte indissolubile di un giornale che ha parlato sempre alla sinistra, che ha dato voce alle sue istanze».

MISERIE GIORNALISTICHE-CANORE – Matteo Salvini compie gli anni e venerdì 10 marzo scorso invita un bel po’ di amici in un agriturismo vicino a Como per festeggiare. Ci sono tante persone che contano, ministri e giornalisti. A un certo punto c’è il duetto canoro Salvini-Meloni reduci della trasferta a Cutro (79 morti) che intonano “La canzone di Marinella” di Fabrizio De André. Fra gli invitati c’è Nicola Porro, vicedirettore del Giornale e conduttore, su Rete 4 di “Quarta Repubblica”. Porro filma con il telefonino il duo cantante. Poi la mette su Instagram con il commento “A proposito della crisi di governo”. Il giorno dopo così scrive Porro nella rassegna stampa “Zuppa di Porro”: «Tutto si vedeva in quella festa tranne che politici che si fanno il culo a vicenda. Quel mondo lì, Meloni-Salvini-Berlusconi, sta tutto allineato. Non davano certo l’idea di essere reduci da un grandissimo litigio a Cutro. L’idea del governo diviso ieri sera era chiaramente un’invenzione giornalistica». Essere invitati a un compleanno di esponenti del governo è certamente un momento importante perché ci può sempre scappare una notizia. In questo caso, però, Porro si fa strumento di Salvini e Meloni e propaganda di come si vogliono bene dopo le polemiche di Cutro. Allora, tutta un’invenzione dei giornalisti? Meloni e Salvini si sono esibiti in un karaoke ventiquattr’ore dopo essere stati a Cutro a dire che il governo aveva messo in atto ogni misura per salvare i 79 migranti annegati e ad annunciare lotta «lungo tutto il globo terraqueo» agli scafisti. Sotto questo aspetto, il video un risultato lo raggiunge, quello di far vedere a noi comuni cittadini come i politici hanno a cuore i problemi del Paese. Una bella cantata e via. I morti di Cutro? Non c’entrano nulla così come le supposte polemiche. E De André? Lui si rivolta nella tomba.

CONFERMATA CONDANNA – Il 23 maggio 2013 Armando Spada minacciò di morte la cronista Federica Angeli di Repubblica. Angeli era impegnata in un servizio sulle infiltrazioni criminali nella gestione degli stabilimenti balneari di Ostia. A causa delle minacce di morte, la giornalista è stata costretta a vivere sotto scorta. Ora la Corte di Cassazione ha reso definitiva la condanna nei confronti di Armando Spada per tentata violenza privata. Spada è stato condannato a un anno di reclusione, al pagamento delle spese processuali e al risarcimento dei danni causati, oltre che alla giornalista, anche alla Federazione nazionale della Stampa italiana e al Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, costituitisi parte civile, rappresentati innanzi la Suprema Corte dall’avvocato Giulio Vasaturo.


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