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In difesa del Porticciolo di Ognina

La battaglia per la difesa del Porticciolo di Ognina, a Catania.

di Redazione - mercoledì 11 gennaio 2023 - 2652 letture

Anche CittàInsieme sostiene la battaglia condotta dal Comitato spontaneo “Gli amici del porticciolo di Ognina” che da anni si batte, nel silenzio più assordante, per la tutela di un prezioso bene comune come il Porticciolo di Ognina.

Garantire la libera fruizione del “Molo di ponente” e dell’intero specchio acqueo da esso delimitato è quello che chiedono i cittadini da anni, ricevendo in cambio il più assoluto silenzio. Già nel 2016 avevamo rivolto una istanza alle autorità preposte senza avere ricevuto alcun riscontro.

Dopo sei anni ci risiamo. In una città in cui un bene di tutti viene considerato proprietà di pochi, in una città dove le norme urbanistiche vengono continuamente violate da parte di palazzinari e speculatori, ci uniamo agli “Amici del porticciolo di Ognina” affinché un luogo dalla elevata valenza storica e paesaggistica venga reso fruibile a tutti, adeguatamente riqualificato, sia cioè restituito alla dignità di una città normale quale vorremmo che fosse Catania.

Città Insieme


Porticciolo di Ognina, una petizione per difenderlo dall’accaparramento dei privati

Un’area sottoposta a vincolo paesaggistico per i riferimenti storici e mitologici, per le costruzioni pittoresche e l’incantevole vista sormontata dall’Etna, il porticciolo di Ognina, rischia di essere ulteriormente privatizzato e sottratto al libero accesso dei cittadini.

L’accaparramento da parte di una società e del clan familiare che la possiede e gestisce è iniziato da più di dieci anni, con la complicità di enti pubblici che avrebbero il compito di proteggere i beni comuni, dal Demanio marittimo alle Amministrazioni comunali, alla stessa Soprintendenza che ha posto il vincolo.

La concessione di parte dello specchio acqueo e di suolo demaniale marittimo, ottenuta nel 2007, non basta più alla società La Tortuga. Ha già chiesto un ampliamento nel 2015 e adesso torna all’attacco avanzando una richiesta di ampliamento ulteriore che comporterebbe anche il taglio del molo, per mettere in comunicazione l’area richiesta con quella attualmente in gestione della società, la posa di un pontile galleggiante che occuperebbe quasi totalmente lo specchio acqueo del porticciolo, la recinzione dell’area che diventerebbe inaccessibile al pubblico, tenuto fuori anche da un cancello di vetro e acciaio con tanto di logo Tortuga.

I primi a sentirsi minacciati sono stati i pescatori, ma anche gli appassionati, che tengono le loro barche nello specchio acqueo del molo vecchio e le tirano a secco per le riparazioni. Si sono persino offerti di occuparsi della manutenzione e della pulizia, e di pagare l’area demaniale occupata dalla loro imbarcazione, purché il porticciolo rimanga fruibile a tutti. In campo sono scesi anche i residenti, che hanno alle spalle un lungo contenzioso con La Tortuga.

Costituiti in comitato spontaneo, “Gli amici del porticciolo di Ognina”, affiancati dalle associazioni impegnate nella tutela dei beni comuni demaniali, hanno preparato una petizione e intendono raccogliere le firme per chiedere agli enti preposti di riconoscere la prevalenza dell’interesse pubblico sugli interessi privati, tenendo conto anche che l’articolo 36 del codice della navigazione, consente concessioni demaniali rilasciate “compatibilmente con le esigenze del pubblico uso“.

Ne consegue che debba essere garantita la libera fruizione sia del “Molo di ponente” sia dell’intero specchio acqueo da esso delimitato.

Di una raccolta di firme si era parlato anche nel 2017, in occasione di una precedente richiesta di ampliamento, ma poi l’iniziativa non ebbe seguito, anche perché pare che i pescatori fossero stati scoraggiati da blandizie/minacce provenienti da esponenti della ditta.

Gli interventi talora pesanti che, in passato, alcuni membri della famiglia Testa e loro sodali hanno effettuato nei confronti dei residenti sono documentati dagli atti di un processo che si è concluso con la condanna degli aggressori, in primo e secondo grado. Minacce, aggressione fisica, insulti, sputi, tentativi di impedire la distribuzione di volantini, comportamenti che il giudice ha ritenuto fossero “consapevoli e volontari”, perché “dicevano, loro erano i padroni incontrastati di Ognina”, come leggiamo nella sentenza.

Ma questo processo non è l’unico che abbia coinvolto la famiglia. Carmelo Testa, co-amministratore de La Tortuga insieme al fratello Tommaso (morto nel corso del processo) è stato condannato in primo e secondo grado (anni 2012- 2013) per interventi edilizi compiuti in base ad una concessione edificatoria illegittima rilasciata dal Comune di Catania. Insieme a lui fu infatti condannato anche il dirigente dell’Urbanistica, Vito Paladino, che aveva ‘consapevolmente’ rilasciato un permesso illegittimo.

Ci troviamo, infatti, all’interno di un’area privata vincolata, in cui non è consentito aumentare la consistenza edilizia. Sono quindi vietate le nuove costruzioni, anche a carattere precario, e sono ammesse soltanto, a parità di volume, le demolizioni e ricostruzioni di manufatti esistenti ed iscritti al catasto.

Era stata invece autorizzata la costruzione di un nuovo corpo di fabbrica, la ricostruzione – con volumetria maggiore – di un fabbricato preesistente, già di per sé abusivo e mai accatastato, la realizzazione di tre tensostrutture, la posa in opera di una grossa gru, in aggiunta a quella esistente, e altre opere edili ‘minori’. Il tutto con aumento di circa 1.000 mq dell’area demaniale utilizzata.

Dopo un susseguirsi di denunce, sospensioni, sequestri, revoche ma anche nuove autorizzazioni, si è arrivati alle sentenze, di primo e secondo grado, con relativa condanna, risarcimento dei danni e pagamento delle spese processuali. Oltre alla disposizione di “immediata demolizione delle opere abusivamente realizzate” e la “rimessione in pristino dello stato originale dei luoghi”. La Corte Costituzionale confermò l’illegittimità della concessione edificatoria pur annullando le condanne per ‘intervenuta prescrizione’ dei reati contestati.

A tutto questo si aggiunge il paradosso che, per realizzare una struttura illegittima, la società abbia ottenuto un finanziamento pubblico di € 164.813,18, sulla base di un bando per la realizzazione di porti e approdi turistici (POR Sicilia 2000/2006 misura 4.20).

Davvero inquietante questo caso. Le sentenze dei tribunali penali ed amministrativi non sono state tenute in nessun conto da Comune e autorità demaniale, tanto è vero che l’ARTA (Assessorato Regionale Territorio e Ambiente), nel 2018, ha rilasciato a La Tortuga, attualmente amministrata da persone che non hanno il cognome Testa ma fanno capo alla nota famiglia, una nuova concessione demaniale (75 del 16.7.2018 rep. 5591) con scadenza al 31.12.2025.

A ragione “Gli amici del porticciolo di Ognina” vogliono coinvolgere la città nel tentivo di bloccare l’ultima arrogante richiesta de La Tortuga. E’ in gioco un bene storico comune e tutti possiamo/dobbiamo fare la nostra parte.

A questo link il testo della petizione.

E’ possibile firmare presso la sede dell’Associazione Borgo Marinaro di Ognina in via Marittima, previo appuntamento (tel.3298605079)

Articolo pubblicato da Argo Catania il 16 dicembre 2022.


Il golfo di Ognina e gli appetiti de La Tortuga

Un porto naturale di grande valore paesaggistico e storico. E’ il porto di Ognina, di cui Argo si è già occupato, da anni oggetto di appetiti speculativi. Tra coloro che aspirano a trasformarlo in funzione dei propri interessi c’è in prima fila la società La Tortuga, che ha in concessione dal 2007 lo specchio acqueo e parte del suolo demaniale marittimo tra i due moli, il vecchio e il nuovo.

Non contenta, Tortuga ha chiesto l’ampliamento della concessione, vale a dire un tratto della banchina del molo vecchio e parte dello specchio acqueo ad ovest dello stesso, in parte in uso esclusivo e in parte in uso non esclusivo, “per sbarco e imbarco di persone con divieto di permanenza”. Nel giugno del 2015, con il provvedimento regionale n. 70, la Regione ha dato l’ok a condizione che la Prefettura inviasse il certificato antimafia. Ma i residenti si sono opposti ricorrendo al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) il cui giudizio è ancora pendente.

I motivi dell’opposizione? Non solo il molo vecchio è un vero monumento storico, che appartiene alla memoria della città; è anche un bene comune che deve restare fruibile da tutti, come del resto imponeva la vecchia concessione.

Ma gli amministratori della società non la intendono così ed hanno messo un cancello, non autorizzato, nei pressi della parte terminale del molo vecchio, per evitare che si possa accedere alla zona di cui hanno la concessione dal 2011.

Il cancello è preceduto da uno sbarramento costituito da grossi bidoni, visibili nella foto, che di fatto impediscono di percorrere la banchina e la privatizzano.

La Tortuga non è nuova ad interventi ‘drastici’ e arbitrari sulle aree ricevute in concessione, tanto che i suoi amministratori sono stati condannati in primo grado e in appello per le opere realizzate nell’area tra i due moli.

Le relative sentenze li hanno riconosciuti colpevoli di violazione delle norme urbanistiche con la complicità di un dirigente del Comune che aveva rilasciato una concessione edificatoria illegittima. Là dove – trattandosi di area vincolata – sarebbe stata consentita solo la demolizione e riedificazione di manufatti esistenti, Tortuga ha creato nuovi volumi ed ampliato un fabbricato preesistente già di per sè abusivo.

Le sentenze prevedono la demolizione delle opere abusive e il “ripristino dello stato originario dei luoghi”, interventi mai effettuati in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione, che ha dichiarato il reato prescritto per decorrenza dei termini, pur riconoscendo la illegittimità delle opere realizzate. Oggi La Tortuga non è più formalmente amministrata dai fratelli Testa, ma gli attuali amministratori sono donne che fanno comunque parte della famiglia, una famiglia che conserva tutto il suo peso in questa area.

Più volte altri gruppi di residenti o amatori che utilizzano il porticciolo sono stati scoraggiati, in modo più o meno bonario, dal fare sentire la propria voce di protesta.

Di recente, a proposito della nuova richiesta di concessione, sembrava fosse partita una raccolta di firme di pescatori non professionisti che lamentavano l’impossibilità di accedere alla parte terminale del molo vecchio e le difficoltà di manovra per i loro natanti a causa delle barche ormeggiate all’ingresso del porto.

Da qui la richiesta di sospendere, revocare o annullare provvedimenti autorizzativi che consentono a un soggetto privato la gestione di un bene demaniale che deve restare pubblico.

La raccolta di firme sembra non aver avuto seguito.

Alle autorità preposte, Demanio Marittimo, Assessorato regionale, Capitaneria, Soprintendenza, Comune, si erano già rivolte le associazioni CittàInsieme e Legambiente “impegnate nella tutela dei beni comuni demaniali”, chiedendo di respingere le richieste de La Tortuga per impedire lo scempio del golfo di Ognina e la distruzione del suo patrimonio, storico e naturale.

Ma la questione non riguarda solo alcuni soggetti interessati o di buona volontà, ci riguarda tutti e tutti dovremmo fare sentire la nostra voce.

Articolo pubblicato da Argo Catania il 12 giugno 2017.



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