Il ritorno della guerra

Che senso ha farsi la guerra in un mondo economicamente interconnesso dove le persone si muovono, le merci più delle persone, e più velocemente la finanza?

di Luigi Boggio - giovedì 9 febbraio 2023 - 2306 letture

Che senso ha farsi la guerra in un mondo economicamente interconnesso dove le persone si muovono, le merci più delle persone, e più velocemente la finanza? Non si comprende, però le guerre ci sono con il loro carico di distruzioni, di violenze e di morti.

Non sono quelle commerciali che conosciamo per la conquista di fette di mercato attraverso accordi e scambi di merce anche di terre rare per le nuove tecnologie. Nelle guerre commerciali si arriva sempre a patti perché non si tira la corda fino a spezzarla in quanto non conviene a nessuno, anche se dopo con il passare del tempo le cose possono cambiare per il mutare delle condizioni delle imprese e dei mercati in rapporto alla domanda e della divisione del lavoro.

È il profitto che decide molte delle scelte dell’economia reale: se continuare a produrre in un determinato luogo oppure delocalizzare o chiudere come spesse volte avviene, lasciando senza lavoro. La finanza è più veloce e può spostare i soldi verso investimenti più redditizi per una rendita sempre maggiore. Sanno giocare così bene che non poche volte hanno messo in crisi l’economia di interi Stati. Lo spread ci dovrebbe dire qualcosa quando sale o scende sull’economia di un Paese. Se sale l’economia di quel Paese viene percepita più rischiosa e di conseguenza meno affidabile, se il rischio diminuisce l’economia viene percepita più sicura.

Non sempre i mercati finanziari si sanno leggere, in particolare in un periodo di alta inflazione e di incertezza. Soprattutto i piccoli risparmiatori non stanno avendo vita facile per l’erosione dei loro risparmi a causa dell’alta inflazione. Ritorno alla domanda: che senso ha farsi una guerra in armi? Ci sarà un vincitore? Non credo.

Il dubbio mi lacera osservando lo scenario di guerra tra le potenze in campo. L’America che sta facendo la guerra attraverso l’Ucraina non potrà perdere la faccia come la Russia di Putin. L’America, come ha scritto un famoso analista americano, dopo il Vietnam, l’Iraq, l’Afghanistan non può permettersi di perdere la faccia in Ucraina, anche se la sua influenza in Europa è aumentata compreso il risveglio della Nato.

A sua volta anche la Russia non vorrà perdere la faccia per quello che esprime in volontà bellicista e di dominio in quell’area dopo la conquista della Crimea. È uno scontro del tutto aperto senza una mediazione e una possibilità di cessato il fuoco per riportare le parti a ragionare. L’Europa ha un compito immenso perché la guerra si svolge ai nostri confini. La ragione non è solo questa ma anche per trovare una sua centralità in un quadro mutato per la fine della globalizzazione dell’interdipendenza e la lotta per un nuovo ordine mondiale.


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