Le parole più amate della lingua francese
Una indagine per scoprire quali sono in Francia le parole e le espressioni che meglio caratterizzano gli ultimi cinque anni.
In occasione dell’uscita della nuova edizione del Petit Larousse Illustré, la casa editrice del celebre dizionario enciclopedico che da decenni accompagna la vita delle famiglie d’oltralpe ha commissionato alla società di ricerche d’opinioni Tns-Sofres una indagine per scoprire quali sono in Francia le parole e le espressioni che meglio caratterizzano gli ultimi cinque anni. I risultati, resi pubblici nei giorni scorsi (si possono leggere sul sito della società di sondaggi www.tns-sofres.com), dimostrano che l’atmosfera del nuovo millennio è tutt’altro che gioiosa: «pessimismo» è infatti il termine che ha avuto il maggior numero di segnalazioni (lo ha «votato» il 13,6 per cento delle persone contattate), seguito al secondo posto da «disoccupazione». L’elenco delle prime venti parole proposte dagli intervistati contiene inoltre «minacce all’ambiente», «difficoltà» (un termine, questo, particolarmente amato dalle donne, 11,2 per cento contro il 7,4 per cento degli uomini), «problemi sul lavoro», «terrorismo». E ancora, «aumento del costo della vita», «insicurezza», «guerra», «miseria», «individualismo», «disordine»: il quadro, insomma, appare decisamente cupo, anche se viene mitigato dalla presenza nella lista di «cambiamento positivo» (in terza posizione), di «ottimismo» (al sesto posto) e di «piacere» (che si piazza però solo tredicesimo).
Forse per attenuare la tristezza dei risultati, la Tns-Sofres ha posto agli intervistati - un campione di circa mille persone oltre i quindici anni - anche una seconda domanda: qual è la parola più bella della lingua francese? A vincere, anzi a stravincere, è stato in questo caso «amore», indicato dal 38,1 per cento delle persone contattate, con una inattesa maggioranza degli uomini (il 40 per cento) sulle donne (36,3 per cento). Qui però gli intervistati hanno anche rivelato una maggiore fantasia: e così, accanto a termini in fin dei conti prevedibili come «libertà» (4,5 per cento) o «felicità» (3,1 per cento), sono apparse parole scelte per il loro suono o per la loro bizzarria, da «coleottero» a «concupiscenza», da «ibrido» a «ornitorinco». E qualcuno ha anche indicato espressioni idiomatiche come «dopo la pioggia viene il sereno», «meglio prevenire che curare» e perfino C’est le jeu, ma pauvre Lucette! (che tradotto in italiano, suona più o meno «così va la vita, signora mia»), a conferma dell’atteggiamento prevalente di questi tempi bui.
Il Manifesto, 7 settembre 2005
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