Giornalisti intercettati

E non solo. Anche aggrediti con catene. E ad Atene si ammazzano

di Adriano Todaro - mercoledì 21 aprile 2021 - 1421 letture

NON È LA BBC ‒ La Bbc, negli ultimi sei giorni, ha ricevuto 110mila proteste per l’eccessiva presenza, all’interno dei suoi palinsesti televisivi e radiofonici, di notizie sulla morte del principe Filippo. «Riconosciamo che alcuni telespettatori non sono stati soddisfatti del livello di copertura fornito e dell’impatto che questo ha avuto sui programmi TV e radio», ha ammesso la Bcc. Che poi ha aggiunto: «Non effettuiamo tali cambiamenti senza un’attenta considerazione e le decisioni prese riflettono il ruolo che la Bbc gioca come emittente nazionale, nei momenti più significativi del Paese. Siamo grati per tutti i feedback e ascoltiamo sempre il nostro pubblico».

IL FATTO VOLAIl Fatto Quotidiano, in un solo anno ha avuto un incremento vendite del 51,2%. Una crescita costante anche di mese in mese, visto che rispetto a gennaio 2021, il mese di febbraio ha visto +1,4%. I dati sono quelli relativi alla classifica Ads (Accertamento diffusione stampa).

RASSEGNE STAMPA ‒ Una sentenza del Tar del Lazio riporta che per mandare in rete o pubblicare le rassegne stampa, è necessario il consenso degli editori che sono gli unici titolari dei relativi diritti.

UN’ITALIANA ALLA GUIDA DELLA REUTERS ‒ L’agenzia di stampa inglese Reuters che conta, nel mondo, circa 2.450 giornalisti, sarà guidata da un’italiana, Alessandra Galloni. Nata a Roma 47 anni fa, ha conseguito lauree presso la Harvard University e la London School of Economics ed ha lavorato per 13 anni al Wall Street Journal. «È un onore ‒ ha dichiarato Alessandra Galloni ‒ guidare una redazione di livello mondiale piena di giornalisti di talento, dedicati e stimolanti».

GIORNALISTI INTERCETTATI ‒ C’è una sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che dice parole chiare sulle intercettazioni e i giornalisti: l’accesso ai dati telefonici di una giornalista, deciso dalle autorità giudiziarie nazionali per individuare l’autore di un reato, è una sicura violazione dell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Che assicura il diritto alla libertà di espressione, con particolare riguardo alla libertà di stampa. Una sentenza di attualità, mentre è molto aspra la polemica sui controlli ordinati dalla Procura di Trapani (e da quella di Ragusa) sui telefoni di alcuni giornalisti, nel corso delle inchieste su Ong e migranti. I giornalisti intercettati, secondo quanto rivelato dal Domani, sono Nello Scavo, Nancy Porsia (anche mentre parlava con l’avvocata Alessandra Ballerini), Sergio Scandura , Francesca Mannocchi , Claudia Di Pasquale e Fausto Biloslavo.

CALABRIA: INTERCETTATI 33 GIORNALISTI ‒ Oltre a 33 giornalisti, la Procura di Locri ha intercettato un viceprefetto, tre magistrati e la portavoce dell’allora presidente della Camera Laura Boldrini. Intercettato anche l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano, coinvolto nell’inchiesta “Xenia”, e uno dei suoi avvocati difensori. Le testate coinvolte vanno da Famiglia Cristiana alla TV Svizzera, passando per Repubblica, il Fatto Quotidiano, il Quotidiano del Sud, la Rai, Mediaset, La7, più una lunghissima teoria di giornali, tv e siti locali, dall’ANSA al Corriere della Calabria, alla Gazzetta del Sud. «Le intercettazioni delle conversazioni di numerosi cronisti da parte della Procura di Locri, oltre che da quella di Trapani, rendono ancora più inquietante una vicenda indegna di un Paese civile. Il fatto che, a differenza di quanto emerso a Trapani, in questi casi si tratti di conversazioni con persone indagate, sempre nell’ambito di inchieste sul fenomeno migratorio, è del tutto irrilevante. È inaccettabile, infatti, che siano state trascritte conversazioni che la stessa polizia giudiziaria riteneva di nessuna importanza». Lo afferma, in una nota, Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della Stampa italiana. «Ancora una volta – aggiunge – si attenta al diritto alla riservatezza delle fonti del giornalista, presupposto indispensabile per l’esercizio corretto del diritto di cronaca e per il soddisfacimento del diritto dei cittadini ad essere informati. L’auspicio è che la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, come già avvenuto per il caso della Procura di Trapani, faccia chiarezza sull’accaduto e prenda in considerazione l’adozione di misure di tutela della libertà di stampa e dell’articolo 21 della Costituzione».

AGGREDITI A COLPI DI CATENA ‒ È quello che è successo a Cuneo alla giornalista Carmen La Gatta e alla troupe della trasmissione di Rete 4 "Fuori dal coro", condotta da Mario Giordano, mentre tentavano di intervistare una coppia nell’ambito di un servizio sui ‘Ladri di casa’. Come si legge nella newsletter della Fnsi (il sindacato dei giornalisti), la troupe, accompagnata da due uomini della sicurezza, è stata ‘affrontata’ dall’uomo, che ha anche rotto il finestrino dell’auto nella quale La Gatta si era rifugiata in attesa dell’arrivo della polizia, mentre la donna continuava a minacciare la giornalista. A conclusione del servizio, andato in onda nella puntata di martedì 13 aprile, la cronista ha mostrato le ferite riportate alle mani e al volto: per lei, spiega il conduttore, una prognosi di venti giorni dopo le cure al pronto soccorso di Cuneo. Nell’aggressione sono rimasti feriti anche i due addetti alla sicurezza.

UCCISO GIORNALISTA AD ATENE ‒ L’uccisione in pieno giorno del cronista greco Giorgos Karaivaz riporta d’attualità il tema della violenza contro i giornalisti. Karaivaz era un volto noto del giornalismo ellenico: era famoso per le sue inchieste sulla criminalità che andavano in onda nel programma che conduceva sul canale privato Star TV, ma anche sul quotidiano conservatore Elefheros Typos e sul suo blog. Ciò che impressiona di più è la dinamica dell’omicidio: una vera e propria esecuzione, avvenuta ad Atene, di giorno, in mezzo alla strada. Non in Messico, in Pakistan o nelle Filippine, ma in una metropoli europea come è Atene. E poi la modalità, 20 colpi sparati a bruciapelo da due killer a bordo di una moto. Insomma un vero e proprio commando di professionisti, secondo quanto confermato anche dalla polizia ellenica. Stando a quanto ha riportato dall’Associated Press, Karaivaz non aveva mai chiesto una scorta né aveva subito minacce, ma secondo le prime ricostruzioni il movente dell’omicidio sarebbe da ricercarsi nelle gang oggetto delle sue inchieste, che avrebbero deciso di “farlo tacere”.


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