Matteo il re senza denari

In tutti questi anni ho aspettato a lungo che qualcuno venisse a prendermi e adesso posso dire la mia. Sempre pronto a pagare il prezzo, ma senza mai nemmeno una goccia del mio sangue versare.

di Deborah A. Simoncini - venerdì 16 giugno 2023 - 1177 letture

Abito scuro, cravatta sottile, occhiali dalla montatura sottile, Matteo sembrava un creativo “nativo-digitale” quando varcò il portone e chiese di incontrare padre Scavazza il cappellano del carcere nuovo, un edificio grigio e squadrato. Nell’entrare nella stanza inavvertitamente gli si impigliò la manica nella maniglia, scostò il braccio e scocciato sussurrò “scusatemi.”

“Sono io Matteo, già contadino apolide, artista dell’estorsione e del ricatto. Appartengo alla stirpe dei “Seminati”, tenditori di corde: ho passato giornate intere a tracciare solchi e seminare, zappare i terreni e raccogliere il grano.

In tutti questi anni ho aspettato a lungo che qualcuno venisse a prendermi e adesso posso dire la mia. Sempre pronto a pagare il prezzo, ma senza mai nemmeno una goccia del mio sangue versare. Nella trattativa di riconoscimento all’americana ho corso il rischio grande di rimetterci un bel po’ di soldi per mantenermi in vita. In lista d’attesa aspetterete anni prima che parli. Scomparso il vecchio impianto la Sicilia era diventata terra di nessuno. Ho contribuito a mantenere l’ordine spaventando la popolazione per tenerla a bada. Oggi è comparsa una forma nuova di violenza, altrettanto brutale, ma meno prevedibile, con i tanti “ladri nella legge” che da avvocaticchi da strapazzo, senza paura e timore alcuno, minacciano. Disprezzare l’autorità per loro è motivo d’onore. Hanno perfino il coraggio di definirmi mafioso, mentre sono solo un assassino a sangue freddo, degno del massimo rispetto. Nell’Inferno del crimine tutti mi adorano e mi temono come una divinità. La riabilitazione è parola che va bene per i politici, niente a che fare con me. Ho un gran senso dell’umorismo e da umorista dilettante possiedo tutto un repertorio di barzellette sconce e maligne.

Matteo Messina Denaro

Quando feci domanda per essere assunto in un ufficio delle ferrovie come impiegato, la risposta fu negativa. Mi comunicarono che per la mia pessima grafia non potevo ricoprire quel posto. Come devo chiamarla fortuna o sfortuna? Se mi avessero assunto non sarei finito così. Neanche adesso poi che mi avete costretto a sospendere il mio lavoro e devo continuare a lavorare con mille difficoltà, riesco a prendermi sul serio. Ho ancora qualche fascicolo da chiudere e qualche giudice su cui indagare. Da saggio impunito ho compreso il valore del profitto e del plusvalore e mi sono speso per il capitale commerciale delle mie armi, sempre a disposizione, in opposizione allo Stato parassitario e sanguisuga. Ho reso l’idea? Dovete ricostruire bene i fatti, per evitare errori giudiziari. “Sono già passato alla storia”.

Ho qualche soldo ereditato da mio padre, nessun debito e molti risparmi. Ho i giorni contati e basta questo a farmi sorridere. Quando me ne andrò ai Campi Elisi sarò libero e ricco. Ho dato la caccia alle donne con lo stesso entusiasmo con cui ho cacciato le banche. Chi è che non sta male di questi tempi? Si mise a ciaramellare a occhi chiusi, senza sapere più che dire. Vi giuro sulla vita del mio cane che sconterò fino in fondo la mia condanna. C’è stato un momento in cui pensavo di fuggire, ma ho abbandonato l’idea, definitivamente. Accetto il mio destino. Che vadano all’ufficio delle imposte questi sciacalli. La mia azione è ascendente e farò in modo, anche se è difficile, che mi si alzi, con o senza Viagra.

Da latitante sono diventato un abilissimo agucchiatore e so confezionare berretti e indumenti a maglia, lavorati ai ferri. Una merce poco pregiata, ma robusta e durevole che mi tiene al caldo e mi fa campare. Siete degli schifosi ipocriti e avete pure voglia a mettermi a pane e acqua, la dieta “frumento e sfinimento”: tanto non parlo. I giri loschi continuano a prosperare e c’è chi si intasca sottobanco parecchie buste belle imbottite. Un’espressione di meraviglia divertita e disgusto gli si dipinse in faccia. Il Rotary regionale e i Kiwanis provinciali hanno aderito al programma “dentro-fuori”, di riparare ponti e strade e costruire depositi: perché nessuno mi ha invitato a esprimere il mio punto di vista sul Pnrr? “La progettazione è un lavoro da schiavi”. Se controllate i conti in banca scoprirete che sono veramente io il preferito da Dio. Ho sempre dato soldi e buoni consigli, utili suggerimenti, per fare girare i soldi. Ho passato mesi e anni in uno stato di cupo torpore e depressione. A quindici anni sono entrato in questo simpatico buco infernale. Potevo mai credere che le cose andassero così male e sarei finito così?

Ho scontato trent’anni di onesta latitanza e ne vado fiero, anche se ho avuto rari momenti dove sono riuscito a sentirmi normale. “Sarò bravo … sarò bravo … lo giuro. Passate a prendermi più tardi.” Il mio potere, sacro e inviolabile, da vero capo supremo, ha discendenze divine. Sono sotto la protezione della provvidenza divina. Le mie sentenze sono sempre state definitive e irrevocabili in quanto ispirate dal mio dio: il denaro. Vi siete dimenticati che ho sempre mostrato un elevato senso dello Stato nel tutelare la libertà dei contadini e la piccola proprietà terriera, per garantire il controllo della terra da usurpazioni e salvaguardare la condizione personale di libertà, ma sempre assecondando le ingerenze dei poteri locali aristocratici e religiosi? Sin da quando mi diedero il benvenuto nel mondo assestandomi una bella sculacciata. Gazzosa e cioccolata non mi sono mai mancate.

Ribellarsi è giusto, anzi doveroso, ma è insufficiente ad arginare la barbarie che avanza. Per dire no è necessario saper reclutare e poi confederare le molteplici esperienze di resistenza. Molti fuochi fatui sono stati accesi, senza comunicare fra di loro. I linguaggi della ferocia e dell’odio mi appartengono, caratterizzano la mia identità. Da avanguardia pensante, grazie alla paura, so essere attrattivo, comprensibile e credibile. Intendo protestare perché il mio corpo chiama giustizia, esprime al tempo stesso sconfitta e vittoria. Rappresento l’espressione visibile di un’intelligenza collettiva oggi che la politica si destreggia fra élite arroganti e demagoghi impostori. Le cose per maturare hanno bisogno di una lunga preparazione e migliorare è sempre possibile. Ho studiato online in vari atenei e ho uno spirito libero. Per me ogni singola parola è vitale. Nella mappa ho riportato solo i concetti importanti.

Memorizzare tutto e meccanicamente è stata la mia unica strategia possibile. Le informazioni vanno destrutturate e ridotte a sintesi. I rapporti tra le informazioni devono essere dinamici. Ho una intelligenza pari se non superiore alla vostra. Il sapere premasticato in famiglia mi ha fornito una certa facilitazione. Ho costruito ed elaborato strumenti compensativi di pizzo e strozzinaggio con tanto di tabelle, formulari e mappe concettuali. Voglio far presente quanto siete scorretti con me. Ho usato le mappe come un aiuto per studiare gli interventi da richiedere. Mi sono impegnato nel profondo per comprendere e ricordare in modo efficace. Focalizzato sugli obiettivi reali dandomi e dando sempre delle regole. In tutti questi anni ho vissuto correttamente secondo i miei principi. Ho offerto un supporto importante di apprendimento per facilitare il percorso reale di affiliazione in piena autonomia dei miei picciotti. So assecondare la deduzione nel cogliere e rendere esplicita la visione gerarchica della mia organizzazione, anche per questo ho da sempre dato prima una visione generale e poi fornito i dettagli.

Tutto questo lo so fare. Ho informazioni memorabili che ho schematizzato in un codice che solo io so leggere. A un certo punto sono diventato davvero dispendioso e non ero più sostenibile. Ho sempre avuto difficoltà a ricordare lunghe sequenze di informazioni e per questo parlo per concetti e non per frasi. Sperimento esposizioni libere da formulazioni precostituite. Sto migliorando, nel saper dare valore alle relazioni tra le informazioni, con i pregi evidenti della sequenza lineare, dove la gerarchia è fondamentale e non può mancare. Io non parlo perché di notte si dorme e non si parla, è al mattino quando arriva la luce del giorno che si deve cantare. Il mio patrimonio è indissolubilmente legato al territorio in cui risiedo, già abitato dai miei antichi progenitori. Per cinque anni ho osservato il silenzio, robusto e vigoroso come una quercia. Diventato incontinente avete persino l’ardire di chiamarmi Urione e perché no Piscione?


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