Don Goliardo

The goat and the cuckold, La capra cornuta. L’ultimo libertino e “l’arte del cesso”. Sgarbi e non solo...

di Deborah A. Simoncini - domenica 2 luglio 2023 - 959 letture

La volgarità, in noi uomini di cultura, intellettuali di alto rango, diventa goliardia quando trattiamo della banale originalità del pitale. “Littorio” tutto imbaldanzito si ritiene capace di dare forma ed espressione artistica popolaresca, con taglienti motteggi, sberleffi, turpiloqui e sproloqui di varia natura. La sua è commedia dell’arte, bellezza! L’arte del cesso. Ha ormai l’età che gli garantisce lo sconto su Trenitalia ed è capace di fare le scarpe a se stesso. Passa dall’orale all’orinale, come se niente fosse. Il cesso per lui è sempre stata una tentazione troppo forte. Di fronte a un cacatoio d’oro massiccio da stitico si esalta e non riesce più a trattenere i suoi bisogni corporei. L’intento è sempre quello di sorprendere. Racconta, riflette, si mette all’opera per mostrarsi in sé e fuori di sé e ci va su e giù, duro e sodo, come solo lui da fare.

Rincorre l’obiettivo di essere rivoluzionario più degli altri, provocazione dietro provocazione, anche quando ha esaurito il suo potere di stupire, sa generare reazione. E’ l’“utile idiota” che sa recuperare, in un cocktail originale, l’essenza di ingenuità e genialità alla base della creatività umana? Appartiene alla famiglia delle Fregate, anche lui dichiarato e riconosciuto “Gran Maestro di Fregantucola”, con tanto di attestato e marca da bollo. Sono l’espressione di un periodo storico. Se mi chiedete: cosa verrà al posto di “Fratelli d’Italia”? Boh! Che volete che ne sappia io? Posso solo provare a indovinare, ma fare e dare nomi non è il mio forte e nemmeno il mio mestiere. Le mie idee sono le migliori, provocatorie, stravolgenti e persino rivoluzionarie. Sono un artista critico che sa usare cinismo e furbizia di qualità. Domino con le idee che produco una dietro l’altra fino alla fine delle idee. Nel fare acqua, è nel cesso che infine finiscono e fioriscono le mie idee. Creano cose e immagini aiutano ad arricchire il mio conto corrente. Creare e produrre: che grosso equivoco! Creo l’opera nella mia testa e la produco con le mie mani, anche se non ho talento manuale e son men che bravo a usare le tecnologie. I miei assistenti fanno i lavoretti sporchi. Anch’io ho avuto l’idea di comprare un orinatoio l’ho firmato e messo su un piedistallo, l’ho trasformato da pisciatoio in scultura. La presa in giro è il mio forte. Penso una cosa, ne vado alla ricerca, quando la trovo la compro e la mostro rigirandola, a partire da così com’è. Servo la realtà così com’è e la presento allo spettatore, senza alcun mio punto di vista.

Se non si sa cucinare il mondo, il mondo non ha sapore, non sa di nulla. E’ l’idea che crea e produce il mondo e in quanto tale va data da mangiare allo spettatore. Le idee bisogna saperle cucinare altrimenti danno un sapore schifoso, cattivo. Sono un appropriazionista. La mia è una politica concettuale e io sono un maestro in questa disciplina. Vivo la politica in modo fisico e la rappresento attraverso le immagini e la descrivo attraverso le parole.

L’elettore contemporaneo è sempre più messo di fronte a situazioni difficili. La scelta politica è sempre meno semplice, per questo espongo progetti che poi non realizzo o lo faccio dopo molto tempo. Davanti a una normalissima casetta di legno dove le luci delle stanze si accendevano e spegnevano intermittenti, ritenne la cosa complessa e inutile e definì l’opera una bella stronzata.

Esposta una carta geografica costruita con pezzi di altre mappe dichiarò: “i servizi segreti internazionali seguono con attenzione le mie idee e hanno una mezza idea di farmi fuori, non tanto per le mie idee di geopolitica, ma perché sono un vero rompicoglioni. Il mio progetto eterno se non irrealizzabile sicuramente è incomprensibile. Il Parlamento è diventato come la facoltà di Legge di un tempo. Io nello sviluppare l’arte del “fare politica a Tempo” do voce alle mie lamentele e magagne quotidiane: sono veramente stufo delle pagliacciate parlamentari. Ho raggiunto l’età in cui il meglio della vita è andato e le amarezze si raddoppiano. Troppe le cose che a dire il vero vorrei tanto non ricordare. Ho visto, nel soddisfare i cosiddetti piaceri della vita, più di quanto poi abbia saputo mettere a frutto e oggi non so più nemmeno io cosa vorrei. Ho desiderato tante cose che quando le ho ottenute me ne sono subito dopo pentito. Le compagnie, le scellerate compagnie sono state la mia rovina. Ho bevuto qualche droga di troppo solo per farmi amare dagli altri e odiar me stesso. Temo la “zoppia prostatica”: una condizione di inferiorità fisica che aumenta con gli anni.

Georgina, più graziosa e grande di mia nipote, non è altrettanto sveglia: una tigre che parla troppo. Per fortuna lei ha troppo da fare per parlare con me. Non mi sogno ammogliato perché tutti i miei coetanei che l’hanno fatto si ritrovano calvi e insoddisfatti. Triste e speranzoso ho tentato di lasciarmi alle spalle il passato. Continuo a fare i miei giri, con la mente occupata da vecchie domande. Littorio salì sul tetto a terrazza e guardò i fuochi d’artificio sopra la città soffocata dallo smog. Col cuore in lutto e in collera si mise a pensare alla fuga. Pensò di partire e di non tornare più. Se nella fede c’è l’essenza divina non vista è il peccato che offende l’onore dovuto a Dio e necessita di una riparazione volontaria o imposta.


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