Il programma: Per fare centro, di Clemente Mastella

Il programma Per fare centro, di Clemente Mastella (da www.clementemastella.it)

di Redazione - mercoledì 19 ottobre 2005 - 5307 letture

1 ETICA E POLITICA

Al primo posto del nostro programma c’è il primato dell’etica nella politica e nell’economia. L’etica pubblica è la base comune su cui costruire l’incontro tra le diverse culture e tradizioni politiche. Ciò permette di trovare il primo elemento condiviso in grado di fornire una regolamentazione alle libertà dei singoli, impedendo che le argomentazioni siano tutte moralmente equivalenti. Per noi, cristianamente ispirati, è chiaro che non si può pretendere che tutti abbiano la stessa ispirazione nei loro comportamenti pubblici, ma si deve pretendere che tutti abbiano lo stesso rispetto per gli altri e per la comunità in cui viviamo. Il Governo che verrà dovrà basare la sua azione politica sulla trasparenza, il rispetto delle regole, la moderazione degli interessi, l’autonomia e la neutralità nei confronti delle lobbies, che pure andranno contemplate e regolamentate nella loro azione.

Noi chiediamo l’adozione di un codice etico per tutti i membri del futuro Governo, con la possibilità di revoca dell’incarico in caso di non rispetto del codice. Niente privilegi, niente uso privato delle informazioni riservate, niente conflitto di interessi, niente commistioni tra politica e affari.

Ma Etica significa anche Bioetica. Il rispetto per la sacralità della vita è la traccia della nostra ispirazione. Noi ribadiamo con forza che gli esseri umani non sono cavie e che si deve dare ai figli genitori veri e conosciuti. E’ necessario ribadire con tutta fermezza che niente e nessuno può autorizzare l’uccisione di un essere umano, feto o embrione che sia, bambino o adulto, vecchio, ammalato incurabile o agonizzante. Nessuno, inoltre, può richiedere questo gesto omicida per se stesso o per un altro affidato alla sua responsabilità, né può acconsentirvi esplicitamente o implicitamente. Nessuna autorità può legittimamente imporlo né permetterlo. Da qui il nostro NO incondizionato all’eutanasia.

Infine Etica, come ricerca del bene attraverso l’incontro con le altre culture, significa anche ricerca della Pace. Noi siamo per una cultura della pace intesa come impegno, come assunzione di responsabilità, come esigenza di dialogo, comprensione, scambio. Questo è il senso del nostro essere pacificatori più che pacifisti. E riconoscendoci nel Progetto dell’Unione, vogliamo ribadire che non c’è sviluppo senza democrazia, non c’è democrazia senza pace. In questa chiave ribadiamo il valore ed il ruolo dell’Europa, dell’Alleanza Atlantica, del dialogo euro-mediterraneo che impone all’Italia una responsabilità attiva nel rapporto tra Paesi Arabi ed Israele. Responsabilità che per cinquant’anni abbiamo assunto con convinzione ed autorevolezza.

2 LA FAMIGLIA AL CENTRO

La base del nostro vivere comune è la famiglia, e pur capendo la necessità di riconoscere i problemi giuridici e civili di tutti coloro che scelgono di vivere insieme in forme diverse dal matrimonio, riteniamo quest’ultimo il fondamento della famiglia, e riteniamo inaccettabile ogni tentativo di equiparazione alle famiglie delle coppie di fatto. Studi in tutta Europa dimostrano che la maggioranza delle convivenze si trasforma in matrimonio se si risolvono i problemi lavorativi e abitativi. Il nostro impegno è diretto a contrastare l’insicurezza e la precarietà, virus letali per il matrimonio, quindi per la famiglia, quindi per le radici della nostra società. Questo richiede un grande sforzo culturale, per adeguare le politiche lavorative, abitative, ma soprattutto, fiscali, alle esigenze reali della famiglia. Per questo, per quanto riguarda la tassazione, proponiamo il sistema del cosiddetto "quoziente familiare" con opportuni adeguamenti e possibilità di scelta, indicando nella famiglia, e non più nell’individuo, l’unità impositiva Irpef . Per quanto riguarda la CASA proponiamo un sostegno pubblico alla realizzazione di MUTUI - AFFITTO per giovani coppie che si sposano, permettendo la trasformazione degli affitti in mutui, attraverso un Fondo di garanzia.

3 IL SUD E’ IL CENTRO

Il Sud è il centro della politica di questo Paese. Il Polo ha perso al Sud e sul Sud. L’Unione dovrà porre il Mezzogiorno al centro del rilancio economico e sociale, con una nuova e grande stagione per la promozione della cultura dello sviluppo e della legalità, basata su: • Fiscalità, incentivi, accesso al credito; per i quali proponiamo riduzione IRAP e sgravi contributivi per nuovi assunti, con priorità al settore manufatturiero. Per gli incentivi alle imprese, mantenere il conto capitale, responsabilizzare le banche, preferire incentivi negoziali a quelli valutativi. Per il credito proponiamo interventi di fondi di garanzia pubblico-privato per ridurre il gap tra Nord e Sud sia sul differenziale dei tassi sui prestiti a breve, sia sull’incidenza delle garanzie reali. Ci batteremo inoltre per portare al Sud Italia, la nascente Banca EUROMEDITERRANEA. • Nuove politiche di coesione, Fondi strutturali per l’obiettivo 1; massimo impegno per dare al Sud il ruolo di ponte tra la UE e il Sud e Sud Est del Mediterraneo. Nell’ambito del nuovo negoziato sulle prossime programmazioni dei fondi 2007-2013 ci impegneremo per rafforzare le regioni del Sud per il conseguimento delle priorità di Lisbona e Goteborg: grandi reti europee di comunicazione, sostegno a ricerca ed innovazione tecnologica, società dell’informazione, crescita del tasso di occupazione, formazione lungo tutto l’arco della vita. • Infrastrutture; coinvolgere i privati nello sviluppo delle grandi opere con fondi da aggregare a quelli europei e nazionali. Tale addizionalità dovrà essere equamente ripartita tra l’ampliamento e ammodernamento delle reti esistenti e la pianificazione di nuove opere. Siamo favorevoli alla costruzione del Ponte sullo Stretto, purchè le risorse pubbliche nazionali destinate, non superino il 25% dell’intero investimento. • Lotta al sommerso; dotare le Forze dell’Ordine di strumenti, mezzi e risorse, idonei per contrastare il fenomeno, a partire dalla contraffazione, controllare la partecipazione delle imprese alle gare pubbliche, evitando attribuzioni ad eccessi di ribasso, favorire politiche negoziali per incentivi stabili all’emersione.

4 SCUOLA, FORMAZIONE UNIVERSITA’ E LAVORO

I giovani rappresentano la vera scommessa dell’Italia: tanto più saremo in grado di garantire loro la migliore istruzione, formazione ed accesso al lavoro, tanto più il Paese avrà un futuro di crescita e benessere. Noi proponiamo pertanto: per la scuola pubblica dell’infanzia, assicurare il tempo necessario, un organico funzionale alle esigenze di un servizio formativo di qualità, a cominciare dal numero dei bambini per sezione. Per le fasce successive, tornando ad elevare l’istruzione obbligatoria, ed assicurando un’istruzione post-obbligatoria e post-diploma di qualità. Proponiamo inoltre di sostenere, con adeguate risorse professionali e finanziarie, il tempo pieno nella scuola elementare e il tempo prolungato nella scuola media, i processi di integrazione dell’handicap e dei ragazzi stranieri, le attività di recupero e sostegno, le iniziative volte ad impedire l’evasione e la dispersione scolastica. Inoltre proponiamo di sviluppare un sistema adeguato di borse di studio per tutte le fasce di età; e di promuovere i rapporti tra sistema scolastico e sistema universitario e la collaborazione istituzionale tra Regione, autonomie scolastiche, Enti locali, università e enti di formazione professionale, anche per un efficiente sistema di formazione continua lungo tutto l’arco della vita. Riteniamo inoltre fondamentale garantire la rivalutazione delle retribuzioni dei docenti a livello europeo e la valorizzazione professionale di tutto il personale, nonchè la soluzione dell’annoso problema del precariato. Ma scuola pubblica non deve significare mancanza di opportunità per tutte le altre istituzioni religiose e non, che volessero nel rispetto delle leggi organizzare la propria scuola. Pari dignità e pari opportunità per la scuola pubblica e privata. Si deve affrontare la questione della parità, in particolare con la scuola cattolica, tramite il sostegno delle scelte educative delle famiglie con adeguati sgravi fiscali, fornitura gratuita dei libri di testo ed altri supporti didattici, elargizione di borse di studio, nonché tramite l’incentivazione dei migliori istituti, in particolare quelle scuole i cui meriti storici e culturali siano di primo piano, attraverso investimenti sulla qualità, riconoscimento del valore delle iniziative di enti e privati ed efficace integrazione con altre istituzioni e con il mondo del lavoro.

Per favorire il raccordo università lavoro di qualità vogliamo realizzare progetti di prestito allo studio per iscritti alle facoltà scientifiche e tecnologiche, a partire dal Sud, per incrementare il numero dei laureati in tali discipline. Per un accesso al mondo del lavoro che sia stabile e non precario, proponiamo un nuovo Patto sociale tra tutti gli attori, che possa produrre la definizione di un salario minimo, variabile in base all’età, fissato attorno al 50 per cento del salario medio accompagnato a misure di decontribuzione che riducano il "cuneo" tra costo e reddito di lavoro almeno nella fascia più bassa. Il salario minimo potrebbe favorire anche una più efficace e stabile emersione dal lavoro nero e dal sommerso. Sempre attraverso la concertazione chiediamo la riduzione del Costo del Lavoro per Unità di Prodotto, al fine di portare la disoccupazione al Sud ai livelli del Nord, con azioni differenziate tra le aree del Paese.

Proponiamo una nuova stagione dell’autoimprenditorialità con la messa in moto di nuovi strumenti di creazione di imprese giovanili e percorsi di accompagnamento all’autoimpiego. Ma lavoro significa anche attenzione alla Previdenza, su cui dovremo impegnarci su due fronti: I giovani che entrano nel mercato del lavoro flessibile e precario, cui garantire una prospettiva previdenziale; per tutti, una soglia minima pari al 70% dell’ultima retribuzione quale diritto fondamentale anche rilanciando e sviluppando la previdenza complementare con la destinazione del TFR a fondi negoziali e collettivi, a fondi aperti con Governance certa e trasparente.

5 RICERCA, INNOVAZIONE, IMPRESA

C’è bisogno di una vera ripartenza che può avvenire solo attraverso l’impegno di tutti, istituzioni e parti sociali. La nostra cultura democratica ci impone la strada della partecipazione e della concertazione per la soluzione della crisi industriale e del declino crescente, attraverso: • una nuova politica industriale che punti sui grandi gruppi, e sui settori manifatturiero e ad alto livello di conoscenza; • la modernizzazione e la difesa delle produzioni del Made in Italy, anche con l’istituzione di un fondo pubblico-privato per le ristrutturazioni e i salvataggi di impresa; • L’eliminazione della cassa integrazione per le imprese che delocalizzano e che non sono in crisi, e l’estensione degli ammortizzatori ai settori non coperti (artigianato, microimprese, servizi) che fossero in stato di crisi; • Il raggiungimento dell’obiettivo del 2% del PIL in Ricerca entro i cinque anni della legislatura e l’attivazione di un programma nazionale di incentivazione agli investimenti in ICT delle imprese. Il collegamento tra università, ricerca e impresa, dovrà essere garantito anche con la ridefinizione delle competenze dell’Esecutivo e l’istituzione di un ministero per l’Università, la ricerca e l’innovazione tecnologica. L’Università deve diventare fattore strategico di crescita per l’impresa, riorganizzando la ricerca, ed ampliando il numero di ricercatori giovani e le loro possibilità di qualificato lavoro scientifico nel rapporto pubblico-privato.

Ma innovazione quale strategia per il rilancio del Paese significa anche grande attenzione alla modernizzazione della Pubblica amministrazione con incentivazione ai piani di E-Government per un nuovo patto istituzioni- cittadini - imprese.

Non meno rilevante è il tema delle liberalizzazioni nel settore delle public utilities, dove noi chiediamo una reale concorrenza attraverso authorities autorevoli e la separazione effettiva tra gli operatori del settore e i gestori delle reti, eventualmente anche con il coinvolgimento di un soggetto pubblico, certi come siamo che in un regime regolamentato il servizio è pubblico a prescindere dalla proprietà. In questa chiave una riflessione andrà aperta sulla finalità delle aziende di servizio, profit o no profit, piuttosto che sulla proprietà stessa.

6 VIVERE IN SICUREZZA

L’insicurezza e la paura dei rischi di attentati terroristici sta diventando una costante della nostra vita quotidiana, alla quale ci stiamo abituando con remissione ed inquietudine. Mai come in questa fase e in questo ambito è determinante la sfida della “glocalizzazione”, globale e locale: il terrorismo si sconfigge candidandoci come Europa nel dialogo e nella collaborazione con i Paesi Arabi e del bacino del Mediterraneo ed al contempo nell’impegno al livello urbano, cittadino. A rigore, non esiste un problema di sicurezza nazionale, ma uno al livello internazionale e uno metropolitano. C’è bisogno di dialogo tra culture ad entrambi i livelli, va incoraggiata ogni iniziativa di integrazione, scambio, reciproca conoscenza e collaborazione. L’inserimento lavorativo per i giovani extracomunitari acquisisce una priorità assoluta per sottrarli ala criminalità ed al terrorismo. Azioni di intelligence, investimenti in tecnologie per la sicurezza, e risorse umane sono da incrementare ad ogni livello.

7 SIAMO TUTTI EMIGRANTI

Centro è incontro e apertura all’altro. L’apertura agli immigrati è parte del nostro programma non solo per cultura e sensibilità, ma anche per calcolo ed esperienza. Probabilmente tutti gli italiani hanno o hanno avuto un parente emigrato per necessità. E tutti sanno il contributo positivo che i nostri connazionali hanno dato ai Paesi che li hanno ospitati. Oggi siamo noi ad ospitare, consapevoli che gli immigrati possono costituire una grande opportunità per rilanciare il sistema economico nazionale. C’è l’esigenza quindi di dare una nuova dimensione strutturale al fenomeno dell’immigrazione e, pertanto, proponiamo investimenti per studi di settore e analisi previsionali sui fabbisogni del mercato e sulle potenzialità dell’offerta, meccanismi di accesso innovativi, quali il permesso di soggiorno per la ricerca di lavoro con la sponsorizzazione, reali iniziative mirate di formazione in loco sulla base dei fabbisogni evidenziati, massicico coinvolgimento delle Parti Sociali nella definizione delle politiche migratorie.

8 LOTTA ALL’ESCLUSIONE SOCIALE

L’esclusione sociale nasce nella marginalità che non è solo povertà, ma è indisponibilità a favorire la partecipazione alla comunità. Una politica di Centro, cristianamente ispirata ha il dovere morale prima ancora che politico di porre chi è in difficoltà al centro della sua azione, favorendo l’inclusione sociale ad ogni livello, abitativo, formativo e culturale, lavorativo, sapendo che è la famiglia il cardine dell’impegno all’inclusione sociale. Per questo proponiamo una esenzione fiscale completa per le famiglie con un figlio disabile a carico con un reddito inferiore a 30 mila euro. Proponiamo inoltre una mutua obbligatoria gratuita (in base al reddito) per l’assistenza alle persone non autosufficienti. Particolare attenzione con politiche di incentivazione va rivolta al no-profit ed al volontariato impegnato nel sociale, come vanno favorite le reti di famiglie coinvolte nei problemi dell’esclusione, le quali per il ruolo primario che svolgono non vanno lasciate sole.

9 WELFARE E SANITA’

La tutela del diritto alla salute oltre a doversi scontrare con i problemi di bilancio vive una fase di incertezza e confusione. Abbiamo 21 sistemi sanitari regionali (e provinciali), obbligando il cittadino a doversi districare in una vera giungla. Prima di procedere a una liberalizzazione ancora più spinta dei sistemi regionali, occorre confrontare i diversi sistemi e scegliere un modello ottimale per utilizzare uno stesso schema di riferimento per organizzare la fornitura delle prestazioni, lasciando l’autonomia per decidere il livello e la quantità di servizi da erogare. Chiarezza, trasparenza, certezza e qualità della cura è ciò che chiedono i cittadini, che si possono garantire attraverso: • misure per riequilibrare i servizi e trovare un modello di riferimento; • riduzione dei tempi di attesa con sistemi unici di prenotazione; • ripristino dell’esercizio della libera professione nei presidi; • Istituzione di un fondo per il risarcimento di danni in seguito ad errori nella pratica medica ed asistenziale; • Investire nei reparti di pronto soccorso e nella rete dell’emergenza-urgenza.

10 AL CENTRO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE

La valorizzazione del territorio è un’occasione di promozione della qualità della vita ed al contempo un’opportunità di crescita economica del nostro Paese. Dobbiamo favorire: • la promozione delle fonti rinnovabili seguendo Kyoto, ma nel realismo che ci contraddistingue ridurre la dipendenza dal petrolio investendo anche su biocombustibili e carbone “pulito”, ma in base a specificità locali; inoltre non possiamo rimenare indietro e fuori dal circuito internazionale per la ricerca sul nucleare; • l’applicazione di misure per lo sviluppo sostenibile, come una politica dei trasporti che privilegi la ferrovia, incentivi la realizzazione delle Autostrade del Mare, e nelle città premi con incentivi e bonus il trasporto collettivo e l’uso delle due ruote; • Promuovere la vocazione dei “mille campanili italiani”, nel turismo nell’agricoltura, e nella valorizzazione del patrimonio artistico; • Aiutare le imprese a collaborare allo sviluppo sostenibile con meccanismi di incentivazione, sgravi e contributi fiscali, economici, ambientali, più che con imposizioni, norme di controllo e regolamentazioni formali.

11 GIUSTIZIA E LEGALITA’

La centralità dei problemi della giustizia dovrà essere una delle priorità della nuova iniziativa di governo. Al termine di una stagione non felice dell’amministrazione della giustizia, le nuove sfide democratiche impongono una assoluta sinergia propositiva ed un ritrovato equilibrio tra le varie categorie di soggetti che, a diverso titolo, afferiscono al mondo giudiziario. Per realizzare i suddetti obiettivi, dobbiamo favorire: · la conferma della autonomia ed indipendenza della magistratura, con una più netta demarcazione di funzioni tra quelle giudicanti e quelle inquirenti, comunque assicurando la indipendenza interna del giudice anche dai condizionamenti che potrebbero venire dal suo stesso apparato; · un intervento legislativo che riduca il più possibile i meccanismi e le tecniche dilatorie nel processo penale, finalizzato alla ricerca di un equilibrio tra la certezza della conclusione utile del giudizio in tempi ragionevoli ed il rispetto del più ampio diritto di difesa possibile; · un intervento legislativo che riveda il meccanismo delle comunicazioni di garanzia; · un intervento legislativo che riformi il sistema delle pene che devono essere certe ed ineluttabili una volta inflitte ma che non devono essere, come spesso accade, tramite il meccanismo delle impugnazioni che oggi è ingovernabile;el rispetto dei sistemi di garanzia ed i più ampi ; · un intervento legislativo che aumenti il potere dello Stato di liberarsi, nel processo civile, di una grande numero di nuove cause tramite un preliminare giudizio di inammissibilità della domanda palesemente infondata nonchè la previsione di sentenze abbreviate, in accordo tra le parti, che permettano una effettiva riduzione dei tempi dei procedimenti; · un intervento legislativo che riformi il processo fallimentare; · la previsione nell’ordinamento di nuove figure professionali quale “l’assistente del giudice” cioè un diretto collaboratore dell’ufficio giudiziario che coadiuvi il titolare dell’ufficio nella selezione delle pratiche e nelle istruttorie dei procedimenti giudiziari di natura penale, civile ed amministrativa; tale figura sarà un iscritto all’albo praticanti avvocati, che svolgerà questo servizio con valore di pratica legale. · il potenziamento delle strutture giudiziarie attraverso un incremento delle quote di finanziamento statale destinata al “servizio giustizia”; · la revisione delle sedi giudiziarie e l’eventuale riduzione ed accorpamento degli uffici giudiziari organizzati sul territorio anche attraverso una attenta analisi socio-economica dei fabbisogni di giustizia e finalizzata ad una reale riduzione delle spese del personale, in funzione dei parametri proporzionali cittadinanza - carico giudiziario - attitudine alla delinquenza nel territorio; · la previsione, nel processo civile, di sentenze abbreviate, in accordo tra le parti, che permettano una effettiva riduzione dei tempi dei procedimenti; · una nuova politica di riorganizzazione del sistema carcerario che dovrà garantire una migliore qualità di vita all’interno delle strutture di detenzione che permetta ai detenuti l’effettiva garanzia dei diritti umani anche per mezzo della eliminazione del sovraffollamento.

12 IL CITTADINO COME ARBITRO

Abbiamo imparato dalla nostra storia che il tema delle riforme istituzionali si presenta come un processo che deve toccare tutti e tre i termini del rapporto fondante della nostra democrazia: partiti, istituzioni, cittadini, con l’obiettivo di far valere per ciascuno il nesso consenso-potere-responsabilità (Roberto Ruffilli). La Costituzione è il patto che lega i cittadini di una libera repubblica ispirata a principi democratici. Come tale essa dovrebbe essere il frutto di una larga condivisione e non un’opera partigiana. Per contro il disegno di legge votato dalla attuale maggioranza contrasta con i più elementari principi di un moderno stato costituzionale. Esprimiamo un giudizio radicalmente negativo sulla parte della cosiddetta devolution ed al riparto tra i poteri dello stato. La devolution infatti incide pesantemente sull’unità della Repubblica, favorendo le regioni più ricche a danno di quelle più povere, incidendo così sul principio di uguaglianza dei cittadini. Circa il riparto tra i poteri dello stato, viene eliminato il principio di separazione dei poteri che caratterizza un moderno stato costituzionale. Pertanto noi chiediamo, in caso di sua approvazione, la abrogazione totale della riforma costituzionale ora in discussione. Il Giudizio radicalmente negativo sulla riforma non ci sottrae dall’esigenza di apportare modifiche alla seconda parte della costituzione relativamente alle disposizioni che col tempo si sono rivelate inefficienti. Fermo restando l’intangibilità della prima parte della costituzione che contiene i diritti e i doveri dei cittadini, opportune modificazioni possono essere apportate alla struttura ed alla composizione dei due rami del Parlamento, anche per tener conto dello stato delle autonomie che si è progressivamente venuto affermando a seguito delle modifiche del titolo V della Costituzione. In ogni caso va ricercato uno snellimento delle procedure legislative e dell’iter di approvazione innumerevoli passaggi tra Camera e Senato. Opportuna attenzione infine va riservata ai rapporti tra Governo e Parlamento se è presente la necessità di avere un Governo forte è altrettanto necessario avere un Parlamento autorevole e forte. Così come chiediamo un Parlamento forte, vogliamo a livello locale più partecipazione delle assemblee comunali, provinciali e regionali che rappresentano le comunità nella loro globalità. Questo non significa che non vogliamo dare stabilità alle amministrazioni locali, per le quali chiediamo la possibilità del terzo mandato per i Sindaci. La nostra tradizione cattolica-democratica, anche per il sistema delle autonomie, ci ricorda la necessità di riconoscimento di un’autonomia specifica dell’istituzione, di compiti specifici e funzioni di governo precise, di un aumento della capacità decisionale, di poteri e di controlli, nel rapporto con i poteri centrali, con i cittadini ed anche con i partiti. Si impone quindi trasparenza e partecipazione o - secondo un’intuizione dei costituenti democristiani - la necessità di una reale democrazia di base per ogni istituzione legata a determinate collettività.


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