L’altra faccia di Davos
Le 5 aziende che maggiormente non rispettano i diritti umani e ambientali, "premiate" a Davos dal controvertice
Il premio alle imprese irresponsabili, il «Public Eye Awards», vuole puntare il dito su chi non rispetta i criteri minimi di umanità e rispetto dell’ambiente.
L’assegnazione di quello che è stato definito il «premio che nessuno vuole» è avvenuta mercoledì 19 gennaio 2005. A poca distanza dal centro dei congressi, che ospita gli oltre 2’000 leader del mondo dell’economia e della politica. L’appello della Dichiarazione di Berna e dell’unione delle organizzazioni ambientaliste mondiali «Frends of the Earth» non è rimasto lettera morta: le «nominations», sono arrivate da tutto il mondo.
Quattro le categorie: Diritti umani, ambiente, diritti dei lavoratori e tasse. 24 aziende attive a livello internazionale sono finite sulla lista passata al vaglio della giuria organizzatrice.
Alla «Dow Chemical Company» - erede della «Union Carbide» responsabile per la tragedia di Bhopal del 1984 costata la vita a 20’000 persone - è andato il premio di biasimo per i diritti umani. L’azienda ha comunque il triste primato di una nomina in tutte le categorie.
Alla «Royal Dutsch/Shell», azienda petrolchimica che tanto ha fatto per ripulirsi l’immagine negli ultimi anni, va un riconoscimento per aver dimenticato gli errori del passato in Nigeria.
Al gigante dei supermercati, la statunitense Wal-Mart Stores che ha rinunciato a qualsiasi tipo di contratto collettivo e che è ormai ritenuto fra i peggiori datori di lavoro al mondo, è andato il premio per i diritti dei lavoratori.
Alla multinazionale olandese KPMG, che conta oltre 100’000 revisori contabili, va il premio per chi truffa il fisco. «Con le tasse si finanziano i compiti fondamentali dello Stato - ha detto nella sua laudatio il giurista inglese John Christensen - chi offrendo ai clienti strategie «off shore» riduce le imposizioni fiscali delle maggiori ditte di un paese destabilizza l’ordine sociale.
Il premio del pubblico è andato alla svizzera Nestlé per tre argomenti: la vendita di latte in polvere per neonati, la conquista del mercato dell’acqua potabile, e la sua politica aziendale in Columbia, dove ha licenziato le maestranze per riassumerle a prezzi più bassi.
I premi non sono stati ritirati dai responsabili.
Maggiori info: Daniele Papacella su www.swissinfo.org
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